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I valori costituzionali che dovrebbero costituire il collante della nazione non vanno declamati ma attuati e testimoniati per renderli vivi nel cuore delle persone.Ed allora celebrare la festa della Repubblica, nell'anniversario del referendum popolare che mise fine alla monarchia, con una parata militare (che il Presidente Scalfaro aveva abolito anche per ragioni economiche) e dall'alto del palco delle autorità è un grave errore ed un tradimento dello spirito costituzionale.Sono i reparti militari, il messaggio di morte di cui inesorabilmente sono portatori, il simbolo supremo dell'identità nazionale oppure la festa della Repubblica dovrebbe essere vissuta come festa di popolo con manifestazioni nelle scuole, con concerti nelle piazze, con mostre d'arte o nelle oasi naturalistiche, onorando gli uomini e le donne che hanno fatto la nostra storia, con concorsi che premino la creatività e l'impegno nei campi dell'arte, della solidarietà sociale e dell'economia?In un Paese in cui non ci sono più i soldi per la carta igienica nelle scuole o per la benzina delle volanti della polizia, quella decina di milioni di euro che costa la parata militare potrebbe essere più utilmente utilizzata per realizzare asili, finanziare case famiglie, mettere in sicurezza le scuole, finanziare progetti di ricerca o restauri di antichi monumenti. Questo sarebbe il modo migliore per testimoniare i valori costituzionali, per restituire allo Stato il ruolo di Entità al servizio della collettività e per non continuare a farlo sentire come un oggetto distante e ostile.La parata militare implica poi una certa idea delle forze armate, totalmente sbagliata e fuori dal tempo, non come 'male necessario' ma di cui va lusingato e coltivato l'orgoglio bellicistico e guerresco (che certo ha trovato nuova forza ed alimento nelle azioni di guerra all'estero ipocritamente definite 'missioni di pace'). Quello spirito per cui vanno retoricamente onorati, con il lutto nazionale e i minuti di silenzio nelle manifestazioni pubbliche, i militari caduti sul campo ma non quelli uccisi dalla contaminazione dell'uranio impoverito o i tanti cittadini vittime di incidenti sul lavoro.Forze armate che dovrebbero trasformarsi al contrario da corpo separato dello Stato in istituzione pienamente integrata nel popolo, di cui sia espressione ed al cui servizio si ponga. E qui bisogna ricordare un altro degli errori storici del centrosinistra: l'abolizione della leva militare. E' evidente che nell'esercito ipertecnologico dei nostri giorni aveva ben poco senso la 'naja' come addestramento militare ma essa costituiva comunque un'occasione di incontro di giovani di tutte le parti d'Italia, rispondeva al principio costituzionale della difesa della patria come dovere inviolabile del cittadino. Per provare a dare alle Forze Armate il tratto distintivo di esercito popolare sarebbe dunque necessario ripristinare, accanto ai militari di professione, una qualche forma di coscrizione obbligatoria estesa a uomini e donne, a metà tra servizio civile ed insegnamento all'uso delle armi, da realizzarsi per brevi periodi nel corso di una pluralità di anni.Qualcosa di completamente diverso, nello spirito, dalla mini-naja tanto cara a La Russa che è una mera operazione di marketing dei disvalori della guerra e delle armi.
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