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Contro Cesare Battisti il mostro che Carmillaonline difende

Creato il 01 settembre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Contro Cesare Battisti il mostro
che Carmillaonline difende

di Iannozzi Giuseppe

Contro Cesare Battisti il mostro che Carmillaonline difende
A dir poco pauroso quanto sostiene la redazione di Carmillaonline: Non sosteniamo Battisti perché lo riteniamo innocente o colpevole. Non ci interessa minimamente. Tra la metà degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta si svolse in Italia un duro confronto, animato da un movimento di centinaia di migliaia di persone (giovani, ma non solo) che intendevano rovesciare l’assetto statale. Non fu una vera guerra civile (come sostengono gli ex brigatisti, con l’avvallo del defunto Cossiga), bensì qualcosa che poteva somigliarle. Una parte minoritaria di quel movimento commise crimini e delitti, è indubbio. Gli autori non furono però, in maggioranza, criminali per vocazione, né psicopatici. Ritenevano loro dovere agire così, in quel contesto. Si trattava di una falsa prospettiva, adottata in buona fede, per convinzioni egualitarie esasperate. Un vicolo cieco. Quelli tra loro che non furono incarcerati e riuscirono a fuggire provarono a rifarsi una vita. Tantissimi finirono in prigione, alcuni vennero uccisi (e nessuno indagò sulle loro morti).
E’ molto diverso il caso degli estremisti di destra. Con forti appoggi istituzionali, e senza avere alle spalle alcun movimento degno di questo nome, “spararono sul mucchio”: su cittadini qualsiasi, viaggiatori di seconda classe, partecipanti a un comizio. Ne uccisero quanti più poterono. Fino all’ultimo furono protetti da settori deviati o meno dello Stato. Non si proponevano una rivoluzione, ma un golpe dell’esercito per ripristinare un “ordine” da loro stessi turbato. Tanti di essi non furono nemmeno inquisiti.
E’ assurdo perseguitare ora i ribelli del “primo tipo”, trent’anni dopo. Se liberi, sono rimasti in quattro gatti, vivacchiano come possono. Battisti è stato scelto dall’elenco perché aveva acquistato visibilità quale scrittore. Poco importa che vivesse in una soffitta a Parigi e facesse il portinaio. E’ stato dipinto come il prediletto dai salotti letterari, colui che gode di un dorato esilio a Ipanema, il delatore dei compagni (!!!), il mostro per antonomasia.
Forse – anzi, senza forse – era il fatto che fosse scrittore che disturbava.
Ultimo, nella fila dei linciatori, ecco Turone. Con l’ultimo sasso in pugno. Non voleva mancare alla festa. Buon per lui, si diverta. (della Redazione di Carmilla)

E’ assurdo che Cesare Battisti sia libero, in Brasile, terra che ahinoi dà rifugio incondizionato soprattutto agli assassini, ai terroristi, agli psicopatici che si dicono di sinistra e che nelle loro fantasie malate credono d’essere dei perseguitati politici.  E’ incredibile che un pezzo d’asino qual è Cesare Battisti venga detto scrittore: la verità è che Cesare Battisti non sa scrivere punto e basta. Se si vuole disimparare la lingua italiana è sufficiente leggere una pagina, una sola di questo brigatista psicopatico. Non uno scrittore e nemmeno un portinaio; ma assassino brigatista e mostro, che non si vuol far processare (al pari di qualcun altro al Governo), sicuro come il cielo e la terra.
E’ incredibile che per questo fascista rosso (o stalinista che dir si voglia) si chieda la libertà e che alla redazione di Carmilla non interessi di sapere se colpevole o innocente.

La lettera di Napolitano a Lula sul caso Battisti:
«Crimini che non si possono assolvere»

Il testo della lettera scritta da Napolitano a Lula nel 2009 quando Battisti fu riconosciuto come prigioniero politico

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«Caro Presidente Lula, in nome della nostra personale amicizia, oltre che dell’amicizia tra i nostri due Paesi, Le scrivo per manifestarle stupore e profondo rammarico dinanzi alla decisione del Ministro della Giustizia Tarso Genro di concedere lo status di rifugiato politico al terrorista Cesare Battisti». Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esordisce nella lettera inviata al presidente del Brasile Lula.

«SANGUE E DOLORE» – «Battisti – prosegue il capo dello Stato nella missiva resa nota dal Quirinale – fu condannato all’ergastolo in Italia perché giudicato colpevole, tra gli altri delitti, di ben quattro omicidi commessi, nel 1978 e 1979 per finalità di terrorismo. Evaso dall’Italia nel 1981, trovò rifugio in Francia e poi fuggì in Brasile per sottrarsi alla esecuzione del provvedimento delle autorità francesi che ne avevano concesso la estradizione. La ricostruzione degli anni del terrorismo in Italia come emerge nel testo della decisione del ministro della Giustizia, appare inaccettabile. Nel provvedimento con cui il ministro ha attribuito a Battisti lo status di rifugiato non vengono in alcun modo presi in considerazione il sangue versato e il dolore delle famiglie delle vittime (due appartenenti alle forze di Polizia, un macellaio e un gioielliere)».

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«PROCESSO GIUSTO» – «Eppure la Costituzione della Repubblica federativa del Brasile considera delitti particolarmente gravi quelli di terrorismo e l’azione di gruppi armati, civili o militari, contro l’ordine costituzionale e lo Stato democratico. Per di più, il ministro ha messo in dubbio il rispetto da parte della nostra legislazione penale dei principi fondamentali della civiltà giuridica. Riaffermo con forza che, anche negli anni più cruenti del terrorismo, la legislazione italiana ha sempre pienamente rispettato le garanzie dei diritti dei singoli individui. Non a caso anche la Corte europea dei diritti dell’uomo, cui Battisti si era rivolto, ha affermato – con decisione del 12 dicembre 2006- che i giudizi cui Battisti era stato sottoposto in Italia si erano svolti nella rigorosa osservanza dei principi del giusto processo. Né in quei giudizi si era data applicazione ad alcuna legge emergenziale della quale il ministro – pur erroneamente e senza poterlo dimostrare – assume il carattere persecutorio. I giudizi a carico di Battisti seguirono le regole comuni; così come seguiranno le regole comuni del nostro ordinamento le fasi di esecuzione della pena. La Costituzione italiana afferma infatti il principio del carattere non punitivo ma riabilitativo della pena e, a tal fine, il sistema giudiziario e penitenziario italiano prevede istituti flessibili e modalità appropriate per accompagnare gradualmente il condannato – anche se per fatti di terrorismo – nel processo di riabilitazione, pur nel caso in cui gli sia stata inflitta la pena dell’ergastolo».

«PRINCIPI» – «Sono questi i principi a cui si ispira la richiesta di estradizione da parte dell’Italia. La concessione dello status di rifugiato politico a Battisti contrasta con le convenzioni internazionali che definiscono le condizioni per il riconoscimento di tale status e implica un giudizio di valore inaccettabilmente negativo sull’ordinamento costituzionale e giuridico italiano, ignorando i diritti che esso assicura ai condannati in Italia. È sorprendente che una decisione del genere provenga da un Paese come il Brasile che ha ben conosciuto in anni recenti il carattere proprio di una dittatura soffrendo la negazione di ogni libertà. Gli oppositori di quella dittatura trovarono d’altronde rifugio e amichevole protezione anche in Italia. Non si possono equiparare i terroristi che si sono macchiati di crimini gravissimi contro singoli cittadini e contro lo Stato democratico, a coloro che in ben diverse situazioni hanno legittimamente lottato contro la dittatura».

«INESISTENTE NATURA POLITICA» – «Non è accettabile che crimini come quelli commessi da Cesare Battisti – prosegue Napolitano – siano dimenticati o peggio ancora assolti in considerazione di una loro indefinita e inesistente “natura politica”. La grave decisione con cui il ministro della Giustizia ha accolto il ricorso del Battisti ha determinato una profonda emozione e un’ondata di sdegno in tutte le forze politiche italiane. Caro presidente, questa mia lettera è dettata dalla memoria sempre vivissima dei rischi per la democrazia repubblicana e delle sofferenze per centinaia e centinaia di famiglie che gli anni del terrorismo – specie di quello ispirato da una sedicente sinistra rivoluzionaria – rappresentarono per l’Italia (Le accludo una pubblicazione da me personalmente curata per ricordare le vittime del terrorismo “di destra” e “di sinistra”). Confido nella Sua comprensione per le considerazioni che ho voluto personalmente esporLe».

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Cesare Battisti. Il fascista rosso - Giorgio Napolitano: “Non è accettabile che crimini come quelli commessi da Cesare Battisti siano dimenticati o peggio ancora assolti in considerazione di una loro indefinita e inesistente natura politica”.

Oggi Cesare Battisti è uccel di bosco in Brasile. Perché? Chi lo ha aiutato? Tra i suoi sostenitori in Italia: Valerio Evangelisti, Wu Ming, Sandrone Dazieri, Erri De Luca, Tiziano Scarpa, Loredana Lipperini, Pino Cacucci, Guido Chiesa, Christian Raimo… Perché queste persone difendono il fascista rosso a spada tratta? Credono sul serio nella sua innocenza? Parrebbe di sì. Quali sono i loro interessi in questa vicenda? A questi e a molti altri interrogativi qui si cerca di dare una risposta.

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