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Contributi a una cultura dell’Ascolto CAMMINARSI DENTRO (290): Identità

Da Gabrielederitis @gabriele1948

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Giovedì 13 ottobre 2011

Giacomo Marramao è l’ospite della quarta lezione magistrale su “Questioni di Coscienza”, e introduce un tema fondamentale quanto intricato: l’Identità.

David Linch diceva “L’identità in sé è uno strano affare”. Il regista è un esperto dei transiti, delle strade perdute delle identità, e questa frase fornisce il la ad una tematica squisitamente filosofica. Biologicamente l’identità esiste, ognuno di noi è / ha in sé un caso specifico di DNA, e al tempo stesso le nostre biografie costruiscono la nostra persona: gli incontri, le scelte, le non scelte.

In questa grande ricerca Cartesio è il punto di confronto continuo, perché con lui si è avuta la piena legittimazione ontologica del corpo accanto alla mente. Il corpo non è più strettamente strumentale alla mente, ma ha una dignità paritetica. Nel filosofo francese il pensare non è semplicisticamente ed esclusivamente razionale: il suo ricco epistolario ci fornisce informazioni più complesse che arricchiscono la razionalità di componenti più passionali, corporee. Il cogito, inoltre, può essere considerato come una dimensione relazionale.

Il problema dell’Identità diventa anche una questione sociale, quando fa il suo esordio l’identità collettiva: in tutte le filosofie non soggetto-centriche, questa particolare forma di identità è multiforme, liquida; l’agire non è strettamente individuale: molte azioni sociali non sono la semplice somma delle scelte individuali, ma qualcosa di più. Se con questa consapevolezza torniamo a guardare la nostra identità, la troviamo plurale, troviamo un sé multiplo Secondo Marramao “nel mondo moderno le identità sono scisse: si sta perdendo l’amore di sé, preferendo il piacere alla valorizzazione del desiderio. L’impossibilità di identificare il desiderio porta alla ripetizione seriale di sensazioni di piacere, che però risulta inesauribile, e che quindi nasconde un latente non amore per il sé”.

In chiusura una golosa anticipazione del prossimo libro del filosofo: “Violenze e scrittura”. La scrittura ha a che fare sia con la violenza sia con l’identità, determinando una testimonianza che va al di là delle presenza di chi scrive, con tutti gli effetti di lacerazione sul reale conseguenti. La scrittura, quindi, porta in sé anche una certa violenza, soprattutto se la si lega al potere. Questa caratteristica, però, non deve portare a limitare la scrittura, ma ad una nuova concezione più consapevole di questa grande arma dell’uomo.

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