Jacques Le Goff scrive Il corpo nel Medioevo (2005). E così, proseguendo il programma del fondatore degli Annales, March Bloch, il corpo entra nel racconto storico. E scopriamo che anche gli uomini e le donne del passato, «creature spossessate della loro carne», possedevano un corpo. Ma non solo. Scopriamo soprattutto la concezione che gli uomini di quell’epoca avevano del corpo: ambivalente. «Da un lato il corpo è disprezzato, condannato, umiliato», dall’altro il corpo è glorificato: «Nell’aldilà, uomini e donne ritroveranno un corpo, per soffrire all’inferno, per gioire legittimamente grazie ad un corpo glorioso in paradiso». Il «corpo cristiano medievale è attraversato da parte a parte da questa tensione, questo altalenare, questa oscillazione tra rimozione ed esaltazione, umiliazione e venerazione». Nell’Introduzione (Storia di un oblio), Le Goff, ripercorre le ragioni che hanno portato la storiografia occidentale a “rimuovere” il corpo dal suo orizzonte, assegnandolo alla “natura” e non alla cultura, e cita, a un certo punto, i due autori della Scuola di Francoforte, Max Horkheimer e Theodor Wiesengrund Adorno: «Per i due rappresentanti dell’Istituto per la ricerca sociale di Francoforte, “l’Europa ha due storie: una, ben nota e scritta, l’altra sotterranea” […] La storia del corpo sarebbe quindi il non pensato della civiltà occidentale», ossia rappresenta quella storia sotterranea e non scritta dell’occidente.
All’interno di questa prospettiva, la storia del corpo diventa il luogo o l’occasione per scrivere un’“altra storia”, perché, attraverso il corpo passano e si costruiscono le pratiche e gli strumenti del “dominio”. Fare la storia del corpo equivale a fare la storia del dominio, perché non esiste dominio laddove non v’è corpo. In altri termini, il dominio, sotto qualsiasi forma e sotto qualsiasi profilo si presenti, ha bisogno del corpo per poter esprimere e fondare se stesso. I segni del corpo, le sue metafore, i suoi gesti diventano tutte espressioni di dominio, poiché il dominio altro non è che “potere di controllo” su di sé e sugli altri. E non fa differenza se tale potere di controllo (e di autocontrollo) venga esercitato “intenzionalmente” o inconsapevolmente. Rimane il fatto che tale potere è in atto finché il corpo rimane sotto una qualsiasi forma di controllo. Quando il corpo sfugge al potere di controllo sfugge al potere imposto dall’ordine vigente. La ragione per cui il corpo è stato dimenticato dalla storia e dagli storici rimanda proprio a questa equivalenza: occuparsi del corpo, farne la storia equivaleva a “svelare” le forme che il dominio ha assunto nel corso della storia. Un oblio rimanda all’altro. Non a caso gli studiosi a cui Le Goff si richiama sono autori quali Norbert Elias e Michel Foucault, cioè a due grandi studiosi del “potere” non identificabile semplicemente con quello politico. Quando la Storia (e gli storici) si occupa di re, imperatori, battaglie, trattati, guerrieri, santi, papi, eventi, capi di stato, partiti, governi, ecc., magari svelando le tecniche del potere politico, i suoi meccanismi, è come se si occupasse di qualcosa che è distante dalla nostra vita quotidiana, si occupasse cioè di qualcosa di cui l’uomo comune è soltanto uno spettatore passivo, interessato sì alle trame del potere, magari per le ricadute indirette che esse possano rappresentare per la sua esistenza, ma che comunque restano fenomeni che appartengono a una dimensione altra rispetto alla propria, che sono infine posti su un piano altro rispetto al proprio. Quando invece la storia si occupa del corpo allora non siamo più spettatori passivi, non possiamo più chiamarci fuori come se la cosa ci riguardasse sì, ma solo indirettamente o per curiosità di sapere. La storia del corpo è la storia delle forme e funzioni di dominio, di cui ciascuno di noi dalla nascita sino alla morte è, volente o nolente, coinvolto, perché la storia del dominio è una storia non che ci appartiene, ma alla quale apparteniamo. Volente o nolente.
Magazine Cultura
Possono interessarti anche questi articoli :
-
“Le mie parole d’acqua” di Maria Luisa Mazzarini. Recensione di Lorenzo Spurio
Le mie parole d’acqua di Maria Luisa Mazzarini Edizioni Divinafollia, Caravaggio, 2015 Recensione di Lorenzo Spurio “Le mie parole d’acqua” (2015) Dopo Lantern... Leggere il seguito
Da Lorenzo127
CULTURA, LIBRI -
La tua estate con Adelphi
Rodolfo Sonego e Il racconto dei racconti Se c’è una Casa Editrice che fa andare sul sicuro il lettore questa è Adelphi, vera e propria garanzia di qualità,... Leggere il seguito
Da Signoradeifiltriblog
ARTE, CULTURA -
Vivere qui di Giacomo Gusmeroli
La nuova raccolta di versi di Giacomo Gusmeroli Chi mi conosce e frequenta da più tempo questo mio spazio virtuale sà quanto io apprezzi Giacomo Gusmeroli e la... Leggere il seguito
Da Paperottolo37
CULTURA, LIBRI -
ANTONELLA CILENTO e VANNI SANTONI ospiti di “Letteratitudine in Fm” di...
ANTONELLA CILENTO e VANNI SANTONI ospiti di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 1 luglio 2015 - h. 9:10 circa (e in replica nei seguenti 4 appuntamenti:... Leggere il seguito
Da Letteratitudine
CULTURA, LIBRI -
A me la tua mente: il progetto mk ultra (prima parte)
Un piccolo documentario, anzi meglio una denuncia sulla manipolazione mentale made in Italy. Preparai questi video tempo addietro e poi li lasciai decantare... Leggere il seguito
Da Marta Saponaro
CULTURA, DIARIO PERSONALE, PARI OPPORTUNITÀ, PER LEI -
COSENZA: L’UOMO NOMADE | Peregrinazioni, terre lontane, luoghi, etnie,...
Mostra L’UOMO NOMADE peregrinazioni, terre lontane, luoghi, etnie, migranti, memorie Cosenza – Palazzo ArnoneMercoledì 1 luglio 2015 – ore 11. Leggere il seguito
Da Amedit Magazine
CULTURA, SOCIETÀ