Sul blog di Paolo Franceschetti si parla di 6 Giorni Sulla Terra, un cinepolpettone (ricordate?) spacciato per film, nel quale si parla di alien abduction, ossia quell’immensa marea di putt… ops, di caz… ops, di stron… insomma, di corbellerie degli alieni che vi rapiscono e poi vi sottopongono a ogni genere di esperimento e tortura, infilandovi sonde e aghi e impiantandovi sotto la pelle un po’ di tutto, dai microchip ai preservativi scaduti.
Il cinepolpettone è stato realizzato con la fondamentale partecipazione di Corrado Malanga, uno dei massimi esperti mondiali di alien abduction e particolarmente odiato dagli alieni in quanto ha scoperto tutti i loro segreti. Da anni è ricercato dai dischi volanti di tutta la galassia, e pare che gli insulti nei suoi confronti si sprechino: “Malanga ti faremo con la spranga”, è la scritta apparsa sul muro di un gabinetto extra-terrestre in una stazione di servizio spaziale.
Ma vediamo in sintesi cosa scrive Franceschetti:
“Il film di Varo Venturi “6 giorni sulla terra”, uscito a novembre e acquistabile via internet o nei migliori negozi di DVD, è basato sugli studi di Corrado Malanga ed è, quindi, un film verità sul fenomeno degli addotti e degli alieni.”
A dire il vero è un film verità sul fenomeno dei cogl… ops… degli imbecilli che credono a queste cag… ops… idiozie.
“Per questo motivo, uscito nelle sale l’estate scorsa, è stato boicottato nei modi più vari, e al cinema è stato un vero flop. Alcune sale lo hanno proiettato con vistosi tagli; altre lo hanno bloccato per non precisati motivi tecnici; alcune si sono rifiutate di mandarlo in onda con scuse ridicole.”
Allora, Franceschetti, ti spieghiamo come funziona il mondo del Cinema. A nessuno interessa se un film è impegnato e utile (e poi diremo perché è utile il cinepolpettone di Venturi). Chi apre una sala cinematografica non vuole la laurea ad honorem, bensì vuole guadagnare soldi, che gli servono per mangiare.
Non importa se fai un film sui mutamenti di colore delle mutande del nonno o sull’accoppiamento delle foche monache, ciò che conta è il numero di persone che vanno a vedere il film e pagano il biglietto.
Se un film è una cag… ops, una boiata, la gente non lo va a vedere e preferisce vedersi il cinepanettone piuttosto che il cinepolpettone.
Che, poi, ci vuole pure un minimo di astuzia. Già la gente cerca di tenersi lontana dai cinepolpettoni, figurarsi da uno che addirittura parla di “sei giorni” sulla Terra. La gente si spaventa ancora di più: “Quanto minch…. ops… accidenti durerà ‘sto polpettone?”, si chiede.
Sarebbe stato meglio chiamarlo: “24 ore sulla Terra”. Ancora meglio: “6 minuti sulla Terra”.
Di più: “Brevissima visita alla Terra – Finirà prima che vi siate accomodati sulla poltrona”.
“Varo non si è perso d’animo e ha preparato un DVD con contenuti speciali, che comprende un lungo documentario con interviste a Malanga, Leo Zagami, Paolo Franceschetti, Fabio Ghioni e Tom Bosco.”
Lo vedi? Poi non dovete meravigliarvi se nessuno guarda certi mattoni. “Lungo documentario con interviste”? Ma chi volete che perda soldi e tempo per vedere un videopolpettone del genere, a parte i quattro paranoici che credono a queste corbellerie?
“Varo Venturi mi ha fatto l’intervista per il DVD nell’estate del 2011. Non mi informai sui particolari, nel senso che non chiesi come avrebbe montato il documentario, insieme a quali altri personaggi, ecc. E non mi sono domandato, soprattutto, come incastrasse i miei studi su massoneria, Chiesa cattolica, e Rosa Rossa, con l’argomento degli alieni.”
Ma figuriamoci, non è che ci voglia chissà quale bravura a incastrare il tutto. Le corbellerie si incastrano perfettamente tra di loro!
Il vero problema, infatti, è quello di incastrare certe scempiaggini con la realtà!
“Quando è uscito il DVD, con mia sorpresa ho guardato il documentario e ho visto che la mia intervista, anziché essere unica, era frammentata insieme alle risposte di Malanga, Zagami, Bosco e Ghioni. Il film, infatti, parla dei legami tra Vaticano, massoneria, militari, servizi segreti e alieni, entità che sono solo apparentemente separate, ma che in realtà sono unite da un vincolo indissolubile e molto più forte di quanto crediamo.”
Sì sì, come no. Poi ci sono i puffi, l’uomo nero e il fantasma formaggino… oltre naturalmente all’alimentazione pranica…
“Nel periodo in cui è uscito il DVD (autunno 2011) mi stavo occupando della vicenda delle Bestie di Satana.”
In quello stesso periodo, un sacco di gente si stava occupando di cercare un lavoro, di arrivare fino alla fine del mese… ma lui, Franceschetti, che non è né un magistrato né tanto meno un detective della Polizia Giudiziaria, si stava “occupando” della vicenda delle Bestie di Satana, capite?
“Analizzando la storia delle Bestie di Satana stavo cercando di capire chi e perché poteva aver ucciso quei ragazzi nel bosco di Somma Lombardo, Chiara Marino e Fabio Tollis.
Andrea Volpe e Mario Maccione, infatti, confessano di aver ucciso i due ragazzi, ma la loro versione è totalmente incompatibile con lo stato dei luoghi e il racconto è assolutamente inverosimile.”
Fantastico. Ci sono gli assassini, che hanno confessato. Ma lui, il Franceschetti, cerca di capire chi ha ucciso quei ragazzi…
“[...] Raccontano infatti di aver scavato una buca nei boschi, e di essere poi riusciti a ritrovare la strada fino alla buca, di notte, a gennaio, in mezzo al bosco [...] nel racconto che Volpe e Maccione fanno agli inquirenti, narrano di aver ucciso le loro vittime a coltellate, e quindi di essersi imbrattati di sangue dalla testa ai piedi (come è logico che avvenga, sfondando addirittura il cranio a Fabio Tollis); dai loro racconti però non risulta che si siano cambiati di abito e lavati. In pratica, dopo l’omicidio i tre ragazzi sarebbe risaliti in auto come se niente fosse, e sarebbero tornati a casa dalle famiglie.”
C’è un motivo, una ragione divina, per cui gente come Franceschetti non riesce a diventare giudice o investigatore.
Secondo lui, gente con il cervello fritto come quegli assassini, dovrebbe preoccuparsi di cambiarsi d’abito?
E, di grazia, dove accidenti lo trovi un negozio di abbigliamento “di notte, a gennaio, in mezzo al bosco”?
Solo uno come Franceschetti potrebbe pensare di aprire una boutique di Armani in un bosco sperduto…
Ma ammettiamo che ci fosse un negozio di abbigliamento da qualche parte lì vicino al bosco, aperto di notte a gennaio.
Secondo Franceschetti, un paio di persone che entrano in un negozio per cambiarsi i vestiti, ricoperti di sangue dalla testa ai piedi, destano meno sospetti che filarsela subito a casa?
“[...] Guardando il documentario di Varo, mi colpisce il fatto che durante l’intervista mi abbia collocato tra una rosa rossa e il demone Lilith.”
Guarda, è una collocazione quasi perfetta. Noi ti avremmo messo tra l’uomo di Neanderthal e l’uomo di Cro-Magnon, ma va bene anche così…
“[...] Ad un certo punto mi viene in mente che Varo me lo abbia fatto apposta e mi abbia voluto “dire” qualcosa.”
Tranquillo. Non sapeva dove metterti, il posto vicino alla mummia era già occupato dallo Yeti, e quindi ti ha messo a fianco della rosa rossa.
“Lo chiamo al telefono e questa è la conversazione che ne è seguita.
- Ciao Varo. Senti, guardando il video, ho notato che mi hai collocato tra una rosa rossa e il demone Lilith. Ma lo hai fatto apposta? E perché?
- Sì Paolo. Certo che l’ho fatto apposta.
- Ma volevi darmi qualche messaggio?
- Diciamo di sì. Diciamo che ho voluto darti uno stimolo a riflettere.
- Ma cosa intendevi dire? Che forse nei delitti di cui mi occupo io ci sono di mezzo i militari o gli alieni?
- Più o meno è quello che intendevo dire. Vedi, finché chi si occupa di alieni come Malanga non dialoga con chi, come te, si occupa di delitti, non si arriverà mai a capo di nulla. I vari comparti di studio dovrebbero comunicare tra loro. Solo così si potrà arrivare ad una maggiore comprensione della realtà complessiva.
- Ma quindi molti dei delitti che io attribuisco alla Rosa Rossa potrebbero essere in realtà frutto di un intervento alieno?
- Se si tratti proprio di intervento alieno non so. Però facci caso. In molti dei delitti di cui ti occupi tu, viene fracassato il cranio alla vittima. Un’analisi specifica potrebbe dimostrare che a molte delle vittime viene infatti sottratta la ghiandola pineale. Ora… osserva i simboli di alcune casate nobiliari inglesi o italiane o di alcuni papi; hanno spesso, molto spesso, una pigna, o una ghianda, che è il simbolo della ghiandola pineale.”
A noi questa conversazione di altissimo spessore intellettuale e culturale richiama alla mente un vecchio film…
“A questo punto decido di telefonare a Dorica, una collaboratrice di Malanga.”
Non commettete mai l’errore di dare il vostro numero di telefono a Franceschetti. Quando attacca a telefonare, non la finisce più…
“[...] Le riferisco il contenuto della telefonata con Varo e le chiedo se secondo lei è possibile che alcuni dei delitti rituali di cui mi occupo siano commessi da alieni o militari.
Sì, mi dice. L’affermazione di Varo è corretta ma gli omicidi non sono necessariamente frutto di interventi “alieni”. Non sono, cioè, gli extraterrestri, ma militari dotati di tecnologia avanzata, spesso di matrice aliena.”
Beh, certo. Se lo dice la collaboratrice di Malanga… Del resto, se uno vi chiama per chiedervi se i delitti della rosa rossa sono stati commessi da alieni o da militari, saresti disposti a dirgli qualsiasi cosa, perfino che è stato il mostro di Loch Ness, pur di togliervelo dalle cosiddette…
“[...] A questo punto faccio una verifica.
Se le cose che mi hanno detto Dorica e Varo sono giuste, dovrei trovare tracce che confermino questa versione nei documenti processuali.”
Vediamo la “verifica” di Franceschetti…
“Cogne:
1. C’è sangue solo nella stanza del delitto.”
Succede. Se ammazzi una persona in camera da letto, trovi il sangue in camera da letto. Dove vorrebbe trovarlo Franceschetti? Nella piazza del paese?
“2. Nessuna macchia di sangue sul corpo della madre, indicata come l’assassina.”
Siamo sicuri che Franceschetti abbia letto i documenti processuali? O stava leggendo il catalogo dell’Ikea? Lo sanno perfino i bambini che la principale prova contro la Franzoni sono gli schizzi di sangue finiti sul pigiama che indossava!
“3. Una porta aperta, che Annamaria Franzoni sostiene di aver chiuso.”
Può essere che la Franzoni ricordi male. Soprattutto, può essere che non c’è da fidarsi di quello che sostiene un assassino che non intende confessare il suo crimine! Certo che se queste sono le capacità investigative di Franceschetti e soci…
“4. Il bambino ha la testa sfondata e il cervello è come se fosse esploso.”
E’ quel che succede quando uccidi una persona sfondandole la testa. Secondo voi Franceschetti riuscirà mai a capire un concetto come questo? Se a una persona sfondi la testa, trovi un cadavere con la testa sfondata. Secondo Franceschetti che dovremmo trovare? Una freccia dei Sioux piantata nel cuore?
“5. In effetti, ho sempre pensato che se non è stata la madre – e sono sempre stato convinto, leggendo gli atti, che la madre non potesse essere stata – non si capiva chi potesse essere l’assassino.”
Secondo voi qual è il QI di Franceschetti? Vediamo di spiegargli come funzionano le cose nella vita reale. C’è un assassino. Se ti convinci che non è lui l’assassino, è normale che non capirai mai chi possa essere l’assassino!
“Spesso mi ero sorpreso a pensare che l’assassino sembrava “venuto dal cielo”.”
Ohibò! Grazie alla logica di Franceschetti, tutti gli assassini e criminali del mondo possono farla franca. Quando arriva la Polizia, basta dire: “Non sono stato io!”. E la Polizia pensa: “Accidenti, allora non riusciamo a capire chi è l’assassino. Quindi è qualcuno venuto dal cielo”.
Se vi organizzate bene, potete fare qualsiasi cosa. Una rapina in banca, ad esempio. Quando arriva la Polizia, dite che i rapinatori si sono materializzati all’improvviso, con un trasportatore molecolare tipo quelli di Star Trek. Vi crederanno di sicuro. Nella malaugurata ipotesi che non dovessero credervi, quegli ignoranti di poliziotti e giudici, attaccatevi al telefono. Chiamate Varo, chiamate Franceschetti, chiamate la collaboratrice di Malanga e anche Malanga, perché no.
Sicuramente dimostreranno che siete innocenti e che i veri responsabili sono i Men In Black venuti dal cielo, che hanno usato armi psicotroniche.
Dicevamo, all’inizio, che il film di Varo ha una sua utilità.
Infatti, se per caso avete passato una notte brava con la cassiera russa del bar dove vi eravate fermati per bere una birra prima di rientrare a casa, e vostra moglie vi aspetta al mattino davanti alla porta con il mattarello in una mano e i documenti della separazione nell’altra, non perdetevi d’animo. Ditele che siete stati rapiti dagli alieni, che vi hanno sottosto a esperimenti terribili (questo spiegherà i graffi e gli inequivocabili segni di una notte di passione sulla vostra pelle) e mostratele il film di Varo a riprova delle vostre affermazioni. Se le rimanesseo ancora dei dubbi, suggeritele di telefonare a Franceschetti.