“Corcos. I sogni della Belle Époque” è il titolo della mostra che Palazzo Zabarella ospita a Padova dal 6 settembre al 14 dicembre 2014. La Fondazione Bano, ente no-profit impegnato a promuovere la cultura e l’arte dell’Ottocento e Novecento italiano, in collaborazione con il Comune di Padova e la Regione Veneto, presenta un’esposizione con oltre 100 dipinti in grado di ripercorrere la produzione artistica del pittore livornese, attraverso una serie di capolavori, fra i quali si trovano diverse opere inedite.
Vittorio Corcos (Livorno 1859- Firenze 1933) è soprattutto un ritrattista, tra i più ricercati dalle personalità influenti del suo tempo, nonché interprete raffinato della società di inizio Novecento. Egli ha saputo tradurre sulla tela le numerose suggestioni letterarie del naturalismo e del simbolismo francese.
La mostra, curata dai maggiori esperti del pittore livornese quali Ilaria Taddei, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, a 15 anni dalla retrospettiva tenuta nella città natale dell’artista, ripercorre in maniera attenta e completa l’evoluzione compiuta da uno dei protagonisti della cultura figurativa a cavallo fra i due trascorsi secoli. Iscritto all’Accademia di Belle Arti di Firenze, la formazione di Corcos avviene fra il capoluogo fiorentino, Napoli e Parigi. È proprio nella capitale francese, in cui ha vissuto dal 1880 al 1886, che egli si applica alla pittura “en plein air” e avviene l’incontro con De Nittis, artista e amico, col quale cercherà sempre il confronto. Da quest’ultimo Corcos rimane completamente rapito, tanto da fare propria quella “levità atmosferica” di certe vedute urbane e marine, nonché la grazia dei ritratti femminili, tipiche del pittore di Barletta.
Già nella prima metà del secolo scorso, Corcos era molto conosciuto. Come affermava lo scrittore e critico d’arte Ugo Ojetti che nel 1933 lo commemorava: “Chi non conosce la pittura di Vittorio Corcos? Attenta, levigata, meticolosa, ottimistica. Donne e uomini come desiderano d’essere, non come sono”.
Corcos fu autore di ritratti ufficiali retrospettivi, come quello di Giuseppe Garibaldi; di protagonisti dell’arte, della letteratura e della musica, come Giosuè Carducci, Pietro Mascagni, Silvestro Lega, Yorick. Così come di attrici e dame dell’alta società: Lina Cavalieri, Yole Biaggini Moschini, Anna Morosini e venne chiamato per tramandare ai posteri la figura dei regnanti d’Europa quali Carlos e Amalia del Portogallo e l’imperatore Guglielmo II di Germania. La regina Maria Josè, immortalata nel 1931, è stata la sua ultima “modella celebre”, il cui ritratto chiude anche l’esposizione.
I capolavori riuniti a Padova provengono da musei italiani ed internazionali, come la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la Galleria di Arte Moderna di Milano, il Musée D’Orsay di Parigi e dalle maggiori collezioni pubbliche e private.
Al centro del percorso troviamo il grande capolavoro “Sogni”, la sua opera più celebre, proveniente dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, scelta anche come “effige simbolo” per il manifesto della mostra. Si tratta di un ritratto particolarmente audace per l’epoca, che vede come protagonista una delle modelle preferite da Corcos, più volte presente nelle sue opere.
È Elena Vecchi, la figlia minore dello scrittore di storie marinare noto con lo pseudonimo di Jack la Bolina, più semplicemente una ragazza moderna. Grazie alla posa “sfrontata” e agli occhi fissi sull’osservatore, così come all’ambientazione suggestiva, tale quadro è diventato l’immagine più emblematica della cosiddetta “Belle Epoque” di cui ben rappresenta l’atmosfera sospesa tra i sogni dorati e una sottile inquietudine. Quest’immagine di giovane donna, fiera e consapevole di sé, al suo apparire nel 1896 aveva acceso aspre discussioni. La lettura rappresenta una nuova occupazione che Corcos incoraggia, creando un connubio tra libri ed esponenti femminili.
Nei ritratti le figure incantano, sembrano uscire dalla tela e venirci incontro. I particolari minuziosi degli abiti maschili, quali i nastri rossi e le catene dorate, attirano lo sguardo del visitatore; così come i pizzi e i merletti delle vesti delle dame fluttuano nell’aria, illuminati da una luce posta di fronte o di scorcio. Le soffici tende di seta, utilizzate spesso da Corcos per dare al quadro una prospettiva, sembrano avvolgere la scena in nuvole colorate. I particolari che caratterizzano i muri, i marmi, i pavimenti di legno utilizzati dal pittore come “setting”, sono incredibili. Lasciano sgomenti da quanto appaiono reali, sembrano fotografie. E poi ci sono le sedie e le balaustre, elementi dei quali Corcos si è servito per “introdurre” i suoi protagonisti, che dividono il piano in una serie diversa di profondità. Il mare fa da sfondo, del quale sembra di “odorare” la piacevole brezza.
Da questa rassegna si esce arricchiti. Appagati nello spirito ed increduli che nel mondo esista tanta bellezza. E poi ci sono gli occhi, dei quali non ci si dimentica.
Perché come ha affermato Vittorio Corcos, “In un ritratto quel che conta sono gli occhi; se quelli riescono come voglio, con l’espressione giusta, il resto viene da sé”.
Una mostra studiata e organizzata in maniera magistrale che, all’interno del suggestivo Palazzo Zabarella, è riuscita a rinnovare e dare lustro alla grandezza di questo intramontabile pittore.
Written and photos by Cristina Biolcati