Magazine Diario personale

Convalescenza

Da Pendolo0

A causa di un piccolo intoppo fisico (ma niente di che, eh, non vi preoccupate) devo rimanere per una settimana a casa. Niente lavoro, niente treno, niente pendolarismo. Almeno per un po’. Nel weekend me la sono cavata bene, c’era Marco a casa, poi ho avuto qualche visita da parte di genitori e parenti. Ma stamani, sola, di lunedì, verso le dieci già vagavo senza meta per la casa. Alla televisione non c’era niente, del computer mi ero già stufata, avevo anche letto un bel po’ del libro. Non potevo di certo uscire, con questo tempo.

Seduta pigramente sul divano, mi sono accorta di una faccina familiare che, dalla cornice Ikea sullo scaffale del mobile del soggiorno, mi sorrideva. Era la faccia allegra della mia nonna, che se n’è andata l’anno scorso, proprio in questo periodo. Come presa da un’improvvisa ispirazione, mi sono alzata, sono andata a cercare lo spiano di legno e l’ho sistemato sul tavolo in cucina. Ho preso il pacco della farina  e le uova, ho disposto un po’ di farina sullo spiano, formando una fontana, ho spaccato le uova e ho iniziato a impastare. Ho torturato a lungo quella palletta di impasto giallo, con i palmi delle mani, con forza. Lavorare un impasto con le mani è una delle attività che più mi rilassano. Come andare nel bosco a raccogliere le castagne. O in estate, a cercare i funghi e le more. E poi, passare le more per fare la marmellata. E guardare le more passate nella pentola che bollono pigramente, mentre un profumo meraviglioso si spande nella cucina.  Tutte attività a cui, ora che ci penso, è da un bel po’ che non mi dedico quasi più. Perché non ho mai tempo e anche quando ce l’avrei, magari mi dedico ad altro.

Mi ha insegnato mia nonna a fare la pasta all’uovo. Mi ha detto tante volte di stare attenta all’inizio quando inizi a mescolare gli ingredienti, che le uova scappano da tutte le parti sporcando ovunque. Della consistenza della pasta, che deve essere bella liscia. Di quanto è difficile trovare le condizioni di umidità ideali perché la sfoglia non si secchi troppo e neppure si appiccichi tutta insieme.  Anche se era da tanto che la facevo, stamani mi sono tornati in mente tutti questi suggerimenti, e l’impasto è venuto subito proprio bene, in modo molto semplice. Forse, essendo originaria di una terra di confine tra Toscana ed Emilia, la capacità di impastare la pasta all’uovo ce l’ho nel DNA, o forse è una specie di imprinting, visto che da piccola, in casa mia, non passava mai  una domenica mattina senza che Nonna Rosa impastasse la sfoglia.

Finito l’impasto, l’ho lasciato riposare un po’, poi l’ho tirato (con la macchinetta però, non con il mattarello!) e tagliato. Ed ecco il risultato: le mie tagliatelle! Esteticamente non sono male, no? E stasera, quando le cucinerò scopriremo anche se sono buone…

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