Glasgow - " Prima dell'inizio della stagione, sapevamo che dovevamo vincere quattro o cinque gare per pensare di passare il turno. La sconfitta di stasera non cambia molto, abbiamo ancora cinque gare a disposizione e dobbiamo vincerle tutte. I Saints hanno già vinto due gare, quindi vorrà dire che dovremo andare a vincere a Northampton se vogliamo andare avanti". Le parole di Gregor Townsend nel post partita, tecnicamente, non fanno una piega: ' potenzialmente ', i Warriors hanno ancora tutte le carte in regola per ambire alla qualificazione ai quarti di Champions Cup.
La sconfitta rimediata sabato sera allo Scotstoun però, come abbiamo già detto in fase di commento della gara, non preoccupa tanto per il risultato - che, come sappiamo, nello sport va sempre accettato e una sconfitta può arrivare - ma per il modo in cui il risultato è maturato e, soprattutto, per l'atteggiamento della squadra.
Non si può parlare di mancata dedizione, si può però dire che i Warriors sono scesi in campo non liberi mentalmente e mostrando chiaramente, nelle prime fasi, di non essere in grado di gestire la tensione. Non si vogliono, qui, togliere i meriti ai Saints, che hanno fatto la loro gara e meritato di vincere, ma va davvero sottolineato che l'atteggiamento remissivo dei Warriors ha decisamente indirizzato l'incontro e reso la vita troppo facile agli inglesi.
La vittoria del Pro12 lo scorso anno, nella finale di Belfast dove i Glaswegians hanno domato e dominato Munster in ogni aspetto per, pressoché, tutta la gara, aveva convinto un po' tutti che, dopo anni di lavoro duro partendo da molto, molto lontano, i Warriors e il rugby di club scozzese in generale erano finalmente riusciti a trovare il loro 'karma', il loro equilibrio, la consapevolezza di potersela giocare contro chiunque.
La gara di sabato ha un po' confutato questa certezza e, in qualche modo, riaperto le domande che sembravano ormai chiuse: siamo sicuri che i Warriors siano pronti per fare bene in Europa? Siamo sicuri che questa squadra sia una delle più forti in Europa? Anche ammettendo che la classica 'gara storta' può sempre capitare, sono convinto che le aspettative di tutti sono state un po' 'tradite'.
L'inizio in Guinness Pro12, piuttosto difficile, è da imputare senza dubbio alla mancanza di moltissimi elementi fondamentali impegnati con le nazionali - la stragrande maggioranza, con la Scozia - nella RWC2015 ma ieri Townsend, al netto degli infortuni, ha potuto selezionare i migliori 23 per la sfida più importante della prima fase della stagione. Ci sono stati problemi a livello di squadra - nei set-pieces i Warriors sono andati praticamente sempre in difficoltà - e individuali, con mancati placcaggi, sbagliata lettura dei momenti-chiave sia in fase difensiva che offensiva, mancanza di un leader in campo capace di tenere unita la squadra.
Non vanno sottovalutati, sotto questo aspetto, gli addii di giocatori come Al Kellock, van der Merwe, Matawalu e Sean Maitland - nonostante quest'ultimo non abbia giocato per buona parte della passata stagione. La vittoria del Pro12, poi, ha forse messo ancora più pressione sulle spalle dei Glaswegians che, per la prima volta nella storia, si sono trovati nella condizione di dover difendere il titolo e di partire come favoriti, diventando il 'target' degli avversari che vedono una vittoria allo Scotstoun come un motivo d'orgoglio.
La campagna europea dei Warriors, dopo una sola partita, è già appesa ad un filo e il prossimo avversario, gli Scarlets, sono forse il cliente peggiore che si potesse sperare. Primo, perchè con due sconfitte già rimediate non hanno più il peso del "risultato a tutti i costi" ma vorranno, comunque, salvare la loro stagione. Poi, perchè affrontare una squadra che può contare su un giocatore come DTH van der Merwe non è mai facile, specialmente quando si hanno questi problemi in difesa. I gallesi sono in un momento di calo, dopo lo splendido inizio fatto di sei vittorie consecutive in Pro12, hanno dovuto registrare tre sconfitte - una domestica, contro Leinster, prime delle due europee - ma sono pur sempre una squadra che, almeno a Llanelli, può battere chiunque.
Informazioni su Matteo Mangiarotti
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