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Mentre scrivo, non è ancora chiaro se il famoso “Industrial Compact” conterrà o meno la norma sul rientro dei cervelli, che prolungherebbe e rafforzerebbe la legge Controesodo, ormai giunta al capolinea.
Da quanto hanno anticipato i giornali, la norma estenderebbe anche a manager e personale altamente qualificato gli incentivi fiscali per tornare nella Penisola.
Torniamo a ripeterlo: Controesodo è ed è stato uno strumento utile a tornare, non certo la motivazione principale al reimpatrio. Ma ha convinto diverse migliaia di indecisi a provarci, attratti da un pacchetto di incentivi decisamente allettante (80% del reddito tax-free per le donne e 70% per gli uomini).
E’ quindi assolutamente imperativo non lasciar cadere nell’oblio la norma, che resta un chiaro segnale di “braccia aperte” verso i nostri giovani più talentuosi, emigrati e disposti a scommettere sull’Italia.
Bene altre norme di questo “Industrial Compact”, come la certezza sulle “regole del gioco” per i grandi investitori, o gli interventi a favore delle Pmi che innovano. Ma non è solo una questione di aziende. Serve investire anche sulle persone.
Il quadro italiano lo ha ben riassunto la Commissione Europea, nell’ultimo rapporto sull’occupazione: l’Italia fa poco per aiutare i giovani a trovare lavoro, non investe su istruzione e formazione, e non crea le condizioni strutturali per favorire l’occupazione femminile.
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