contro la guerra.
La bomba atomica non può che condurre alla non-violenza. Probabilmente è vero, se con ciò si vuole intendere che la potenza distruttiva della bomba atomica provocherà un tale disgusto che per un certo periodo la violenza sarà ripudiata. Dal male può nascere solo il male. La bomba atomica ha distrutto i sentimenti più nobili che hanno sostenuto l’umanità per millenni. La guerra non conosce altra legge che quella della forza. La bomba atomica ha fatto ottenere la vittoria, ma ha significato la distruzione fisica di intere popolazioni e dell’anima di altrettante sopravvissute. Una ingiustizia maggiore non dà il diritto a chi è colpevole di una ingiustizia minore di sterminare senza pietà uomini e bambini. La morale che si può legittimamente trarre dalla spaventosa tragedia provocata dalla bomba atomica è che una bomba non può essere distrutta da un’altra bomba, come la violenza non può essere eliminata dalla violenza. Il genere umano può liberarsi dalla violenza soltanto ricorrendo alla non-violenza. L’odio può essere sconfitto soltanto con l’amore. Rispondendo all’odio con l’odio non si fa altro che accrescere la grandezza e la profondità dell’odio stesso. Con questa verità fondamentale si può resistere anche da soli contro ogni avversità. La verità deve essere ripetuta finché vi sono uomini che la disconoscono. Gesù Cristo: Chi è senza peccato scagli la prima pietra. (meditazione contro la guerra rileggendo La non-violenza di Gandhi).
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LA GUERRA DELL’ARIA
O furia dei turbini errante,
t’arresta! E tu, ceco baleno,
rimanti alla nuvola in seno!
Mestieri è un’altra possa tonante
all’odio, che spinge sua vista
bramosa al di là d’ogni vetta,
che adergere vuol sua vendetta,
che cieli ed abissi conquista.
Demente furor! Su ogni vasta
città, su ogni fervido emporo,
sui templi dell’arte e dell’oro,
sui claustri del sogno sovrasta
dell’empia Pentapoli il fato;
sovrasta, ma il foco celeste
cadrà d’infra umane tempeste
da polso mortal saettato.
O baldi fratelli, cui prima
sorrise l’idea della sfera
sospinta per fumo, leggera,
ma fiera rival d’ogni cima,
non voi divinaste tal dramma
terribile e immane, al barbaglio
di folgori nove, in bersaglio
la terra offerendo alla fiamma!
Quai bolidi a notte stellata
esprimon corruschi topazi,
cotai vibrerà per gli spazi
suoi dardi ogni pensile armata:
Ed ecco s’allumano i boschi,
e fuman le umane dimore:
sul vile pianeta il terrore
s’effonde tra nugoli foschi.
E’ il giorno dell’ira: il Veggente
di Patmo mendacio non disse?
Sì come nell’Apocalisse,
perir dee consunta ogni gente?
E tutti i segnacoli, e tutti
i lauri dell’Era opulenta
andranno entro l’ignea tormenta
in cenere immonda distrutti?
Follia! Di sua mano avrà morte
la guerra: l’orror dell’eccidio
discosta il supremo dissidio:
la vita è dell’odio più forte.
Salite! Sia nunzio di pace
o bando di pugna, salite
all’ultime plaghe inibite,
romei dell’empiro; e seguace
sia vostro l’orcano, e vassallo
il fulmine e nimbo la bruma;
salite con agile piuma
sul fumido aereo cavallo,
ch’ Ettorre non seppe, né Achille;
d’amor messaggeri o di sdegno,
salite a mostrar dell’ingegno
latin la baldanza alle mille
pupille del mondo; salite,
poeti, a ber l’aura vitale
là d’onde brillo l’ideale
a tutte le nobili vite;
salite, e la gloria si sveli,
che fu di Venezia, di Pisa,
di Zena, dal sol risorrisa,
per voi, navalestri de’ cieli;
salite, salite, e la bella
insegna dell’itala musa,
di luce novella soffusa,
saluti d’Italia la stella!
-Arturo Colautti-
(Zara, 1851 – Roma, 1914)