Come un killer della mala calabrese ha fatto fuori la sua amata e poi si è sbarazzato del corpo con le fiamme. Ha perfino tentato di depistare gli inquirenti. E’ accaduto nello Jonio cosentino, terra dove di fatti di ‘ndrangheta ne accadono e di peggiori. Ma quando protagonisti sono i minori e la mafia non ha nulla ha che vedere, si rimane sgomenti e perplessi. La vita di Fabiana Luzzi è stata spezzata dal suo fidanzatino che dopo averla accoltellata le ha dato fuoco. Il cadavere carbonizzato della sedicenne scomparsa venerdì da casa a Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, è stato trovato sabato sera in una zona di campagna della città del cosentino.
A denunciare la scomparsa della ragazza, che avrebbe compiuto gli anni il 13 giugno, erano stati i genitori non vedendola rientrare. Domenico Morrone, il ragazzo coetaneo della ragazza venerdì era stato ricoverato nel centro grandi ustionati di Brindisi dopo essersi presentato nel pomeriggio nell’ospedale di Corigliano. I Carabinieri non avevano creduto a ciò che il ragazzo aveva raccontato ai sanitari, di essersi ferito mentre armeggiava con il suo motorino. Il giovane sarebbe stato interrogato e sarebbe crollato raccontando quanto davvero successo. Morrone aveva anche raccontato di avere accompagnato la 16enne a casa e poi di essere stato aggredito. Dopo le insistenze degli investigatori il giovane ha fatto anche i nomi dei presunti aggressori motivando il gesto con il fatto che lo volevano punire per alcuni suoi comportamenti. Poi la confessione. E il ritrovamento del corpo. Ora il dolore e i tanti perché a cui dare risposte.