Mia cara, mia addolorata mamma, sto bene e lo stesso desidero per voi. Mamma sappiate una triste notizia, si tratta che fanno invii in Germania e forse ci sono dentro anch’io. Il 4 maggio parte il convoglio I, se venite a vedermi a Kolonaki, forse mi prende il convoglio II. Mia addolorata e cara mamma e fratelli non vi addolorate affatto per me, dite che sono caduto al Fronte per la Libertà della nostra Patria come un greco onesto. Abbiate fede solo in Dio. Mamma i soldi che vi mando sono di Stavros che suona il busuki e abita al Faro alla prima fermata dell’autobus. Dite a sua madre che lui si trova a Chaidari con me e che gli portino biancheria e un asciugamano, niente coperte e che non si addolori la sua mamma. Mamma fa pietra il cuore, è destino che muoia, che muoia pure. Saluti a tutti di casa nostra e a tutti gli amici. Vi bacio tutti. Giannis. (Giannis Dimitsianos di anni 38, falegname, arrestato dai tedeschi nel gennaio 1944, torturato, fucilato senza processo nel maggio 1944 a Mégara).
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S E N Z A T I T O L O
La società recidiva
senza occhi
senza voce
senza orecchie
reprime immensità di nuova vita
in metafore di vista, di urli, di udito.
La compagine povera che soffre
percepisce ciò che nessun potente
potrà mai imitare o soffocare.
Una nuova èra avanza
nell’aria e nel sangue
già volteggia e pulsa.
Nel sapere di chi non sa
l’alba e il tramonto
è ancora alba e tramonto.
Ma se il tramonto
si chiamasse alba?
E se l’alba
si chiamasse tramonto?
E se la morte della ricchezza
si chiamasse vita?
-Renzo Mazzetti-