L’Ambasciatore della Repubblica Tunisina in Italia, S.E. Naceur Mestiri, è stato intervistato in esclusiva a margine del convegno IsAG dello scorso 8 maggio. Di seguito video e trascrizione dell’intervista, condotta da Ugo Gaudino e Veronica Tora.
«Prima di tutto vorrei esprimere il mio apprezzamento per quello che ha fatto l’Italia con “Mare Nostrum” per salvare vite umane. Anche in Tunisia stiamo facendo questo sforzo per salvare questi giovani subsahariani che cercano di migrare verso l’Europa. E su questo non facciamo della pubblicità, ma recentemente abbiamo salvato centinaia di persone africane e subsahariane che adesso sono in Tunisia. Ma il problema è che vogliono andare in Europa, perché la Tunisia è un paese di transito. Noi abbiamo sempre raccomandato ai nostri amici europei di andare verso una strategia globale di immigrazione. Va bene, andiamo in contrasto e in lotta contro l’immigrazione clandestina soprattutto nel contesto delle crisi economiche europee. Diciamo ai nostri giovani tunisini, per esempio, di non andare in Europa adesso poiché non c’è una prospettiva di lavoro. Nel 2014 ha avuto successo il modello di cooperazione nell’ambito dell’immigrazione tra Tunisia e Italia: abbiamo visto 1297 tunisini che sono sbarcati sulle coste siciliane e alla fine dell’anno ne abbiamo ripresi 1290; 7 sono rimasti perché minorenni. Quindi immigrazione zero in un modello di cooperazione tra i due paesi perché c’è uno Stato, una forza di sicurezza, e anche perché c’è un sostegno del Ministero dell’Interno italiano al suo omologo tunisino. Ma oltre all’approccio di sicurezza dobbiamo passare a un approccio di sviluppo economico a medio-lungo termine di questi paesi. Come in Tunisia, dove ci sono delle regioni in cui è nata la rivoluzione che chiedono un po’ di aiuto, devono svilupparsi dal punto di vista delle infrastrutture perché un giovane che trova lavoro, che ha un progetto di una piccola impresa, non sia più tentato di andare in Europa. Questo è un messaggio molto importante.
«L’Europa deve aprire le sue frontiere perché se non c’è una piccola apertura questi giovani saranno sempre tentati di andare in Europa in modo clandestino, se non c’è una quota di lavoro. L’abbiamo fatto con l’Italia negli anni 2000 e dobbiamo dare un messaggio tramite questa quota di immigrazione, un messaggio positivo di speranza a questi giovani: altrimenti li vedremo sempre tentati di raggiungerla in modo clandestino. E questo fa l’interesse dei trafficanti di migranti. Dietro l’ultimo barcone con la tragedia di 700 vittime c’è qualcosa come 2 o 3 milioni di euro che vanno nelle borse dei trafficanti, e forse c’è anche un collegamento tra questi trafficanti e il terrorismo.
«Vi è il consiglio della Lega Araba che è molto deciso a combattere questo pericolo che tocca tutti i paesi del mondo arabo. Noi cerchiamo di collaborare con gli altri paesi della regione come l’Algeria, perché il terrorismo è un fenomeno regionale, ma dobbiamo anche collaborare con l’Italia molto vicina al nostro paese. C’è un’ottima collaborazione tra l’Italia e la Tunisia per contrastare questo fenomeno del terrorismo. Purtroppo dobbiamo pensare prima di tutto a stabilizzare un paese come la Libia, e tramite questa stabilizzazione possiamo combattere il terrorismo che trova campo libero alla sua malvagia attività».