Studiosi a convegno sulla Sardegna nuragica:
«Nessuna Atlantide e nessuno tsunami»
La Sardegna può essere identificata con la mitica Atlantide di Platone?
E la fine della civiltà nuragica può addebitarsi a un catastrofico maremoto che avrebbe invaso le pianure del Campidano e della Marmilla?
Entrambi i quesiti sono fermamente respinti con argomentazioni e ricerche scientifiche da archeologi, geologi e antropologi. E quanto emerge dal convegno “Atlantide e i nuraghi” svoltosi nella sala convegni al Parco di Monte Claro, organizzato dalla Biblioteca Provinciale di Cagliari e curato da Pierluigi Montalbano.
Un tema che suscita dibattiti e ricerche e divide gli esperti. Alcuni favorevoli, altri, come quelli riuniti a Cagliari, assolutamente contrari.
Il geologo Antonio Ulzega esordisce: «La Marmilla è composta di sedimenti marini a strati risalenti a centinaia di migliaia di anni fa, per questo si trovano ancora resti di conchiglie e altri fossili. E la gigantesca onda marina che provocò morte e distruzione sino ad arrivare alla barriera dell'altipiano della Giara di Gesturi ponendo fine alla civiltà nuragica? In Sardegna non ci sono segni che giustificano un tsunami di quelle proporzioni. I nuraghi ricoperti e semidistrutti sono dovuti a modificazioni legate al tempo, al vento, pioggia, clima, e altri eventi. Nessun cataclisma marino stravolse il Campidano e l'Oristanese, ma un periodo ciclico, continuo, a strati, che ha fatto il proprio corso".
"Atlantide in Sardegna? No grazie", sottolinea l'archeologo Alfonso Stiglitz. "Le colonne d'Ercole citate da Platone sono i segni che indicano il passaggio tra l'aldilà e l'aldiqua. Sono la parte del sole che scende in occidente e rinasce in oriente. Colonne che possono essere collocate a Malta, in Sicilia, Spagna e così via".
L'archeologo Paolo Bernardini tuona: «Atlantide è una nobile menzogna, è un'invenzione, e non appartiene alla storia degli eventi, ma solo all'immaginazione di Platone che l'ha sognata e tramandata alle successive civiltà. Il mito di Atlantide risalente al 480 a.C. appartiene al filosofo greco Platone, che fa uso di racconti fantastici, facendoli risultare utili e nobili per il suo popolo».
L'antropologo Giulio Angioni aggiunge: "I miti sono racconti necessari per spiegare chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. Sono creati ad arte ma non riescono a dare risposte convincenti. I racconti contengono sempre riferimenti a luoghi, personaggi e storie, ma nel caso dell'antica isola sarda non è serio inventare bugie per aumentarne artificiosamente il prestigio così da vendere ai turisti un'idea di Sardegna mitica".
L'archeologo Alessandro Usai afferma : "Oggi abbiamo diversi riscontri scientifici per dimostrare il contrario della fantasia di qualche giornalista o studioso che sostengono Atlantide nella terra sarda e la fine della civiltà nuragica dovuta a un maremoto. Quando mancano risposte scientifiche, si ricorre a ipotesi come un meteorite caduto nel Mediterraneo che avrebbe provocato il maremoto. E allora come mai lo stesso tsunami che distrussee parte della Sardegna non lasciò tracce in altre zone costiere dello stesso mare?". Lo studioso illustra una relazione che prende in esame le stratigrafie di scavo di vari nuraghi dimostrando che i sedimenti sono depositati gradualmente, senza improvvisi sconvolgimenti che sarebbero indizi di violenti fenomeni naturali.
L'archeologo Mauro Perra, direttore del museo Genna Maria, conclude la serata con una relazione su "grano, granai e alimentazione nella Sardegna del XV-XIII a.C." mostrando le analisi eseguite su pollini, funghi, semini carbonizzati di grano, orzo, lenticchie, piselli, vite coltivata e altre derrate alimentari dell'epoca. I nuragici disboscavano i terreni per coltivarli, tutti gli indizi mostrano una società che conservava la produzione agricola nei silos dei nuraghe, all'interno di grandi vasi. La redistribuzione delle risorse mostra un popolo capace di programmare la stagionalità dei raccolti.
Il folto pubblico ha seguito con estrema attenzione le varie teorie che smontano il mito di Atlantide legato alla Sardegna, con la delusione di alcuni che credevano in Platone.
Nei prossimi giorni saranno pubblicate le relazioni di Paolo Bernardini, Alfonso Stiglitz e Mauro Perra.