Magazine Cultura
Arrivo a Cori, costeggiando Doganella di Ninfa, in una mattinata afosa e molto umida: la foschia
impedisce di vedere la pianura Pontina che si stende a perdita d'occhio e perfino la grossa macchia
verde del parco di Ninfa, che altrimenti sarebbe visibile da chilometri di distanza.
Scopro subito, a mie spese, che di Cori ce ne sono due: Cori Monte e Cori Bassa.
Io vado a Cori Bassa.
Arrivo in piazza, dove mi attende un parcheggio ampio ma poco attrezzato, nel senso che è
senza strisce e col fondo sterrato. Fortuna che c'è ombra e col caldo che fa non è poco. Lascio la
macchina completamente nell'ombra di un grosso salice - nella quale la ritroverò - e mi avvio a piedi,
armato di buona volontà, curiosità (molta) e la mia inseparabile macchinetta digitale.
Incontro subito una piazzetta che deve aver visto tempi migliori. Adesso tranne il fresco dei tigli e le panchine (peraltro scomodissime) non offre più niente. Solo un piccolo spiazzo lastricato di porfido reso pedonale da due transenne d'alluminio, all'interno del quale alcuni bambini piccoli giocano a pallone con un Santos, tanto per restare in tema coi mondiali in Brasile che s'inaugurano oggi.
Intanto conto almeno una trentina di tigli, a coppie di due, sistemati sui marciapiedi a fianco della strada, mentre annuso dall'aria il loro odore, che in questa stagione è inebriante. Dopo un pò mi avvio in salita, passando sotto un arco finto, allestito per la scenografia del Carosello Storico dei Rioni di Cori che si terrà questa estate.
La prima impressione che ricevo dalla città è pessima; appare maltenuta, trascurata, zeppa di muri crepati e scrostati. Sulle facciate esterne di quasi tutti i palazzi, molto in alto, credo di scorgere, i colpi inferti dai fucili e dalle mitragliatrici durante la guerra. Ci vorrebbe un bel restauro generale per portarla ad uno splendore solo lontanamente suggerito dai fregi in muratura appena visibili sulle facciate dei palazzi ottocenteschi che incoronano la piazza.
Un signore che mi vede scrivere i miei appunti mi si rivolge: "non perde tempo lei!"
Gli dico che sono un paesologo e che sto raccogliendo i miei appunti. Non mi chiede cosa sia un paesologo, ma si avvicina per raccontarmi qualcosa della città e mi svela un particolare curioso.
Pare che, contrariamente alla legge di gravità che sta spopolando tutti i centri storici della Ciociaria, Cori Monte sia molto più vivace commercialmente, culturalmente e socialmente; il sindaco e la giunta investono molto più sopra che sotto. Ovviamente, di questi tempi, la coperta è troppo corta e non permette di spendere soldi anche a Cori Bassa, che infatti appare come appare.
Mi dice pure che ai commercianti pare molto più conveniente allestire il loro mercato settimanale, definitivamente a Cori Monte, invece che, come avveniva prima alternarlo tra sopra e sotto.
E mi rivela anche, ma senza ombra di razzismo, che la città ospita più extracomunitari che coresi; è piena di indiani, rumeni e magrebini che lavorano a Latina e nalla Pianura Pontina, ma trovano molto più conveniente abitare a Cori, pagano meno di affitto.
Mi alzo e m'incammino. Sono diretto al Pozzo Dorico, al Tempio di Castore e Polluce e al tempio di Ercole e, se ce la faccio, vorrei anche visitare le Mura Poligonali del V° secolo prima di Cristo, che si trovano nel centro storico di Cori Monte, la vecchia Cora.
Mentra salgo a piedi lungo il decumano centrale mi imbatto nella casa che diede i natali a Marchetti, ingegnere progettista e costruttore dei primi aerei italiani, nonché pilota che trasvolò due volte l'Oceano Atlantico.
Ma dopo qualche km il caldo si fa insopportabile e, deluso, desisto dal continuare oltre nella salita. Torno in piazza per rinfrescarmi ad una delle tante fontane di ghisa e m'imbatto in Muhammad, che si siede accanto a me, i capelli neri e crespi e la barbetta rada, il suo interloquire tradisce una pesante inflessione romanesca, di cui pare orgoglioso, quando mi dice che anche chi non lo conosce ci sente l'accento corese. Dice di chimarsi Simone e che venne in Italia 24 anni fa, ora ne ha 25, mentre parla con me, chiede una sigaretta a tutti quelli che ci passano davanti, ma nessuno gliela da.
Mi dice che Cori è più antica di Roma - la città dei suoi sogni - lo ha saputo appena 15 giorni fa. In effetti pare che la fondazione della vecchia Cora risalga al XIII°-XII° secolo A.C.. mi racconta che quando compì 18 anni, lo stesso giorno, decise di cambiare vita "vaffanculo!" mi fa: voleva andare a Roma e stabilirsi lì per sempre. Addio Cori. Ma il padre ne denunciò la scomparsa e i carabinieri lo trovarono mentre tentava di prendere il treno per Roma, alla stazione di Cisterna, e senza biglietto. Lo bloccarono prima che riuscisse a inurbarsi e a scomparire per sempre, fogocitato dal ventre della megalopoli. Adesso continua a vivere a Cori, un pò sconsolato, facendo lavori saltuari. Come elettricista "quando lo chiama uno di Velletri" - mi dice - oppure offrendosi come guida turistica dell'antica Cori. Mi racconta di quando accompagnò alcuni turisti al Tempio di Ercole, dopo tanto camminare questi stanchissimi decisero di non continuare e fotografare il tempio da sotto con lo zoom; non lo pagarono e non gli diedero nemmeno una piccola mancia. Li pagò lui con un sonoro e meritato "vaffanculo!".
Muhammad é un vulcano di aneddoti; un fiume in piena di curiosità sulla cittadina.
Il piatto tipico di Cori sono le fettuccine alla corese, coi funghi.
L'economia di Cori si fonda sulla coltivazione della vite e dell'ulivo, da cui si ricava un gran vino d.o.c., il Cori bianco e rosso, e un olio e.v.o. eccellente.
Le notti di Cori sono molto movimentate, per via delle risse che si scatenano tra rumeni e indiani ubriachi.
A Cori fa fresco perchè già dal pomeriggio si alza un piacevole vento.
Anche lui è rimasto ferito in una lite con un rumeno ubriaco che gli chiedeva una sigaretta e sfilandogliela dalla bocca lo colpì con un pugno in pieno viso provocandogli una ferita alla cartilagine dell'orecchio sinistro.
Me la mostra e mi racconta la sua odissea per raggiungere il pronto soccorso e farsi medicare.
Quel simpatico e facondo magrebino non mi risparmia nemmeno la diagnosi e la cura dell'assai disponibile medico.
E' talmente disponibile che si offre pure di sintonizzare il mio net-book sul wi-fi comunale. Ma dopo ripetuti tentativi desistiamo. "vaffanculo!" Stavolta lo dico io. Mi alzo, guadagno la macchina, apro lo sportello, metto in moto e me ne vado.
Mentre scendo verso Latina Scalo attraverso campi coltivati a kiwi.
Scorgo sulla collina alla mia destra il profilo di Norma, l'antica Norba e, di fronte Sermoneta, col suo castello Caietani imponente.
E penso alle meravigliose bellezze che mi circondano e che devo scoprire, tutte.
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