Tempo fa vi ho parlato di Cookous, antesignano del social eating, ovvero l’esperienza culinaria tramutata in esperienza sociale, in cui si può cucinare per business o per semplice voglia di socializzare.
Negli stessi giorni veniva alla luce – e ieri sono state aperte le iscrizioni – un altro concept di questo genere, ovvero CookHunter. Andiamolo a conoscere.
E’ sotto gli occhi di tutti la grande visibilità e viralità che sta sempre più assumendo a livello mediatico il mondo della cucina e le tematiche ad esso connesse. Pensate, ad esempio, al gran numero di reality e di programmi dedicati su canali tv tematici e non, oltre a blog, siti Web, Communities e quant’altro sul tema.
CookHunter, seguendo quest’onda, si pone come un “Social Marketplace” di abilità gastronomiche e si rivolge a chi ha questa passione e la vuole trasformare in un microbusiness, ma anche a chi vuole un modo alternativo e gustoso per socializzare e conoscere gente nuova al di fuori del mondo social e del Web in generale.
Il funzionamento è semplice: al momento dell’iscrizione si può scegliere se essere Cook, Hunter o entrambi. Il Cook, come si può facilmente intuire, mette saltuariamente le sue abilità culinarie e la location – che sia casa, giardino o qualsiasi altro locale – a disposizione degli Hunter di turno. E’ lui a stabilire il menù, il prezzo del servizio, il giorno e l’ora del pranzo, dell’aperitivo o della cena. Dopodichè attende che degli Hunter si facciano avanti e, una volta controllato il loro profilo e accettata la richiesta, riceve il pagamento on-line anticipato.
Per quanto riguarda l’aspetto gaming di CookHunter, esiste una reputation per i Cook, che si basa sui feedback che ogni Hunter lascia dopo l’esperienza. Più alti sono i feedback, migliore sarà il livello del cuoco – si può essere Bronze, Silver e Gold Chef, il quale diventa automaticamente il King Chef del quadrate geografico in cui opera – e più alta la probabilità di ricevere nuove richieste.
I vantaggi di un servizio del genere sono molteplici, sia dalla parte di chi cucina, che da quella dei fruitori di tale servizio. A livello di business, c’è un vantaggio sia per il Cook, che può così avviare un microbusiness e sfruttare così la sua passione per la cucina, sia per l’Hunter, che ha a disposizione un’alternativa economica e non convenzionale al circuito classico della ristorazione. Penso soprattutto a studenti, viaggiatori, turisti in una città mai visitata prima, che sono alla ricerca di piatti tipici – o cucine di nicchia – senza spendere una fortuna, senza dover affrontare lunghe code o magari spiacevoli sorprese.
Ma anche a livello culturale, CookHunter offre la possibilità alle persone di incontrarsi fuori dalla Rete, di scambiarsi informazioni su cultura, piatti tipici ed esperienze vissute. In soldoni, uno scambio culturale a 360 gradi.
Come da classica procedura, il nuovo social ora è nella fase di apertura delle iscrizioni, mentre il lancio vero e proprio in Italia avverrà in autunno. Nelle intenzioni di Gian Luca Ranno – CEO di CookHunter – nel 2013 avverrà invece il lancio del nuovo social sul mercato estero, dove si scontrerà con altre realtà del genere.
Inoltre su di esso potrebbe essere realizzato un docu-reality su Discovery Network di SKY, che andrebbe ad indagare con una videocamera spia le varie fasi dell’esperienza social, dalla preparazione del menù, all’arrivo degli ospiti e alle dinamiche che si creeranno a tavola. Ne sapremo di più nelle prossime settimane.
Io sono curioso di provare l’esperienza del social eating, e voi?