Tesi. Sono tesi gli animi al giusto accogliere il passato, cristallizzato in consapevolezza in un presente che è corda tesa verso il futuro. Tesi. Sono parole affisse, martedì 17 aprile 2012, a Lecce nei luoghi della non attenzione, nei luoghi preposti all’ascolto che dimenticano la loro funzione e si fondono nel ristagno di una società della frivolezza, della leggerezza estrema ad ogni costo, anche quando tutto va male. Coniugare il contesto storico con la dimensione passata, con la dimensione culturale esautorata.
Tesi. Sono parole affisse un martedì di un 17 aprile 2012, a Lecce, nei luoghi della non attenzione, per reclamare spazi di dialogo, confronto, discussione, per non anestetizzare ulteriormente la narcosi sociale.
Il testo dell’affissione:
Contrabbando poetico. All’azione. Nell’azione. In azione. Per l’azione. New action. Quotidianità e stratificazione. Flusso continuato dell’esistenza. Delle giornate. E dei cieli cancerogeni. Ammantati di niente. Sui nostri occhi. «Mentre le colline passano. E sfumano al cielo rosso della battaglia. Mentre le ore deragliano. Mentre gli oceani s’infrangono. E palpita la vita. Nel caldo petto di una nuova generazione. Armatevi poeti. Delle vostre parole» – ai faccendieri che imbrattano ogni cosa, agli arrampicatori sociali districati in un individualismo borbonico di seconda mano, a chi si destreggia nel discorso pavoneggiandosi non per dialogo e confronto, ma per imporre una schopenhaueriana parvenza di ragione e vittoria costruita sul nulla, agli editorini che speculano sui Poeti violentandone la memoria, agli scaffali che si riempiono di libri solo dopo la morte degli autori, ai poetini della domenica che ingolfano la dimensione culturale in cui viviamo, al loro forzato stringersi la mano ed appiccicare sorrisi falsi e recensioni amorevolmente riprovevoli ovunque capiti, ai giornali che degradano la cultura proponendo mai ricerca, mai avversione, ma solo autorini già ingabbiati nell’oblio dalla loro non scrittura, agli studenti che cambian pelle appiccicando sorrisi ovunque, pronti a saltare da una parte all’altra del carrozzone per racimolare convenienze e occasioni squallide, agli Scurati che marciano su deserti di inediti. Per questo, e per questa nostra terra decapitata dalla sua assenza di peso geo-politico sulla cartina culturale (e non solo), per questa nostra terra venduta dai suoi stessi cittadini come carne da macello, per chi ci ha tolto il futuro con anni di loschi giochi di potere. Armatevi poeti, delle vostre parole. Vogliamo uno spazio culturale come una sassaiola, come grandine, non di temporale, ma di eruttante dinamite, che possa riappropriarsi della sua funzione sociale, di chi scende a sporcarsi le mani, non con gli affari loschi del potere, ma con le parole logore dell’esistenza. Armatevi poeti, delle vostre parole. Armatevi poeti, delle vostre parole. A chi ha perso il clamore di un tempo, a chi non l’ha mai avuto, a chi potrebbe ritrovarlo. Ai Verri, Toma, Bodini, Pagano, Ruggeri, destituiti della loro potenza significante, sostituiti con poetini rancidi, pronti ad elemosinare parole al mercato grasso dei poteri. A loro che poeti sono stati e sono ignorati, perché svenduti da una terra che non li ha mai riconosciuti, sempre pronta a vendersi il culo per le necessità avide di alcuni. A chi ha dimenticato che spingere «gli amici di» è cosa diversa dal proporsi con spirito critico che osserva le cose. Protesta, protesta, protesta. Armatevi poeti, delle vostre parole.«Grazie per non sostenere la pace sociale. Grazie. Per non sostenere la pace sociale»(cit., Starfuckers)Contrabbando Poetico
Lecce, 2012/04/04
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