Contro il pizzo, cambia i consumi: la storia di “Addiopizzo”

Creato il 20 settembre 2013 da Stivalepensante @StivalePensante
Posted by Agostino Nicolò  20 settembre 2013  

“Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”, è questa la frase che tappezzava il centro di Palermo, la mattina del 29 giugno 2004. Questi adesivi destano particolare curiosità non solo nei cittadini e nei media, ma suscita anche l’attenzione delle forze dell’ordine e della Procura di Repubblica di Palermo. Il motivo? I promotori sono anonimi, come le prime attività dell’associazione.

Il logo dell’associazione antimafia “Addio Pizzo” (veritasolidale.wordpress.com)

“Addiopizzo” è un movimento che, dal basso, si fa portavoce di una “rivoluzione culturale” contro la mafia e nasce come associazione di volontariato espressamente apartitica ma politica, perché promuove la partecipazione democratica come modalità migliore per il superamento del sistema di potere mafioso.

L’obiettivo è quello di promuovere a Palermo, alla Sicilia e a trasmetterlo a tutta l’Italia, un’economia virtuosa e libera dalla mafia attraverso lo strumento del “consumo critico Addiopizzo”, un peculiare patto tra cittadini, consumatori e operatori economici per il conseguimento di un’economia libera dalla mafia.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, incontra l’associazione “Addiopizzo”

Il manifesto, stilato nel 2005, per aderire a questa sensibilizzazione etica dice: “Cosciente della gravità, della complessità e della capillare diffusione del fenomeno del racket delle estorsioni nella realtà economica e produttiva siciliana, ritengo che tutto il tessuto sociale, economico e culturale nel quale agiscono gli operatori economici può e deve esercitare un ruolo attivo nella lotta contro il pizzo; pertanto, in quanto cittadino e consumatore consapevole del mio potere e della mia responsabilità, mi impegno a scegliere prodotti e servizi forniti da imprenditori, esercenti e professionisti che non paghino il pizzo o che, essendo stati vittime di richieste estorsive, ne abbiano fatto denuncia. Chiedo altresì che le istituzioni e gli organi di polizia rinnovino l’azione a tutela della sicurezza e dell’attività economica di chi ha avuto il coraggio di denunciare. Sollecito, infine, tutte le forze politiche ad un concreto impegno ed a una maggiore sensibilità verso le problematiche attinenti al racket delle estorsioni.”

Nella lettera manda a Repubblica Palermo, nell’estate 2004, si legge: “Quando giornalmente facciamo la spesa pensiamo forse che comprandoci semplicemente di che vivere abbiamo appena lasciato denaro anche alla mafia? Certo che no, eppure è così. Se i panifici, i negozi d’abbigliamento, i tabacchi, i bar, le “carnezzerie”, i negozi di forniture per uffici, le pescherie, le librerie, le gelaterie, i cinema, i fiorai, i negozi di giocattoli, le onoranze funebri e chi più ne ha più ne metta, sono costretti a pagare il pizzo, lo fanno con i soldi che tutti quanti spendiamo in questi esercizi commerciali. Se una percentuale del loro guadagno va alla mafia, una percentuale, seppur minima, dei nostri soldi va alla mafia. I commercianti pagano per non aver bruciato il locale, o perché soggetti a continui atti di intimidazione. Tutti gli altri pagano, paghiamo per “aver protetta” l’integrità della nostra coscienza dalla consapevolezza che siamo schiavi di un sistema capillare di violenta prevaricazione.”

La campagna di adesione di “Addiopizzo” – Catania, promossa dal cantautore siciliano Roy Paci (livesicilia.it)

Sono numerosissime le iniziative e le campagne portate avanti dall’associazione anti-racket di “Addiopizzo”. “Contro il pizzo, cambia i consumi” è la prima campagna che vede aderire oltre 100 commercianti, supportati da 6-7 mila consumatori, nella quale viene presentata la lista del consumo critico. Ormai è dal 2006, che ogni anno, nel mese di maggio organizzano la Festa del Consumo critico Addiopizzo, dove per tre giorni, migliaia di alunni delle scuole di Palermo, commercianti e cittadini d’ogni sorta si incontrano in piazza per confrontarsi sul tema del racket, dando luogo a dibattiti, laboratori, proiezioni, seminari, concerti e spettacoli serali. È un’occasione per rendere tutti i cittadini/consumatori protagonisti nel sostenere e compiere gli acquisti presso imprese e commercianti che non pagano il pizzo, esercitando una semplice pratica collettiva per costruire, dal basso, un mercato libero e responsabile. Durante la fiera, infatti, si possono conoscere gli imprenditori, i commercianti e le associazioni che aderiscono e rendono viva la lista del consumo critico pizzo-free.

Ad oggi, il manifesto di Addiopizzo è stato sottoscritto da 828 negozi e imprese pizzo-free, 10450 consumatori che li sostengono con i loro acquisti, 33 produttori aderenti al marchio “certificato Addiopizzo”, 37 associazioni sul territorio che partecipano alla campagna e 176 scuole coinvolte nella formazione antiracket. Sono stati ricevuti, poi, 3585 messaggi di solidarietà da tutto il mondo.

Nel 2007 il Comitato “Addiopizzo”, in collaborazione con la FAI, presenta Libero Futuro, prima associazione anti-racket di Palermo fatta da imprenditori. Presidente onorario dell’associazione è la vedova di Libero Grassi, Pina Maisano Grassi. Coerentemente con il messaggio portato avanti dal Comitato, poi, nasce nel novembre 2009 Addiopizzo Travel, una nuova associazione culturale che propone turismo etico a sostegno di chi ha detto no alla mafia. Un assaggio dei luoghi e delle storie più significative della lotta antimafia, per regalare un’esperienza di vera partecipazione. Con la consapevolezza di non lasciare nemmeno un centesimo alla mafia.

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