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Corpi socialmente costruiti

Da Roberto Di Molfetta @robertodimo

Per molto tempo i corpi sono stati visti come argilla, modellabili, concepiti come simboli che parlano del posto che occupano i loro portatori all’interno dell’ordine sociale, testi, soggetti ad una necessaria e continua reinterpretazione. Essere uomini o donne non è qualcosa di universalmente dato e naturale, ma è il prodotto di un processo storico e sociale: si apprende ad esserlo e ad agire come tali. Il discorso sul corpo si mostra come un incrocio o superficie di significazione che nasce dall’incontro di elementi materiali e culturali oltre che di evoluzione storica. L’attenzione per il corpo è vissuta come un tempo per sé, come uno spazio personale in cui il soggetto recupera la convinzione di esercitare una piena sovranità sulla proprio vita.

Oggi, i corpi assumono sempre maggiore importanza nel contesto sociale, in moltissime culture funzionano come un sistema naturale di simboli, ed è per questo che sono considerati espressione individuale altamente controllata. Il corpo viene socialmente differenziato in maschile o femminile, e questo avviene solo in minima parte per mezzo di un’azione pedagogica esplicita ed espressa. Sono infatti molto più efficaci le ingiunzioni tacite presenti nella routine dei riti, collettivi e privati, e nella divisione del lavoro. Il corpo è oggetto di difficile interpretazione, e ciò richiede una continua negoziazione dei confini disciplinari tra sociologia, storia, antropologia e psicologia, forse è anche per questo motivo che la sociologia ha sentito l’esigenza di problematizzare la nozione di corporeità stessa, ovvero il modo in cui esprimiamo e definiamo cosa significa avere ed essere un corpo.

Il concetto di corpo è strettamente correlato a quello d’identità, infatti, da sempre l’identità di un soggetto è riferita alla sua immagine, alla corporeità che proietta e alla sua fisicità evidente. Per quanto riguarda la riscoperta dell’esperienza corporea, più che la sociologia, sono stati proprio i cambiamenti sociali più recenti a sviluppare nuove attenzioni verso il corpo, innanzi tutto come spazio di proprietà personale indirizzato a favorire la differenziazione individuale e in secondo luogo come oggetto di investimento sociale e pubblico da parte del mondo dei consumi.

La riscoperta sociale dell’importanza del corpo passa anche attraverso i cambiamenti che hanno portato a nuove forme di identità personale che partono proprio dal corpo e dalla possibilità di trasformarlo o di densificarlo di segni comunicativi per veicolare appartenenze e distinzioni. Il corpo diventa mediatore tra noi e il mondo, una conoscenza incorporata, un habitus come direbbe Bourdieu. Siamo tutti vittime e insieme, tutti responsabili degli assetti simbolici che ci compongono e che noi stessi contribuiamo, senza nemmeno rendercene conto, a mantenere in vita.


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