Magazine Cultura
Ho appena terminato di leggere l'ultimo libro scritto da Roberto Parodi, "Controsole". Di lui avevo già letto il precedente "Scheggia" e ve ne avevo parlato. Li c'erano, seppur con alcune ingenuità e passaggi un pò improbabili, la bellezza e la freschezza di una narrazione vera, spontanea, passionale. Perché traeva origine dai tanti viaggi "africani" compiuti dall'autore in sella alla sua fida cavalcatura di Milwaukee ed in compagnia dei suoi compagni, i " threepercenters ". In realtà anche "Controsole" prende spunto da una grande e difficile avventura di Parodi: il "Kamasutra Express", ovvero un viaggio (o meglio un'odissea) da Milano a Nuova Delhi, in moto e come compagno Arrigo Roveda su una fiammante Bmw F800Gs. L'incipit è quanto di più improbabile si sia mai visto in un romanzo.
ATTENZIONE DA QUI SPOILER !
Roy, il figlio adolescente e problematico del protagonista Scheggia, giocando in rete con un videogioco entra in contatto con dei trafficanti di armi, droga e schiavi e ne diviene "inconsapevole" galoppino. Un giorno, trovandosi a dover consegnare una busta sospetta, decide di scoprirne il contenuto che risulta essere una notevole somma in valute asiatiche, rupie e simili. Vabbè, la fo breve: viene rapito dai criminali, papà Scheggia corre al salvataggio in un accampamento nei pressi di una discarica, viene scoperto a sua volta ed allora la banda di criminali invece di fare l'unica cosa ragionevole che t'aspetti facciano, ovvero tirare un colpo alla nuca a tutti e due e tanti saluti, preferiscono tatuare le chiappe di Scheggia, avvolgerli in un paio di luridi tappeti e buttarli via. Una volta che vi foste ripresi da una serata del genere, voi che avreste fatto ? Non avreste chiamato la polizia, sporto denuncia, consegnati i soldi e te saludi ? I nostri eroi no; decidono di riportare i soldi al mittente, una famiglia di poverissimi pakistani residenti non si sa bene dove e, ciliegina sulla torta, andandoci in Harley Davidson.
STOP SPOILER !
Buche, pericoli, incontri, disavventure e poi ... vabbè, se vi interessa sapere la fine accattatevillo ! Quello che vi posso dire dal mio punto di vista (sempre che v'interessi) è che, oltre ad una massiccia dose di melensaggine buonista non c'è molto di più. La narrazione è piuttosto farraginosa e ripetitiva nelle descrizioni dei luoghi, degli avvenimenti e dei personaggi; tutto sembra piuttosto abbozzato e stereotipato. Manca la freschezza di "Scheggia" di cui parlavo all'inizio, è molto più pesante e lascia la sensazione che l'autore abbia voluto affrontare molti temi complessi, come il rapporto conflittuale padre/figlio, la difficoltà di confronto tra occidente ed oriente e le mille problematiche economico-geo-politiche, senza averne però pienamente consapevolezza. Paradossalmente, il breve carnet de voyage scritto dall'autore sul proprio sito riguardo al viaggio "Kamasutra Express", nell'efficacia delle immagini e delle impressioni colte a caldo sul posto ed immediatamente trasmesse in rete, regge alla distanza molto meglio del pensiero rielaborato per il romanzo. Per meglio spiegare il mio pensiero vi riporto una citazione tratta proprio dal sito dei threepercenters
" ... Per favore, non parlatemi di viaggi “peace keeping” o di stronzate del tipo di “portare messaggi di pace” o di “sensibilizzare l’opinione pubblica verso i bambini del Baluchistan o la malaria in India”.
Per favore: lasciamo perdere queste pietose scuse per poter farsi fotografare su qualche giornale con la moto coperta di adesivi di qualche officina e di qualche famosa marca di gomme o di abbigliamento impermeabile.
Non è il nostro caso, signori, come molti di voi sanno.
Noi abbiamo fatto questo viaggio (o forse è meglio dire raid), esclusivamente perchè ne avevamo voglia, ce la sentivamo ed eravamo convinti che ce l’avremmo fatta.
Non avevamo sponsor nè lettere dell’Unicef, non avevamo disegnini di bambini della scuola materna di Monza da portare a quelli di Lahore o stronzate simili, che lasciamo agli overlander sponsorizzati.
Quello che ci ha spinto, è stato un profondo spirito sportivo, nell’accezione più inglese del termine, quello di “sportsman”, che in modo semplice e fair, cerca di ottenere un risultato, basandosi sulle proprie forze, contando sul proprio mezzo, sulle proprie capacità, e sull’appoggio, prezioso, di un amico. Keep on riding, men! Roberto Parodi New Delhi, Ottobre 2009 "
Ecco, secondo me in questo romanzo manca proprio questo spirito, che invece emergeva nel precedente libro; è chiaro, d'altronde, che non è certo una sofferenza andar in giro, in televisione o in radio a presentare il romanzo. Ci sono cose peggiori al mondo, è fuor di dubbio. Però se ad uno è riuscita bene una volta una cosa, non è mica detto che riesca bene pure la seconda (o la terza, come nel caso qui presente). Comunque immagino che Roberto Parodi stia già preparando un nuovo libro, una nuova avventura del suo altre ego Scheggia sempre, ovvio, in sella alla sua Road King. Buona strada
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