Commenterei così le preoccupazioni espresse nel reportage “La bozza del 4° Conto Energia: irrealistica e preoccupante”.
L’Italia, in argomento, è partita tardi e male ed ora non può che tentare di riparare: difficilmente farà peggio di tradire alcune promesse.
Tardi, perchè si è fatta precedere da altri più accorti nel fiutare l’opportunità tecnico-economica di sfruttare la propria risorsa tecnologia in questo campo.
Male, perchè si è limitata a predisporre solamente un piano di incentivazione insensatamente più conveniente di ogni altro forse pensando che così...o molto più probabilmente per l’incapacità del nostro sistema paese di esprimere qualcosa di valido che non sia trasformare il bene comune in facile guadagno.
L’Energia da fonte cosiddetta rinnovabile, specificatamente sole e vento perché l’idraulica non è certo né una novità né in discussione, priva di incentivazioni economiche governative, notoriamente da sola non va.
Il perché non vada in termini di libero mercato, quantomeno ad oggi, è logico e documentabile ma non è qui in argomento seppur meriti di essere discusso ampiamente in altra sede; riflettere sul fatto che la tecnologia fotovoltaica sia nota da oltre cinquant’anni senza aver mai preso piede dovrebbe già bastare a capire che qualche motivazione non banale debba esserci.
Non sono aprioristicamente contro l’alterazione dell’equilibrio naturale di un mercato: è notoriamente possibile in molti modi azionando leve diverse, ma intervenire per svilupparlo artificiosamente può anzi dovrebbe, essere considerato meritorio solo qualora si riesca a raggiungere un miglioramento che giustifichi l’investimento, lo sforzo promosso.
Prendere i soldi indistintamente dalle tasche di tutti gli utilizzatori nazionali dell’energia elettrica, penalizzando così maggiormente la categoria dei "poveri", per portarli in quelle dei "meno poveri" ma soprattutto dei "ricchi", non mi sembra nè giusto, né conveniente, tanto meno se queste tasche spesso non appartengono alla cittadinanza italiana.
Usarli per surrogare l’acquisto di tecnologie la cui filiera produttiva ci vede parte attiva per il solo 20% ca. della fase finale (assemblaggio dei componenti e montaggio in sito), significa per di più, sfruttare molto poco il potenziale di ritorno dell’investimento in termini di sviluppo industriale ed occupazione.
Tecnologia non nuova, incentivi insensati: com’è questa storia?
Triste.
In realtà non è che non fossimo capaci, non abbiamo un gap così negativo in termini di know how tecnologico con altri paesi ma di fatto siamo molto carenti a livello di ricerca e politica industriale oltre che di politica ed organizzazione generale.
Ecco che la migliore macchina statale tedesca, fiutando per tempo l’importanza di questi mercati in essi ha investito, riuscendo a dimostrarsi leader a livello mondiale ed a riscuotere, forte delle referenze produttivo-impiantistiche acquisite, il giusto profitto dello sforzo prodotto.
Una superiorità cui anche noi potremmo ambire solo se agissimo efficacemente ed efficientemente.
Pare che quest’investimento, abilmente tenuto "fuori IRPEF", sia così “grasso” da risultare oggetto di concessioni e richieste che da sole prenoterebbero un futuro di produzione di EE da fonte solare superiore al fabbisogno nazionale, e già ora vicino a rappresentare il 10% del costo dell’EE in bolletta.
Con tali e tanti debiti già accumulati, è concepibile perseverare nello sperpero che non tiene nemmeno conto dell’impossibilità di utilizzare gran parte dell’energia così prodotta e domani più proficuamente producibile per la naturale evoluzione tecnologica?
Questi brevi cenni, per richiamare l’attenzione sugli aspetti ovviamente poco gettonati, sulle lobby che combattono come è naturale sia, per far comprare a tutti macchine destinate a breve, come tutto, a diventare vecchie accontentandosi delle briciole di una torta che però paghiamo interamente per il 100%.
Mi piacerebbe essere smentito nel riaffermare come “tantissimo per il povero” denaro, in assenza di correttivi, continuerebbe ad andare al ricco perchè è il ricco che fa l’impianto di dimensioni maggiori non certo il povero e nemmeno il meno povero.
Incentivando il piccolo impianto, l’acquisto o gli interventi per ottimizzare il risparmio energetico degli edifici, indirizzando cioè la risorsa al privato già si farebbe a mio avviso molto meglio senza penalizzare il comparto.
Mancando però senso democratico, comunione di intenti, onestà e permanendo quindi la nostra incapacità di individuare 3 obbiettivi, i successivi 3 e così via, ritrovandoci in essi riuniti a esigerne la realizzazione al governo qualunque sia, non potremo che continuare in quest’immobilismo capace solo di complicare, sperperare, rafforzare le economie concorrenti ed il malaffare.
Grazie per l’attenzione
Sergio Capraro