Sono arrivata dalla capitale ungherese ieri sera, ma non volevo arrivare a Örebro in mezzo alla notte da sola, così mi sono fermata a dormire all'aeroporto. Almeno mi godo il paesaggio alla luce del giorno. L'aeroporto di Skavsta purtroppo è collegato malissimo con Örebro, o devi prendere tre mezzi diversi, oppure passi da Stoccolma prendendone comunque almeno due.
A Budapest sull'isola Margherita (Margitsziget) il 7 febbraio
Insomma, ho lasciato una Budapest soleggiata dove le temperature adesso stanno scendendo, ma fino all'altro ieri c'erano 8 gradi. Non avevo bisogno di cappello e guanti. Sono arrivata in Svezia con -12. A me la neve piace molto, e neanche i -12 mi dispiacciono. E' solo problematico quando ti devi spostare, e quest'anno viaggio molto. Il vantaggio del lavoro universitario, da comparatista poi praticamente torno a casa spesso anche per lavoro, come questa volta. Quando si dice l'utile con dilettevole... :)
Vista su Buda
Adesso siamo a metà strada, nessuna macchina per strada (vabbè che è domenica...), ogni tanto una casetta o un piccolo gruppo di case. Va bene che l'Ungheria non è tanto densamente abitata come l'Italia, ma abbiamo più o meno lo stesso numero di abitanti della Svezia su un territorio che è meno di un quarto! Quindi non sono per niente abituata al deserto. Ha decisamente il suo fascino però.
Ora, a metà febbraio, le giornate hanno già una lunghezza molto umana: c'è luce dalle 7 di mattino alle 5 e mezza del pomeriggio circa.
Poi a Eskilstuna ho dovuto prendere un autobus al posto del treno (non ho capito per quale motivo il treno era stato cancellato), ma almeno mi ha portato direttamente a Örebro, senza dover fare ulteriori cambi.
Dopo dieci giorni in cui sono stata viziata dalla vicinanza di amici e parenti (e di Gabriele che mi ha raggiunto a Budapest per qualche giorno), adesso torno un po' alla solitudine svedese. Ma questa volta durerà poco poco. Dopodomani arriva la mia cugina in visita! :)
___________________________________________________________
Il quadro degli Uffizi in appendice
Questa volta vi faccio vedere l'Adorazione dei pastori di Lorenzo di Credi, del 1510 in cui si vede chiaramente l'influenza dei pittori fiamminghi (confrontatelo con il Trittico Portinari, ovvero l'Adorazione dei pastori di Hugo Van der Goes, di 35 anni precedente). Lorenzo di Credi fu un pittore fiorentino, allievo di Andrea del Verrocchio.
I due particolari che hanno attirato la mia attenzione:
1. Il cesto per terra sull'erba ai piedi di uno dei pastori in adorazione, sopra la testa del Bambino:
2. La scena in alto a destra, due persone all'entrata di una grotta e un angelo che arriva in volo. Forse un'annunciazione. Purtroppo a questa risoluzione si vede maluccio. (La dimensione del quadro originale è circa due metri per due.)