
E’ vero che gli uomini, in particolare quelli che diventano padri, stanno vivendo un periodo di assestamento per i cambiamenti del proprio ruolo all’interno della famiglia e della società. Come tutte le transizione, non è un momento facile. C’è veramente il rischio di perdersi.Quello che contesto è quasi un ammiccamento strisciante, non detto esplicitamente ma lasciato intendere, a un rimpianto del passato. Non si dice, ma tutto porta a pensare, “Si stava meglio quando si stava peggio”. Facciamo un’analisi critica, forse spietata, di gran parte delle famiglie italiane dal punto di vista della gestine familiare (mi concentro sull'organizzazione, dando per scontato l'amore). Era stato creato un sistema quasi perfetto che garantiva l’equilibrio della famiglia e la sua durata. Un uomo che lavorava e portava i soldi mentre la donna stava a casa a badare ai figli. Non c’erano problemi di incrocio di orari, non ci si domandava chi doveva stare a casa se il figlio stava poco bene, o chi lo accompagnava a scuola e lo andare a prendere. Inoltre, l’unica fonte di reddito, creava un legame di dipendenza tra marito e moglie che rendeva più difficile, o comunque ci si pensava una volta in più, un eventuale divorzio. Voglio sperare che le donne non rimpiangano questo tipo di passato.
Ho sempre creduto che la ricerca de "l'uomo forte" in qualunque aspetto della vita come la famiglia, la società, la politica, il governo sia sintomo di irresponsabilità e immaturità. E che sia solo la volontà di avere qualcuno che ci tolga il peso di decidere e lo faccia per noi. Perché prendere decisioni, assumersi le proprie responsabilità, è comunque faticoso. Ma è proprio quello che differenzia il bambino dall'adulto. Per chiudere in leggerezza mi viene in mente un pezzetto della canzone “Cara ti amo” di Elio e le storie tese (che se non conoscete vi invito a ascoltare) che tratta con ironia del rapporto uomo/donna:Lui: Io sono come sono.
Lei: Cerca di cambiare.
Lui: Sono cambiato.
Lei: Non sei piu' quello di una volta.