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Copyright se non è SOPA è pan bagnato

Da Pinobruno

All’onorevole Lamar Smith, deputato al Congresso degli Stati Uniti (21/mo Distretto del Texas) per il Partito Repubblicano, e all’onorevole Giovanni Fava, deputato al Parlamento italiano per la Lega Nord Padania, Internet non piace così com’è. Troppo libera, questa rete, in cui ognuno fa e dice quel cavolo che gli pare. Mettiamogli allora un po’ di bavagli, lacci e lacciuoli, prima che ci prenda la mano. Anzi, trasformiamo gli internet provider in sceriffi.  “Così – fa notare Dario D’Elia – chiunque può alzarsi con la luna storta e richiedere la rimozione di un contenuto che, a suo parere viola le normative sul copyright. Il provider può assecondare la richiesta oppure assumersi la responsabilità dell’eventuale illegittimità del file”.

Copyright se non è SOPA è pan bagnato

Gli onorevoli Lamar Smith (a sinistra) e Giovanni Fava

L’onorevole Lamar Smith è il promotore del SOPA (Stop Online Piracy Act), la proposta di legge che ha scatenato la prima protesta digitale globale. Così  dura da costringere l’onorevole Lamar Smith a ritirare il provvedimento “a tempo indeterminato”.

L’onorevole Giovanni Fava è propugnatore di una SOPA all’italiana, persino più restrittiva – osserva il giurista Guido Scorza – di quella statunitense.  Scrive l’avvocato Scorza che l’emendamento Fava “ricalca sostanzialmente il disegno di legge anti-web presentato dallo stesso parlamentare nei mesi scorsi…e stabilisce, in buona sostanza, che l’obbligo di qualsivoglia fornitore di servizi di hosting di procedere alla rimozione di un contenuto scatti anziché a seguito del provvedimento della competente Autorità, a seguito di una qualsiasi segnalazione da parte di un qualsiasi ‘soggetto interessato’”.

Copyright se non è SOPA è pan bagnato

E bruciamola, questa strega di rete...

Ma c’è di più – aggiunge il giurista – perché l’on. Fava pretenderebbe che analogo obbligo di rimozione toccasse a tutti i fornitori di hosting anche per il semplice fatto di essere stati, precedentemente informati “dai titolari dei diritti violati dall’attività o dall’informazione, anche in relazione ad attività o a informazioni illecite precedentemente memorizzate dal prestatore a richiesta dello stesso o di altri destinatari del servizio”.

Per la rete sarebbe una sorta di  tribunale senza giudici, con i provider tra incudine e martello. Se non è SOPA è pan bagnato, e l’on. Giovanni Fava è il Lamar Smith de’ noantri.

PS. Il blogger statunitense Jamie Lee Curtis Taete ha rivelato che il sito ufficiale di Lamar Smith (prima del SOPA noto soprattutto per il suo inquietante parrucchino) è pieno di immagini adoperate senza il permesso degli autori, in piena violazione del copyright…


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