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La zona vinicola


L'area vinicola del Cori DOC è una piccola zona pedemontana dei Monti Lepini, in provincia di Latina, proprio al confine con la pianura Pontina. I vigneti sono posti nella zona pedemontana, prevalentemente collinare e dolce. Qui il territorio rispetta la geologia dei Monti Lepini, di origine sedimentaria con rocce costituite essenzialmente da Calcari e Dolomie. I Calcari sono fondamentalmente costituiti da Carbonato di calcio definito Calcite, mentre le Dolomie sono Carbonato doppio di calcio e magnesio definito Dolomite. Grazie ai fossili si è potuti risalire all'epoca di formazione dei Monti Lepini, ovvero quella Mesozoica, quando l'area era il fondo di un mare poco profondo e tropicale, costituita da una piattaforma carbonatica. Questa situazione si è perpetuata dal Giurassico al Cretacico lungo circa 100 milioni di anni dando quindi la possibilità alla formazione delle rocce carbonatiche fino a 3 chilometri di spessore. Il lento depositarsi di piccoli esseri viventi i cui scheletri contenevano molto calcio, quindi conchiglie, spugne, coralli ed altri, ha permesso una stratificazione compatta e tranquilla del carbonato di calcio. Variazioni ambientali hanno comunque permesso spessori fini tra i vari strati anche di argille e sabbie, in cui vengono ritrovati numerosi fossili in particolare di rudiste. Per quel che riguarda la morfologia, l'area è caratterizzata dal carsismo, con forte presenza grotte aperte dall'acidità delle piogge particolarmente aggressive sui carbonati. Il sottosuolo inoltre è interessato da numerosi corsi d'acqua inghiottiti dalle cavità, che vanno spesso a nutrire le vigne. Infatti qui vi si trova anche molto del calcare, ovvero calcio e magnesio, sciolto dall'azione delle acque sulle rocce.

I vitigni bianchi


I vitigni bianchi utilizzati nella produzione di questi vini bianchi sono il Bellone, il Malvasia del Lazio e il Greco Bianco. I primi due sono degli autoctoni laziali, da sempre usati nelle vinificazioni dell'area.

Il Bellone è presente qui dall'epoca romana come attestato da Plinio che lo decantava come tutto sugo e mosto. Il suo nome lo colloca nella famiglia dei Belli, descritta nel 1881 dal Bollettino Ampelografico. Il Bellone viene sfruttato moltissimo nel Lazio, in particolare in purezza. Raramente coltivati al di fuori del Lazio, qui fa parte anche di numerosi assemblaggi, anche sotto altri nomi specialmente nelle provincie meridionali. Viene chiamato anche Cacchione, Uva Pane, Zinna Vacca, etc. Ha grandi grappoli, a volte medi, di forma cilindrica e serrati. I chicchi sono grandi e tonde, ben pruinose e dalle bucce spesse. Vigoroso e molto produttivo, il Bellone è molto incostante nelle sue rese. Il sistema dall'allevamento è a media espansione. Il terreno per delle rese migliori deve essere fertile e vulcanico, fresco e asciutto, in quanto soffre il marciume. Viene vendemmiato ad ottobre e contiene molto zucchero. I suoi vini in purezza sono infatti strutturati, colorati ed alcolici, di buon aroma fruttato e maturo. Si riconoscono le pesche e i pompelmi, ma anche le mandorle e infine il miele. Va bevuto entro i due anni con la cucina romana, speziata alle erbe e con le verdure, sia grigliate che in zuppa. Perfetto per il pecorino, si trova a suo agio anche con i pesci di lago e con i salumi.

Il Malvasia del Lazio è la classica uva appartenente alle famiglie del Malvasia, anch'essa ben radicata nel territorio da molti secoli, usata quasi sempre in assemblaggio, molto spesso con il Trebbiano al quale regala qualità in cambio di quantità. I suoi vini sono molto aromatici, spesso vinificati dolce ma anche spumantizzati, ottimi con molti abbinamenti.

Il Cori Bianco DOC


La denominazione di origine controllata Cori nasce il 21 luglio 2010 per decreto ministeriale dovi si autorizza la vinificazione in bianco e rosso per i soli comuni di Cori e Cisterna di Latina, nella parte collinare. La base ampelografica per il vino bianco vede l'impiego del Bellone per almeno il 50%, del Malvasia del Lazio per almeno il 20% e del Greco Bianco per almeno il 15%. A questo assemblaggio si possono aggiungere altre uve autorizzate dalla regione per un massimo del 15%. Il disciplinare prevede anche la tipologia monovitigno per il Bellone, con l'uvaggio fissato al classico 85%.

Le rese massime consentite per il Cori Bianco sono fissate a 15 tonnellate per ettaro, mentre per la menzione monovitigno Bellone a 12 tonnellate. Per il primo il grado alcolico minimo deve essere di 10.50% vol., mentre per il Bellone di 11,50% vol.

I produttori


Marco Carpineti, con base a Cori, vinifica il Cori Bianco Capolemole con il 60% di Bellone, il 30% di Malvasia e il 10% di Trebbiano. Di un bel colore paglierino carico, questo vino offre una delicata gamma olfattiva alla nocciola tostata e al biscotto, con sfumature di mela verde ed erbe aromatiche. Ben alcolico ma anche morbido in bocca, è perfetto per il pollo alle mandorle.

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