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“Cornuto” e “Scornacchiato”: tutti i modi in cui vengono usate in napoletano

Creato il 23 marzo 2016 da Vesuviolive

cornaTutti i napoletani, almeno una volta, hanno usato i termini “cornuto” e “scornacchiato” per offendere qualcuno. Sono parole italiane che, però, nella nostra lingua hanno assunto un’importanza tale da diventare parte della lingua napoletana. Si tratta di quelle particolari offese che, nell’uso comune, sono diventate generiche ed universali al punto di venire adoperate in qualunque circostanza: qualcuno che ci ha sorpassato in maniera poco corretta, qualcuno che ci ha fatto un torto o, semplicemente, non ci sta a genio. Eppure, si tratta di due termini con un significato ben definito.

Di “cornuto” abbiamo già parlato e viene utilizzato per definire un uomo che ha la sfortuna di avere una compagna poco fedele. Molto simile il significato di “scornacchiato”, con soltanto una piccola differenza: parliamo di un “cornuto” consapevole, che è a conoscenza della infedeltà e la sopporta senza battere ciglio. Nonostante quanto sembra, le due parole hanno derivazioni diverse. Mentre “cornuto” deriva dalle corna che metaforicamente incoronano il capo del tradito, “scornacchiato” no: va rapportato, infatti, alla parola “scorno”, ovvero “vergogna“. Il vero significato sarebbe quello di “svergognato”, una persona che non si imbarazza della sua condizione di “cornuto“.

Ovviamente, i due termini si sono allontanati molto dal loro significato principale. “Cornuto” può essere indicativo di una persona molto cattiva o antipatica e le sue corna implicherebbero una somiglianza con il re di tutti i mali, il Diavolo. In ogni caso, quindi, non ha mai una valenza positiva, anzi, possiamo considerarla una delle offese più dispregiative della lingua napoletana. “Scornacchiato“, invece, proprio per la sua origine non è sempre offensivo: capita, ad esempio, di sentirlo dire anche a bambini particolarmente vispi. Lo “scornacchiato“, come persona priva di vergogna, non è quasi mai visto negativamente e il termini si riduce ad un semplice “sfottò”.


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