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Contraddizioni in salsa di soja, ipocrisia all’olio d’oliva

Creato il 04 agosto 2010 da Albino

A volte per riflettere basta solo il fatto di essere in Giappone, terra di contraddizioni per antonomasia. Se poi rifletti in Giappone E seduto sulla tazza del cesso, e’ il massimo proprio. E forse e’ per questo che certi vengono qui nell’estremo oriente a meditare e non vanno, per dire, in Australia. Che cazzo vuoi meditare in Australia, dove tutto e’ coerente e ha senso, e dove tra parchi immensi e mari da sogno la vita scorre senza preoccupazioni (no worries, mate) tra una bistecca sul barbeque e un asciugamano steso sulla sabbia?
Il Giappone invece no. In Giappone esistono pachinko impazziti e giardini zen. Nella stessa nazione, non so se ci siamo capiti. Donne in kimono che servono il te’ in maniera perfetta e uomini in giacca e cravatta che entrano nei negozi a comprare mutandine usate da sniffare. Piatti presentati con decorazioni divine in ristoranti perfetti incastonati in orrendi cubi di cemento armato grigio topo stile Berlino Est. E si’, stiamo parlando della stessa gente, della stessa cultura.

Ma forse sono proprio le contraddizioni che creano idee, e le idee che danno ispirazione, e le ispirazioni che partoriscono genio, e il genio che alimenta le contraddizioni. Una spirale infinita che noi italiani conosciamo bene, visto che pure noi a idee, ispirazioni, genio ma soprattutto contraddizioni non siamo certo messi male. Solo, rispetto ai giappi noi abbiamo meno logica (e meno pazzia), piu’ stile (e piu’ cafoneria), piu’ valori (e piu’ maleducazione) e meno vincoli sociali (e meno rispetto per le regole).

Il Giappone, dicevo, fa riflettere. Questa e’ una terra in cui la prostituzione e’ illegale, ma in giorno di paga tutti sanno che ragazzine delle superiori in marinaretta (=minorenni) aspettano di fronte alla statua di cane piu’ famosa del mondo (Hachiko) gli impiegati che vogliono investire parte del loro salario in sesso vietato con scolarette minorenni. In cambio, diciamo, di una borsetta Louis Vuitton, o di un occhiale da sole D&G, o di vil contante. Dipende dalla tipa. Tutti lo sanno, qui, ma nessuno dice nulla. E notare, cari figliuoli, che questo accade a 30 metri in linea d’aria da una stazione di polizia con vista sul cane e sul reato.

Il Giappone e’ anche terra di Soap Lands. Cosa sono le soap land, credo di averne gia’ parlato. In pratica questi posti sono delle specie di bagni privati dove trovi una ragazza che ti spoglia, e poi si fa la doccia con te. Poi ti insapona, e in vasca ti si struscia contro con l’esterno del suo sesso fino a darti soddisfazione. Il tutto tra bolle di sapone che, come potete bene intuire, smorzano l’attrito del pelo pubico giapponese che (lo ricordiamo) va di moda folto e rigoglioso. Il tutto e’ perfettamente legale in quanto in Giappone e’ vietata la prostituzione ma in questa pratica, fino a prova contraria, non e’ contemplata la penetrazione ma solo uno sfregamento di corpi.
Ora, apro parentesi, vorrei sapere se la polizia si fida di questo oppure se ci sono dei poliziotti in borghese che vanno a farsi insaponare il ciccio per vedere se la tipa si lascia penetrare. Ma piu’ probabilmente questo e’ un tipico caso di ipocrisia e omerta’ in salsa di soja. Passiamo oltre.

Terza contraddizione, poi mi fermo qui perche’ ce ne sarebbe da continuare fino a domani. Celeberrima in Giappone e’ la figura della Hostess, la quale altro non e’ se non l’evoluzione in chiave moderna della geisha. Ora, il gretto uomo occidentale pensa questo: geisha=prostituta. Niente di piu’ sbagliato, esattamente come l’equazione hostess=escort e’ sbagliatissima. La hostess in Giappone e’ una ragazza giovane e carina che trovi in determinati locali appunto, di hostess. Quando entri nel locale la tipa ti viene incontro, si siede con te, ti parla, ti versa da bere, ti tiene compagnia. E basta. Poi torni a casa. Niente sesso. Poi con certe hostess e’ previsto di andare a cena, magari, o al cinema. Ma finisce li’. Spesso infatti capita di vedere in giro dei cinquanta-sessantenni con la panzetta e il parrucchino a braccetto con certe fighe di diciannove anni, in coda al botteghino del cinema. Le portano fuori, pagano tutto, poi ovviamente fanno loro dei regali costosi, ma come per le geisha il bar o il club per cui lavorano di solito e’ contrario al fatto che facciano sesso con il cliente. Semplicemente perche’ e’ meglio un sessantenne infatuato e arrapato che viene sempre a bere da te per stare con la hostess, piuttosto che un sessantenne appagato che cambia locale per ciularsene un’altra.

Noi occidentali, diciamocelo, facciamo fatica a capire. Soprattutto facciamo fatica a capire cosa ci trovi un vecchio nell’uscire con una ragazzina con cui non ha niente in comune, rendersi ridicolo di fronte al mondo che e’ testimone di quello che sta facendo, pagare un fottio di soldi e poi nemmeno scopare. Non ha senso, come non ha senso andare in un locale a “parlare” con una tipa che e’ pagata per parlare con te e per rifiutare educatamente i tuoi flirt.

E a questo punto, dopo questa premessa, parte la riflessione. Occhio.
No, e’ che stavo pensando a Berlusconi. L’uomo viene accusato di essere un vecchio pervertito matto per la gnocca (non a torto, eh), di essere un patetico puttaniere eccetera. Solo che, vogliamo dirlo? Sembra un uomo di mezza eta’ giapponese. Sara’ che e’ avanti come i giappi, chi lo sa. Sul serio. A leggere i resoconti della stampa mi ricorda veramente un oyaji, un vecchio porco giapponese. Sara’ che e’ basso come loro, o sara’ che si dipinge il cranio come fanno certi giappi che girano col parrucchino di colore diverso dalle basette o col lucido da scarpe dipinto sulla pelata.

Sara’ che i racconti delle sue mignotte (“escort”, pardon, senno’ Feltri si incazza. Se hanno piu’ di 39 anni invece si chiamano “mondeo”, mentre quelle dai 20 in giu’ si chiamano “fiesta”) parlano di regali, collane, cene suntuose, viaggi, telefonate romantiche. Come fanno i giappi con le hostess di qui. Sara’ che sempre le sopracitate troie raccontano di docce nel cuore della notte, che tanto ricordano le soapland giapponesi. L’unica cosa diversa e’ che Silvio a differenza dei giappi poi le ciula. Chiamalo scemo. In fondo e’ occidentale, per noi la penetrazione e’ la chiave di volta, se non c’e’ penetrazione e’ come mangiare pane e nutella senza la nutella.

Poi, e qui mi riaggancio alle ragazzine che aspettano i salary man davanti alla statua per farsi pagare la borsetta,. le cosiddette enjo-kosai. Anche Silvio c’aveva la sua enjo-kosai, la sua piccola escort che in realta’ non era una escort ma era una piuttosto una fiesta, anzi neanche una fiesta perche’ all’epoca non poteva neppure farsi la patente. Stiamo parlando di Noemi Letizia naturalmente, quel gran bel pezzo di figliuola (ammettiamolo, chi non se la sarebbe fatta? Alzate la mano, su! (Io non la alzo, nda)) che si vede apparire di tanto in tanto nelle notizie di gossip. Noemi Letizia che adesso fa tanto la figa e viene spesso idolatrata, tra parentesi, quando invece chi la incontra dovrebbe sempre guardarla fissa negli occhi e ricordarle, perche’ non se lo dimentichi, “tu fai pompini ai vecchi”.

Ma dove voglio arrivare, cari lettori? Dov’e’ il punto, il focus, il ragionamento in tutto cio’? Il punto e’ che le contraddizioni giapponesi ti aprono gli occhi. E’ sin dall’antichita’ che donne invidiose o moraliste cercano di spacciare come vile smercio o addirittura come schiavitu’ quello che a volte e’ azione consenziente e di comodo, e’ un lavoro, e’ sfruttare il proprio fascino a proprio vantaggio.
In realta’ come le hostess giapponesi o le ragazzine davanti alla statua, anche alle italiane che partecipano alle cene di Silvio piace ricevere regali costosi e tornarsene a casa coi 1000 euro in borsetta. 1000 euro sono un mese di lavoro per altre donne, mentre per loro sono un paio di movimenti pelvici bene assestati. E cosa c’e’ di sbagliato in tutto cio’? Perche’ mai la cosa dovrebbe essere condannata, biasimata, stigmatizzata?
La cosa sbagliata, certo, e’ che l’uomo in questione capita di essere anche il premier di una nazione, e quindi certe cose magari potrebbe risparmiarsele. Pero’, diciamocelo. Chi di noi a 70 anni con i miliardi che si ritrova lui non si farebbe un’orgetta con qualche mezza dozzina di modelle ogni tanto?

Poi, ovviamente, per lui e’ una patologia e dovrebbe farsi curare, o per lo meno andare fuori dai coglioni ed autoesiliarsi alle Bermuda dove e’ pieno di figa, ma questo e’ tutto un altro discorso.

PS: No commenti comunisti e incattiviti cari lettori:
qui stiamo parlando di figa, non di Silvio. State nel topic.

Contraddizioni in salsa di soja, ipocrisia all’olio d’oliva



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