Cookie's Fortune, un film di Robert Altman

Non mi è chiaro se e quanto Robert Altman abbia giocato con un celebre titolo di Billy Wilder, certo è che questo Cookie's Fortune (1999) spiazza. Regista di prove attoriali e, dunque, di personaggi, Altman propone qui la sua consueta misura di eventi tra il farsesco e il sublime, per una storia che preferisce l'aspro prevalere del primo sulla dolcezza sentimentale del secondo.
La fortuna di Cookie parla del suicidio di una donna, Cookie, appunto (Patricia Neal) che vuol raggiungere l'amatissimo marito. Ovvero, sarebbe il caso di dire che racconta del tentativo di farlo sembrare un omicidio da parte della vorace nipote Camille (Glenn Close) e da sua sorella, la non troppo illuminata Cora (Julianne Moore). Ma Cookie's Fortune è anche una storia di outsiders: il triste Willis (Charles S. Dutton), la splendida Emma in fuga, sebbene attratta dal bel poliziotto imbecille Jason (Chris O'Donnell). E i poliziotti pescatori, il barista, la cantante, l'investigatore: storia di storie, La fortuna di Cookie si conferma storia di una compagnia di persone, delle loro vite in perenne equilibrio precario, pronte a precipitare l'una sull'altra.
Robert Altman, bisogna ammetterlo, stupisce: svia l'attenzione degli spettatori con falsi indizi, piste errate, ingannandoli: ci guida attraverso i percorsi della provincia con un'abilità guittesca che, però, mi sembra lasci ben poco.delle esperienze umane. Senza la recitazione sopra le righe e perfetta di buona parte del cast, senza la caratterizzazione, rimane solo il carattere della dolcissima zia Cookie, la fedeltà alternativa della "nipote" Emma e il caso umano del povero Willis. Come e più che in altri film (e penso, in particolare, al più recente The Company), Cookie's Fortune sfugge rapidamente dalla memoria, come un argomento poco valido. Rimangono, invece, la fotografia e certe magistrali inquadrature, i colori e la composizione dell'immagine a fare, di un regista, un autore di storie fatte di luci, colori e di buio.