È sufficiente un rapido sguardo alla copertina, semplice ma esplicativa, per carpire il carattere politico e rivendicativo della giovane band di Philadelphia. Seppelliti dal rumore bianco.
Che vi paia o meno plausibile contrastarlo mediante la creazione di un rumore di matrice differente, i Cop Problem propongono un hardcore punk che vorrebbe sì deflagrare, riuscendo purtroppo solo a tratti nel suo intento. Evidenti e inequivocabili i prestiti dalle più recenti inclinazioni del crustcore, con i soliti Tragedy in testa, ma non solo: se la traccia di chiusura, “American Sping”, si dimostra la meglio riuscita, è in virtù di un taglio decisamente più “atmosferico” e variegato, in grado di elevare un songwriting maturo ma nutrito ancora da radici spiccatamente hardcore. Convinti che sia la tradizione a fare la forza di un’uscita che si pone in chiara continuità con quanto l’hardcore può offrire (in particolare, l’impegno politico sopracitato), chiudiamo segnalando anche la vera nota distintiva delle quattro tracce in questione: le linee vocali di Deb Cohen, particolarità che, pur non mancando il parallelo con “compagne di reparto” quali le frontwomen di Iskra o Punch, ha la capacità di porsi in rilievo per uno stile capace di spaziare verso lidi più melodici (cionondimeno furenti). Anche con la preview su Pitchfork – perché no? – l’hardcore potrebbe tornare a essere una minaccia e un’alternativa.
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