contro gli sprechi di cibo

Da Dony
Lo stato di salute di una popolazione è legato alla qualita' dell'alimentazione ma anche alla quantita' e all'equilibrio dei nutrienti che vengono introdotti con la dieta.Un sistema alimentare si puo' inoltre definire "sostenibile" quando è in grado di assicurare cibo anche per le generazioni future, e questo implica un utilizzo adeguato e corretto delle risorse naturali ed alimentari, mentre al contrario modelli di sviluppo non sostenibili stanno oggi degradando l'ambiente naturale, minacciando gli ecosistemi e la biodiversita' di cui abbiamo bisogno per le provviste alimentari future.E' necessario quindi che la politica si impegni ad investire nell'agricoltura, nella difesa dell'ambiente e in campagne di educazione alla nutrizione, mentre OGNUNO DI NOI HA IL DOVERE DI RIDURRE AL MINIMO GLI SPRECHI ALIMENTARI.Tratto da questo articolo che è stato segnalato da Jo sul suo blog lo scorso mercoledi 16 ottobre, nella Giornata Mondiale dell'Alimentazione, istituita dalla FAO - Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura.Per una volta evito di tirare in ballo i disturbi alimentari.Non perche' voglia pararmi il culo.Per anni ho usato il cibo come sfogo, appagamento, balsamo lenitivo.Ne ho fatto di tutto, tranne che nutrimento.Quando mi trovo a passare davanti alla mensa della Caritas e vedo la coda fuori dall'ingresso allungarsi sempre di  piu', ci penso a tutto il cibo che ho mangiato e vomitato.E posso anche attaccarmi alla scusa della malattia, certo.Pero' sono consapevole della valanga di cibo che ho sprecato inutilmente.Evito di tirare in ballo i disturbi alimentari perche' se leggo l'articolo citato con occhi da bulimica - ho troppa paura a scrivere ex - mi verrebbe voglia di scrivere alla FAO, o a chi tempo fa' sentenzio' che mangiare esageratamente e ingrassare non è etico, per chiedere loro se hanno una vaga idea dei meccanismi complessi che portano una persona bulimica o malata di binge eating a mangiare piu' del dovuto.Se invece leggo lo stesso articolo con occhi da persona qualunque che appartiene alla societa' del benessere...allora sono d'accordo su tutti i fronti.Mentre lo scorro frase per frase,  la prima cosa che mi viene in mente è  il ricordo di un viaggio a New York nel lontano 2001, sei mesi prima dell'attentato al World Trade Center.E con quel ricordo torna a galla anche una sensazione sgradevole che mi tenne compagnia durante tutto il soggiorno americano, davanti ai quintali di cibo, ai doppi hamburger, alle colazioni a base di uova in tutte le salse - pancakes, strapazzate, omelette - ai fiumi di Coca Cola...sensazione che in parte era legata anche al disturbo alimentare, ma soprattutto derivava da una domanda costante che mi ponevo...quante mucche, quante uova, quanto zucchero, quanti terreni, quanta acqua servivano per preparare ogni giorno tutto quel cibo?Con il trascorrere del tempo anche l'Europa, ahimè, ha fatto della cultura americana, consumista fino all'inverosimile, il baluardo del progresso capitalista.Ma come è possibile?Quando abbiamo iniziato ad aver bisogno di mangiare in quantita' così assurde? - cita l'articolo novanta milioni di tonnellate di cibo sprecato in Europa, un miliardo e trecentomila tonnellate in tutto il mondo.Il tempo della guerra è finito da un pezzo.Non abbiamo piu' bisogno di credere che grandi quantita' di cibo significano benessere.Che poi i miei nonni campavano di legumi e pasta fatta in casa e stavano meglio di me, e c'è pure voluta la ricerca scientifica per dimostrarlo.Quando è stato che abbiamo smesso di nutrirci e abbiamo cominciato ad ingozzarci?E a sovraprodurre, a discapito dell'ambiente e degli animali, e alla faccia di novecento milioni di persone nel mondo che soffrono di malnutrizione cronica?Razionalmente, sono convinta che ci sia davvero qualcosa di etico nell'alimentarsi con equilibrio e solo ed esclusivamente avendo come scopo il proprio sostentamento.E credo che dovremmo interrogarci piu' spesso sull'assurdita' di certi nostri atteggiamenti - vedi carrelli della spesa riempiti fino all'orlo, cibo lasciato andare a male come capita quando se ne compra piu' del necessario, cibo buttato invece che condiviso con chi non ne ha, abuso di cibo solo perche' una tradizione lo impone.E' passata piu' di una settimana dal 16 ottobre, ma penso che per certe riflessioni dovrebbe esserci spazio ogni giorno dell'anno.ricordi mangerecci di New York

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