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CORAGGIO, DASTUR; Lettori; Animalididire

Creato il 13 febbraio 2014 da Chinalski

Coràggio
Dal provenzale coratge, che è dal latino volgare coratĭcu(m), derivato di cŏr cŏrdis ‘cuore’.
Sostantivo maschile.
1. Forza morale che mette in grado di affrontare pericoli, nell’intraprendere azioni difficili o nel sopportare con serenità dolori e sacrifici: un atto di coraggio; dimostrare coraggio; perdersi, mancare di coraggio; affrontare qualcosa con coraggio.
Coraggio civile: quello che si dimostra nell’affrontare una situazione rischiosa per il bene comune.
Avere il coraggio delle proprie opinioni: sostenere e difendere apertamente le proprie opinioni.
Avere il coraggio delle proprie azioni: agire apertamente, non di nascosto, e prendersi così la responsabilità delle proprie azioni.
Coraggio della disperazione: coraggio cieco che si dimostra nel tentare con ogni mezzo di salvarsi da una situazione disperata.
Prendere coraggio: osare.
Prendere il coraggio a due mani: decidere di fare qualcosa dopo avere messo da parte esitazioni e timori.
Fare, dare coraggio a qualcuno: aiutarlo, sostenerlo moralmente in una circostanza difficile o dolorosa.
Farsi, darsi coraggio: cercare in sé la forza d’animo necessaria per superare una circostanza difficile e dolorosa.
2. Sfacciataggine, impudenza: ci vuole un bel coraggio a comportarsi così!
3. (letterario) Cuore, animo.

Interiezione.
Esortazione a non perdersi d’animo, a non lasciarsi abbattere o ad affrontare qualcosa con decisione: coraggio, ancora pochi metri e ce l’abbiamo fatta!

Una (parola) giapponese a Roma

Dastur [das'tur]
Persiano, dal persiano medievale dastavar.
Sostantivo maschile invariabile.
Nella religione zoroastriana antica e moderna, il capo dei sacerdoti avente la funzione di giudice supremo e di consigliere.

I lettori ci scrivono

Ci scrive Gianpiero Lamborghini.

— Buongiorno, mi è capitato di imbattermi in un quesito matematico, il cui testo recitava: "Un gatto e mezzo mangiano un topo e mezzo in un minuto e mezzo,…". A parte la stonatura immediata, secondo voi è più corretto il plurale (mangiano) o il singolare (mangia)? Non sono interessato a sofismi sul fatto che mezzo gatto possa o no mangiare qualcosa, ma piuttosto alla forma corretta in italiano. Lo stesso dubbio si ripresenterebbe in altre frasi meno paradossali del tipo: "Un chilo e mezzo di farina permettono di fare cinquanta panini.". …"permettono" o "permette"? —

E un interessante problema quello che pone, e non riesco a trovare sulle grammatiche nulla che possa aiutarmi a decidere, viceversa qualche idea sulla questione la si trova su internet, ma nulla di definitivo. Risponderò quindi sulla base delle mie conoscenze, e senza potere fare riferimento a fonti più autorevoli.

Per ciò che riguarda le ore si dice: è l’una, è l’una e mezza, sono le due, associando il numero alla presenza dell’uno. Ugualmente si dice un chilo e mezzo, come dice lei, in questo caso anche avvicinando fisicamente la parola "chilo" all’uno.
Avendo utilizzato l’articolo singolare ritengo coerente usare anche la forma singolare per il resto della frase, quindi "un chilo e mezzo di farina permette", e "un gatto e mezzo mangia".
Userei il plurale solo se sommassi delle unità per avere un totale uguale a due o più, ad esempio nella frase "un gatto e un altro gatto mangiano un topo".
Viceversa, se volessi usare un tono più formale (e meno naturale), potrei dire "servono uno e mezzo chili", ma poi mi verrebbe un poco da ridere per il tono burocratico.

Spero di esserle stato utile, ma forse qualche lettore della Parolata vorrà confutare o condividere le mie parole.

Animali di dire

Avere un coraggio da leone
(figurato) Essere molto coraggioso.

Prendere il toro per le corna
(figurato) Affrontare senza esitazione un pericolo.


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