Quando dico che uno di miei desideri di viaggio più importanti e’ quello di visitare la Corea del Nord, tutti mi prendono per pazza. Forse e’ vero considerato il fatto che viaggiare la’ significa non potersi muovere liberamente ne’ parlare con la gente, e che il costo medio di un viaggio si aggira intorno ai 1’000 euro per 5 giorni di permanenza di cui il 100% va al suo criminale governo…
Dall’altra parte pero’ questa terra isolata da tutto e da tutti mi affascina come non mai, quindi venire in Corea del Sud per me vuol dire per forza avvicinarmi al nord il più possibile.
Ed e’ quello che facciamo il giorno 10 gennaio 2014 con un tour organizzato che ci conduce nella DMZ, la fascia di terriotrio larga 4 km istituita tra le due corre negli anni ’50 per cercare di trovare una specie di fascia-cuscinetto di non belligeranza, e poi ancora più avanti nella Jsa (Joint Security Area), l’unico luogo della DMZ in cui gli eserciti delle due Coree si guardano occhi negli occhi…
Siamo una trentina, ognuno da un luogo diverso della terra… Filippine, Ohio, Sydney, Dubai… Il mondo intero raccolto in questo piccolo fazzoletto di terra che catalizza l’attenzione di tutto il mondo.
Il tour si articola in diverse tappe e, a parte la visita alla JSA dove la tensione e’ abbastanza palpabile (e la numerosa presenza della US Army lo dimostra), mi sembra un circo mediatico dal sapore da parco dei divertimenti tipicamente asiatico. Nonostante cio’ l’emozione e’ grande quando ad esempio accediamo al Terzo tunnel, uno dei quattro scoperti in anni recenti, scavati dai militi nord coreani con l’intenzione di attaccare di sorpresa Seoul… Una cremaliera da giostra da Luna Park ci conduce a piu’ di 70 metri sottoterra e da li’ ci incamminiamo lungo il tunnel fino ad arrivare a 150 m dal confine, ci dicono. Cammino nel caldo umido della galleria alta due metri e larga altrettanto immaginando le intenzioni di chi l’ha scavata e la devastazione che avrebbe provocato se una fuoriuscita imprevista d’acqua in sueperficie in seguito all’ennesima deflagrazione necessaria per scavarla non ne avesse rivelato la presenza agli ignari abitanti sud coreani della zona…
E ancora sbarro gli occhi alla grande bandiera nord coreana svolazzante su un pennone alto 160m che si scorge dal Dora Observatory, in cima ad una collina: nelle giornate terse da qui si riesce persino a vedere una delle 25’000 statue del leader nord coreano fatte erigere su tutto il territorio per ricordare al popolo (che oltre a non sapere cosa sia internet ne’ i telefoni cellulari, sta anche soffrendo la fame) chi comanda…
Quando poi arriviamo alla JSA l’emozione e’ grande: ci ritroviamo davanti ai piccoli edifici blu delle Nazioni Unite che sorgono a cavallo della linea di confine. Al di la’ compeggia un austero edificio presidiato da guardie nord coreane… Entriamo in uno degli edifici blu, ci fanno sistemare al di la’ di un lungo tavolo e la guida, che rimane al di qua del tavolo, scherza dicendo che ora noi ci troviamo in Corea del nord mentre lui e’ sano e salvo nel sud. I microfoni allineati al centro del tavolo (che stanno registrando tutto cio’ che stiamo dicendo) segnano il confine e la guardia posizionata esattamente in asse, immobile come un manichino, ci ricorda dove siamo… La guardia e’ a disposizione per le foto (ecco il circo mediatico di cui vi parlavo) ma guardando fuori dalla finestra la linea di confine e’ li’, forte e potente, inesorabilmente presente… In giro ci sono i soldati dei due eserciti e tanti militi americani, tronfi nelle loro divise quanto sono impettiti e rigidi i coreani… Decine di occhi osservano ogni nostro movimento, ci dobbiamo muovere tassativamente in fila per due, non dobbiamo fare gesti ne’ indicare, le foto si possono fare solo nella direzione indicataci…
Ultima tappa la Dorasan Station, il capolinea dei treni sudcoreani. Il moderno edificio e’ grande e deserto come sono deserti i magazzini che vediamo intorno: tutto e’ pronto per l’unificazione, una unificazione che la Corea del Sud si aspetta e spera si realizzi al piu’ presto, una Corea del Sud che non vuole rivendicare la propria superiorita’ sul nord ma che e’ vicina al suo popolo sentendolo proprio e che non vede l’ora che la propria nazione si possa dire UNITA.
“We hope that visitors who come to this place better understand the reality of the korean peninsula and become strong supporters of unified Korea” (Speriamo che chi visita questo luogo capisca meglio la realt’ della penisola coreana e divento sostitore dell’importanza di una Corea unita): questa frase che leggiamo su una targa fuori dal JSA Visitor Centre riassume perfettamente l’esperienza di viaggio al confine tra Corea del Nord e Corea del Sud. Nord vs sud o piuttosto NORD + SUD.
(viaggio di Federica e Ivano)