È stato pubblicato oggi il Report n. 4 dell’IsAG, intitolato “Continuità e modernizzazione in Kazakhstan: la Strategia 2050 di Nursultan Nazarbaev”, scritto da Giuliano Luongo e scaricabile in formato PDF cliccando qui. Di seguito è riprodotto integralmente il testo del Report.
La fine del 2012 ha segnato un importante evento per lo sviluppo della politica economica e internazionale del Kazakhstan: con il suo discorso di dicembre alla nazione, il Presidente Nursultan Nazarbaev ha presentato la “Strategia 2050”, insieme di annunci e proposte per lo sviluppo economico e sociale del Paese sino appunto all’anno 2050. Tale intervento programmatico integra e aggiorna la precedente Strategia 1997-2030, ritenuta ormai superata.
Nel seguente articolo cercheremo di illustrare e analizzare punto per punto tale strategia, al fine di comprendere in che modo il governo kazako è intenzionato a lavorare dal punto di vista sia economico sia politico, cercando di capire in che modo il perseguimento delle dichiarate priorità nazionali del Paese sia effettivamente basato su elementi realistici e soprattutto come l’atto di raggiungere tali obiettivi andrà a influenzare la posizione di Astana sullo scacchiere politico eurasiatico e internazionale.
Il lungo documento si apre con una serie di tre «premesse» per poi comporsi di sette parti principali, ognuna dedicata a temi di importanza strategica nazionale come politica economica nazionale, competitività imprenditoriale, sviluppo delle politiche sociali, evoluzione del settore dell’istruzione, rafforzamento dello stato e del sistema democratico, coerenza (e «prevedibilità») in politica estera e – last but not least – «un nuovo patriottismo kazako per l’integrazione multietnica».
Nazarbaev esordisce con un approccio molto celebrativo e deciso, volto all’affermazione dei valori di autodeterminazione e indipendenza del Paese accanto alla crescente affermazione economica dello stesso. Il primo dei punti affrontati nella premessa è quello della modernizzazione dello Stato, sulla quale lavorare proprio partendo dalle basi della prima strategia di sviluppo lanciata (1997-2030) e ideata per risolvere gli ancora persistenti problemi derivati dal crollo dell’URSS e la transizione ad un’economia di mercato. Nella visione di Nazarbaev, obiettivi essenziali e meno essenziali sono stati egregiamente raggiunti, grazie alla creazione di uno Stato solido e autosufficiente, dai confini ben definiti e con una nuova capitale moderna e in grado di attrarre investitori internazionali. Allo stesso modo viene interpretato come un successo il lavoro svolto per il consolidamento della cultura kazaka e l’integrazione sociale e religiosa tra i vari gruppi residenti sul territorio del Paese; si riconosce invece il bisogno di fare ancora passi avanti nel pluralismo politico – individuato come una condizione necessaria per lo sviluppo del Paese. Tornando all’economia, nonostante il dichiarato interesse per il passaggio a un sistema puramente di mercato, trapela l’intenzione di mantenere un sistema in cui lo Stato incarna un forte ruolo nell’economia («our model is based on a proactive role of the government in attracting foreign capital»). Il Presidente sottolinea infine come il suo Paese goda della credibilità internazionale: il Kazakhstan è un membro attivo di numerose organizzazioni internazionali territoriali (OTSC, OCS, OSCE, OIC) e il suo impegno nella lotta contro la proliferazione nucleare è stato riconosciuto sia in sede ONU sia tra le potenze nucleari stesse. Viene reputato positivo il lavoro fatto al vertice di Astana e per l’istituzione del CICA (Conference on Interaction and Confidence Building Measures in ASIA), evolutasi in organizzazione a sé.
Su queste basi, Nazarbaev sottolinea nuovamente quanto gli obiettivi principali posti nel 1997 per il 2030 siano stati in più che buona parte soddisfatti, lanciando pertanto la sfida per il raggiungimento un nuovo livello di sviluppo dello Stato – sia dal punto di vista economico sia da quello sociale e istituzionale – da perseguire con una nuova strategia pianificata.
Tale nuova strategia dovrà rispondere a dieci problematiche – indicate dal Presidente come le «dieci sfide del XXI secolo» – in modo da garantire uno sviluppo armonioso al Paese. Tali sfide o problematiche sono fondamentalmente delle “estensioni” dei primi problemi individuati dalla strategia 1997-2030: si parla, nell’ordine, dell’integrazione dei gruppi sociali rimasti isolati e degli squilibri demografici; del modo in cui il Kazakhstan deve sviluppare la sua produzione agricola1 per inserirsi nel sempre critico mercato alimentare mondiale e sul come il Paese gestirà i propri problemi idrici (dal noto peso geopolitico e che «non bisognerebbe politicizzare»); la crescente domanda globale di energia e il ruolo globale del Kazakhstan come partner affidabile, accanto al problema dell’esaurimento delle risorse naturali; il modo in cui affrontare la “terza rivoluzione industriale” e le sfide dell’avanzamento tecnologico, con l’apertura dei relativi nuovi mercati per nuove tecnologie; instabilità sociale crescente, crisi di valori nazionali e instabilità globale dovuta alla crisi economica chiudono il quadro delle problematiche che il Paese si troverà ad affrontare.
Su queste basi, la strategia 2050 dovrà cercare di rispondere alle “nuove” sfide per il Paese, cercando di portare allo sviluppo di una società equilibrata in grado di rispondere alle nuove esigenze dei cittadini della “seconda generazione dall’indipendenza”.
I primi quattro punti programmatici
Nazarbaev espone i dettagli della strategia di sviluppo iniziando dalla politica economia, da mettere in atto in un’ottica «pragmatista». Questo termine viene spiegato in quattro punti, per la verità molto vicini alle nozioni basilari di “decisioni economiche” presenti in molti manuali di base di questa disciplina, ossia: prendere decisioni sulla fattibilità economica e sugli interessi di lungo periodo; definire nuovi mercati in cui penetrare come partner paritario onde creare nuove fonti di crescita; creare un clima favorevole agli investimenti; creare un settore privato efficace e sviluppare partenariati tra i settori pubblico e privato (tramite lo stimolo delle esportazioni via supporto statale).
L’annunciata strategia di sviluppo premerà per un nuovo modello di regime fiscale, con una tassazione più snella e contenuta – utile a facilitare gli investimenti stranieri e a gravare meno sul cittadino medio – accanto a una politica di budget statale volta alla riduzione del deficit e degli sprechi (mirando a un rapporto deficit/PIL dell’1,5% per il 2015). Il Presidente sottolinea il bisogno di potenziare la classe manageriale del Paese – attingendo anche all’estero – seguendo i dettami del management più aggiornati. Le misure principali andranno implementate tra il 2015 e il 2020.
Dal punto di vista della politica monetaria, il governo si dovrà impegnare per il contenimento dell’inflazione (visto come problema cruciale per la stabilità sociale del Paese) dal 2013; nel mentre, le banche dovranno impegnarsi allo sviluppo nazionale fornendo prestiti senza però eccedere nel “lassismo”.
Lo sviluppo delle infrastrutture copre un ruolo chiave, tanto da occupare in futuro un programma dedicato a partire dal 2013: i principali obiettivi riguardano l’ottimizzazione della connessione stradale e ferroviaria tra le varie parti del Paese – in primis con quelle meno popolate – e la crescita del sistema infrastrutturale nazionale come snodo e punto di collegamento per i Paesi limitrofi.
Nazarbaev ritorna sull’ottimizzazione degli investimenti statali, sottolineando come il Paese debba agire economicamente in maniera concertata, come «una sola compagnia». A questo scopo, oltre a sottolineare l’impegno dello Stato come motore dell’economia tramite il Fondo Nazionale, le cui attività dovrebbero già iniziare intensamente nel 2013, Nazarbaev torna sul tema dell’energia ribadendo l’importanza dello sviluppo di tecnologie per la produzione di energia da fonti alternative, in modo da completare il quadro di fonti energetiche nazionali contribuendo all’affermazione del Paese come un fornitore affidabile a 360° in questo settore anche in momenti di crisi internazionale.
Il potenziamento dell’economia dovrà per forza di cose non limitarsi al solo settore energetico, mirando a raddoppiare per il 2025 le esportazioni di beni e servizi non-energetici: traguardo questo da ottenere tramite diversi fattori come l’attrazione di investimenti e tecnologie dall’estero in un clima di transizione verso un’economia a “basse emissioni”. Nazarbaev suggerisce la creazione di un’organizzazione internazionale ad hoc – “Green Bridge” – dall’anno venturo per potenziare questo processo.
Nel secondo punto programmatico, il Presidente si dedica alla descrizione del supporto all’imprenditoria. L’obiettivo è quello di supportare il potenziamento delle PMI, favorendo la loro integrazione a livello nazionale per poi inserirle nellla nuova e nascente realtà dello spazio economico eurasiatico; accanto a ciò bisognerà lavorare sul versante legislativo per apporre semplificazioni a un impianto burocratico che, allo stato attuale dei fatti, si rivela alquanto pesante e “repressivo” per lo sviluppo imprenditoriale locale2.
Inoltre, il rafforzamento del rapporto Stato-imprese (“strong business-strong state”) servirà a migliorare il potenziamento delle imprese le quali potranno espandere il proprio business grazie al supporto dello Stato tramite organi ad hoc (es. camere di commercio internazionali). Si prevede inoltre una nuova ondata di privatizzazioni volte al coinvolgimento dei cittadini nella “ex” ricchezza di Stato.
Il terzo punto si concentra sulle tematiche sociali. Nel progetto di Nazarbaev, la tutela delle fasce sociali più deboli è fondamentale per lo sviluppo armonioso del Paese. In questo senso, lo Stato deve impegnarsi direttamente per l’educazione dei cittadini più giovani e per la sussistenza di anziani, pensionati e disabili: in più, le imprese devono fare proprie politiche di inserimento per i cittadini con determinati problemi o esigenze. Il Presidente inoltre fa suo l’impegno per la revisione della legislazione in tema dei diritti della donna: ogni politica o atteggiamento discriminatorio dovrà essere abbandonato in favore di un clima di parità effettiva tra i sessi.
Il quarto punto del discorso copre il potenziamento delle conoscenze e dell’istruzione dei cittadini, altro elemento reputato fondamentale per la crescita del Paese. A questo scopo, si lavorerà per l’estensione del programma Balapan, volto alla parificazione delle opportunità educative di partenza per i bambini tramite la costruzione di nuove scuole e istituti. L’educazione secondaria e universitaria andrà potenziata specie in campo ingegneristico, seguendo la vocazione di specializzazione industriale del Paese.
Prima di procedere, è dunque opportuno soffermarsi a riflettere sui punti qui brevemente riassunti. A prescindere da un linguaggio apparentemente enfatico – come richiedono sia l’occasione sia il medium scelto – c’è in effetti poco da elaborare sulle politiche che il Presidente Nazarbaev ha intenzione di implementare a partire dall’anno venturo fino al lontano 2050 ma, si badi, non per ragioni negative. Le idee del longevo Presidente kazako sembrano infatti voler essere, come fugacemente accennato in precedenza, l’applicazione di un manuale di base di economia dello sviluppo nel “senso buono” del termine. Ben lontane da estremismi market-led di genere, che tanto vengono sbandierati e imposti dalla cooperazione internazionale occidentale, le idee di Nazarbaev e dei suoi policy makers si fondano su una dose di buon senso misto a una concezione dello sviluppo basato sulla creazione di un sistema privato a guida – e sorveglianza – statale fortemente mirato al raggiungimento di obiettivi socioeconomici di lunga durata. Visti i buoni risultati della “prima ondata” di politiche “reali” di sviluppo (i cui buoni risultati sono testimoniati dal Report WEF 2012), le basi per questa seconda ondata sembrano effettivamente tangibili e – si passi l’abusato termine – sostenibili. La strategia 2050 è un potenziamento di quella precedente, con l’obiettivo di raggiungere il comunque non facile obiettivo di bilanciare crescita economica a due settori (pubblico e privato) senza perdere di vista un sistema di sicurezza sociale. Per quanto sia prematuro elargire complimenti od esprimere fondate perplessità a questo stadio – la strategia è effettivamente appena nata – bisogna sottolineare come, positivamente, la tipologia di sviluppo suggerita da Nazarbaev rappresenti un modello che coinvolge il Paese a tutti i livelli. Pur sotto la guida dello Stato, le imprese sono chiamate infatti a crescere in autonomia in un clima di progressiva integrazione internazionale senza però dimenticare lavoratori e cittadini. Si prospetta lo sviluppo di una forma di “socialismo di mercato” in versione certo più morbida rispetto ad altri Paesi che hanno adottato simili modelli: una forma in cui l’avanzata del settore privato si prospetta all’insegna del gradualismo, inquadrata in una cornice di regole e correttivi di cui si farà carico lo Stato stesso. In ragione di questo sistema misto, bisognerà dunque auspicare che il potenziamento del management (pubblico e privato) sia davvero di successo, visto che il far quadrare i singoli fattori dell’equazione della “salute” del reddito nazionale starà tutto nelle mani della nuova classe dirigente che Nazarbaev si impone di far maturare negli anni a venire.
Gli ultimi tre punti
A partire dal quinto punto, Nazarbaev si sposta in un ambito più politico e di analisi delle condizioni del sistema partitico. Il Presidente anticipa la creazione di un sistema di “audit di Stato”, un sistema che possa garantire la verifica e la valutazione delle attività statali. In più, già dal 2013, si lavorerà per la decentralizzazione del potere a favore di organi locali, con le prime elezioni “regionali” da indirsi l’anno venturo. La decentralizzazione dovrà garantire non solo una migliore governabilità – senza indebolire il governo centrale – ma anche una maggiore partecipazione dei cittadini. Anche nell’amministrazione si cercherà di assumere i funzionari più efficienti, i quali saranno a loro volta monitorati tramite un sistema di valutazione delle prestazioni.
Dal punto di vista legislativo, saranno implementate nuove leggi per la tutela dei diritti di proprietà e per il rispetto delle norme contrattuali tra privati e tra privati e settore pubblico; sarà inoltre rivista la legislazione penale. Interessante notare come viene sottolineata la “tolleranza zero” verso i disordini (in particolare contro il c.d. «hooligan behavior»), visti come minaccia alla coesistenza pacifica e alla crescita del Paese. La lotta alla corruzione sarà un altro punto fondamentale dello sviluppo del “nuovo” Stato.
Il sesto punto riguarda la politica estera. Viene confermata l’intenzione di sviluppare partenariati con i Paesi vicini – Russia, Cina e Stati centro-asiatici – ma anche con gli Stati Uniti, l’UE e gli altri Paesi asiatici. Viene garantito l’impegno a rafforzare l’Unione Doganale e lo Spazio Economico Comune: la creazione dell’Unione Economica Eurasiatica dove ogni membro mantenga la propria sovranità è un altro degli obiettivi.
A livello di relazioni internazionali, Nazarbaev punta anche qui a seguire la linea del “pragmatismo”: vale a dire, saranno seguite le vie della diversificazione nella politica estera e negli scambi commerciali. Inoltre, il Paese si impegnerà per la sicurezza regionale tramite l’integrazione politica e la cooperazione, vista la sua strategica posizione geografica. Viene sottolineata la volontà a collaborare attivamente con la OTSC per organizzare effettivamente una forza di intervento rapido, così come l’attivismo nel Vicino Oriente via l’OIC.
Al settimo punto, il Presidente parla del nuovo «patriottismo kazako». Oltre ai canonici principi teorici di amore e vicinanza alla Patria, Nazarbaev sottolinea come il nuovo sentimento nazionale vada creato sulla base di idee comuni come la responsabilità dei cittadini verso le istituzioni e l’uguaglianza degli stessi diritti per tutti, in modo da evitare qualsivoglia discriminazione tra i vari gruppi etnici e religiosi che vivono nel Paese. Il kazako dovrà mantenere lo status di lingua nazionale, e andrà semplificato per il 2025 anche introducendo i caratteri latini; allo stesso tempo, il russo e l’inglese andranno insegnati e appresi accanto alla lingua principale. Si dichiara l’impegno a difendere le varie identità e tradizioni locali. Viene confermata la libertà di religione e la laicità dello Stato, seppur ricordando con fermezza le radici nella Ummah musulmana. Interessante notare che il Presidente sottolinea l’impegno dello Stato a reprimere qualsiasi forma di estremismo religioso.
Rispetto alla parte più prettamente economica, le pagine consacrate alla politica offrono spunti interessanti che “convivono” con alcuni elementi sui quali è tuttavia lecito avanzare qualche dubbio.
Nell’ambito della politica estera, Nazarbaev tendenzialmente conferma le posizioni mantenute fino ad oggi: il Kazakhstan è – e sarà – un Paese dalla forte identità nazionale, fiero della propria indipendenza ma impegnato nella (ri)costruzione di uno spazio eurasiatico comune e comunitario, in potenza nuovo polo prima economico-commerciale e poi politico. Non viene trascurato l’Occidente, né soprattutto viene trascurato il ruolo di “Stato-perno” per le comunicazioni e i collegamenti tra Europa e Asia.
Dal punto di vista della politica interna si conferma il ruolo di “Stato forte”, che perfettamente si addice al disegno di economia state-led portato avanti fino ad ora e che si vuole proporre anche per gli anni a venire. Nazarbaev punta a rafforzare un modello di Stato e di società forti e “sicuri di sé”, solidamente ancorati alle proprie tradizioni. Su tali basi, non deve stupire che il Presidente si sia concentrato più sulla forma di Stato che sull’impianto partitico e pluralista del Paese: le prese di posizione sulla sicurezza potrebbero lasciare qualche perplessità (le parole scelte da Nazarbaev possono dare adito a chiavi di lettura tendenti a vedere una potenziale riduzione immediata del dissenso), ma almeno sono bilanciate da un chiaro impegno alla soluzione dei problemi della corruzione.
Conclusioni
Si può dunque chiudere con una breve considerazione finale: il testo di Nazarbaev sul futuro e sull’evoluzione del Paese è un discorso costruito prettamente di “certezze” e di evoluzione delle stesse. Il Paese andrà sviluppandosi seguendo direttive già testate e consolidate, principalmente in patria ma anche in Paesi dalla storia politica simile. Si persegue dunque un modello di Stato forte e presente, non sempre apprezzato dall’establishment non-eurasiatico ma che ha comunque raggiunto buoni risultati dal punto di vista della stabilità e dello sviluppo economico. Vedere un capo di Stato che si impegna – almeno sulla carta – a garantire uno sviluppo omogeneo e volto alla tutela di tutti i cittadini è di buon auspicio (specie rispetto alla latitanza di visioni strategiche che si può osservare, ad esempio, in Europa), ma è lecito anche evidenziare che, per realizzare una strategia di così lungo periodo, occorra anche selezionare una classe dirigente adatta a svolgere tali ambiziosi compiti. Oltre a quelli citati in precedenza, resta dunque il dubbio: in che misura la strategia di Nazarbaev potrebbe essere attuata e proseguita senza Nazarbaev stesso? La sfida che il Presidente dovrà vincere sarà proprio quella di mantenere uno Stato così “saldo” sulla base di principi che dovranno essere preservati anche in sua assenza, traslando il proprio carisma nelle potenziate e migliorate istituzioni.
In ogni caso, le potenzialità sembrano molto forti e le basi sui cui lavorare paiono solide, specie se osservate in relazione alle performance “d’esordio” dopo l’indipendenza del Paese: la qualità dei risultati si riscontrerà tutta nella capacità pratica dei decisori di tradurre le dichiarazioni in fatti.