Da Corporea,
il corpo nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese,
a cura di Loredana Magazzeni, Fiorenza Mormile, Brenda Porster e Anna Maria Robustelli,
Copertina e illustrazioni da opere di Francesca Romana Pinza
Prefazione Liana Borghi
Le Voci della Luna, Sasso Marconi, 2009.
The Cruellest Season
di Brenda Porster
“April is the cruellest month…”
Only slightly joking,
I said you were
my cruellest season
you never would
quite get the point,
although you could
-great sperm-whale of the mind-
spout flashy geysers of remembered verse.
Not so long after
I understood
how earth might not desire
the softening rain,
her pain
at penetration, the stretch-marked crust’s
slow smoothing to the touch
of liquefying fingers,
the shyness of green shoots
just daring to suggest –
while toughened roots
already presage
oncoming drought.
La stagione più crudele
di Brenda Porster
“Aprile è il mese più crudele…”
Scherzando, ma solo un poco,
ti ho detto che eri
la mia stagione più crudele
non hai mai voluto
capirlo del tutto,
sebbene tu sapessi
-grande capodoglio della mente-
schizzare vistosi geyser di versi a memoria.
Non molto tempo dopo
ho capito
come la terra possa non desiderare
la pioggia che ammorbidisce,
il suo dolore
mentre vi penetra, la crosta smagliata
che si spiana lentamente al tocco
di dita che sciolgono,
la timidezza dei verdi germogli
che osano appena insinuare –
mentre radici indurite
già presagiscono
siccità imminente.
(traduzione di Andrea Sirotti)
*
Warming Her Pearls
di Carol Ann Duffy
Next to my own skin, her pearls. My mistress
bids me wear them, warm them, until evening
when I’ll brush her hair. At six I place them
round her cool, white throat. All day I think of her
resting in the Yellow Room, contemplating silk
or taffeta, which gown tonight? She fans herself
whilst I work willingly, my slow heat entering
each pearl. Slack on my neck, her rope.
She’s beautiful. I dream about her
in my attic bed; picture her dancing
with tall men, puzzled by my faint, pervasive scent
beneath her French perfume, her milky stones.
I dust her shoulders with a rabbit’s foot,
watch the soft blush seep through her skin
like an indolent sigh. In her looking-glass
my red lips part as though I want to speak.
Full moon. Her carriage brings her home. I see
her every movement in my head… Undressing,
taking off her jewels, her slim hand reaching
for the case, slipping naked into bed, the way
she always does… And I lie here awake,
knowing her pearls are cooling even now
in the room where my mistress sleeps. All night
I feel their absence and I burn.
Scaldare le sue perle
di Carol Ann Duffy
Accanto alla mia pelle, le sue perle. La mia padrona
mi dice di portarle, di scaldarle sino a sera
quando le spazzolerò i capelli. Alle sei le metto
intorno alla sua gola fresca, bianca. Per tutta la giornata penso a lei
che riposa nella Stanza Gialla, che contempla la seta
o il taffettà, che indosserà stasera? Si sventola
mentre lavoro di buon grado, mentre il mio calore entra lentamente
in ogni perla. Lento, sul mio collo, il suo laccio.
Lei è bella. Io la sogno
nel mio letto in soffitta; me la figuro che balla
con uomini alti, confusi dal mio vago odore diffuso
sotto al suo profumo francese, alle sue pietre di latte.
Le inciprio le spalle con uno zampino di lapin,
osservo il morbido rossore filtrarle attraverso la pelle
come un sospiro indolente. Nel suo specchio
le mie labbra rosse si separano come se volessi parlare.
Luna piena. La sua carrozza la porta a casa. Vedo
ogni sua mossa nella testa… Mentre si sveste,
si toglie i gioielli, la sua mano sottile raggiunge
l’astuccio, nuda scivola a letto, così
come fa sempre… E io resto qui sveglia,
sapendo che le sue perle si stanno raffreddando anche ora
nella stanza dove la mia signora dorme. Per tutta la notte
sento la loro assenza e ardo.
(traduzione di Anna Maria Robustelli)
*
Calliope in the Labour Ward
di Elaine Feinstein
she who has no love for women
married and housekeeping
now the bird notes begin
in the blood in the June morning
look how these ladies are
as little squeamish as
men in a great war
have come into their bodies
as their brain dwindles to
the silver circle on
eyelids under sun
and time opens
pain in the shallows to wave up and over them
grunting in gas and air
they sail to a
darkness without self
where no will reaches
in that abandon less
than human
give birth
bleak as a goddess
Calliope in sala travaglio
di Elaine Feinstein
lei che non ama le donne
sposate né i lavori di casa
ora che sale il canto dell’uccello
nel sangue del mattino di giugno
contempla come le signore
così poco schizzinose quasi
uomini nella grande guerra
sono concentrate nei loro corpi
mentre il cervello si riduce a
un cerchio d’argento sulle
palpebre sotto il sole
e il tempo schiude
i dolore perché le inondi nelle acque basse
ansimando fra aria e gas
esse salpano verso una
incosciente oscurità
dove nessuna volontà le raggiunge
in quell’abbandono meno
che umano
danno la vita
pallide come divinità
(traduzione di Loredana Magazzeni)
*
What Was Lost
di Alicia Ostriker
What fed my daughters, my son
Trickles of bliss,
My right guess, my true information,
What my husband sucked on
For decades, so that I thought
Myself safe, I thought love
Protected the breast.
What I admired myself, liking
To leave it naked, what I could
Soap and fondle in its bath, what tasted
The drunken airs of summer like a bear
Pawing a hive, half up a sycamore.
I’d let sun eyeball it, surf and lakewater
Reel wildly around it, the perfect fit,
The burst of praise. Lifting my chin
I’d stretch my arms to point it at people,
Show it off when I danced. I believed this pride
Would protect it, it was a kind of joke
Between me and my husband
When he licked off some colostrum
Even a drop or two of bitter milk
He’d say You’re saving for your grandchildren.
I was doing that, and I was saving
The goodness of it for some crucial need,
The way a woman
Undoes her dress to feed
A stranger, at the end of The Grapes of Wrath,
A book my mother read me when I was
Spotty with measles, years before
The breast was born, but I remembered it.
How funny I thought goodness would protect it.
Jug of star fluid, breakable cup –
Someone shovelled your good and bad crumbs
Together into a plastic container
Like wet sand at the beach,
For breast tissue is like silicon.
And I imagined inland orange groves,
Each tree standing afire with solid citrus
Lanterns against the gleaming green,
Ready to be harvested and eaten.
Cosa è andato perso
di Alicia Ostriker
Quel che ha nutrito le mie figlie, mio figlio,
rivoli di beatitudine,
la mia giusta intuizione, la mia sicura informazione,
quel che mio marito ha succhiato
per decenni, tanto da pensarmi
al sicuro, pensavo che l’amore
proteggesse il seno.
Quel che ammiravo di me stessa, col piacere
di lasciarlo nudo che potevo
insaponare e carezzare nel lavarlo, e assaporava
l’arietta ebbra dell’estate come un orso
che dà zampate a un alveare, salito a metà di un sicomoro.
Ho permesso al sole di scrutarlo, a cavalloni e acque di lago
un vorticare selvaggio attorno a lui, la perfetta misura,
il prorompere dell’elogio. Sollevando il mento
allungavo le braccia per indicarlo alla gente,
esibendolo tutto quando ballavo. Credevo che questo orgoglio
l’avrebbe protetto, era una specie di scherzo
tra me e mio marito
quando leccava un po’ di colostro
fosse anche una goccia o due di latte amaro
diceva Lo stai mettendo da parte per i tuoi nipotini.
Lo stavo facendo, e stavo salvando
la sua parte migliore per qualche necessità cruciale,
il modo in cui una donna
si slaccia il vestito per nutrire
un estraneo, alla fine di Furore,
un libro che mia madre mi lesse quando ero
tutta macchiata di morbillo, anni prima
che il seno mi nascesse, ma io lo ricordavo.
Che buffo il pensiero che la bontà l’avrebbe protetto.
Boccale di liquido stellare, fragile coppa.
Qualcuno raccolse i tuoi frammenti buoni e cattivi
li mise insieme in un recipiente di plastica
come sabbia bagnata sulla spiaggia,
dato che il tessuto del seno è come il silicone.
E io m’immaginai degli aranceti lontani dalla costa,
ogni albero ritto in fiamme con massicce lanterne
di agrumi contro il verde scintillante,
pronti per essere colti e mangiati.
(traduzione di Fiorenza Mormile)
*
Warning
di Jenny Joseph
When I am an old woman I shall wear purple
With a red hat which doesn’t go, and doesn’t suit me.
And I shall spend my pension on brandy and summer gloves
And satin sandals, and say we’ve no money for butter.
I shall sit down on the pavement when I’m tired
And gobble up samples in shops and press alarm bells
And run my stick along the public railings
And make up for the sobriety of my youth.
I shall go out in my slippers in the rain
And pick up flowers in other people’s gardens
And learn to spit.
You can wear terrible shirts and grow more fat
And eat three pounds of sausages at a go
Or only bread and pickle for a week
And hoard pens and pencils and beermats and things in boxes.
But now we must have clothes that keep us dry
And pay our rent and not swear in the street
And set a good example for the children.
We must have friends to dinner and read the papers.
But maybe I ought to practise a little now?
So people who know me are not too shocked and surprised
When suddenly I am old, and start to wear purple.
Avvertimento
di Jenny Joseph
Quando sarò vecchia mi vestirò di viola
con un cappello rosso che non si abbina e che non mi dona.
Sperpererò la pensione in brandy, guanti estivi
e sandali in satin, dicendo che non me ne restano per comprare il burro.
Mi siederò sul marciapiede quando sarò stanca
sgraffignerò campioncini nei negozi e suonerò ai campanelli
farò rotolare il mio bastone sulle ringhiere dei palazzi
mi truccherò per riscattare la sobrietà degli anni verdi.
Uscirò in ciabatte nella pioggia
raccoglierò fiori nei giardini altrui
e imparerò a sputare.
Si potrà indossare orribili camicie ed ingrassare
mangiare tre chili di salsicce in un volta
o solo pane e sottaceti per una settimana
ammassare penne, matite, sottobicchieri e cianfrusaglie nelle scatole.
Purtroppo ora ci tocca vestirci per mantenerci asciutte
e pagare l’affitto e non bestemmiare per strada
e dare il buon esempio per i figli.
Avere amici a cena e leggere i giornali.
Ma non posso impratichirmi già un po’ ora?
Così chi mi conosce non rimarrà scioccato
quando improvvisamente invecchierò, e vestirò di viola.
(traduzione di Loredana Magazzeni)
* * *
I testi poetici che proponiamo testimoniano l’ansia di rinnovamento nei confronti del mito e della tradizione. Brenda Porster ne La stagione più crudele (che fa parte della sezione Metafore e miti rivisitati “descrive senza schermi un amplesso – topica occasione di jouissance – ricorrendo anche al riuso postmoderno della fiaba e del mito. Qui non si rielabora il mito in senso stretto, ma, in un’operazione di secondo grado, l’altrettanto mitico “Aprile è il mese più crudele” incipit de La terra desolata, vero livre de chevet del Novecento occidentale. Il ribaltamento consiste nell’adottare il punto di vista della terra, che gioisce per la fine della siccità ma al tempo stesso ne paventa l’imminente ritorno. Nel modello, ricordiamo, la terra è desolata per l’impotenza del Re Pescatore: modo affascinante ma di certo molto obliquo da parte di Eliot, di alludere alla propria crisi sessuale e matrimoniale. Essenziale quindi nel testo della Porster è soprattutto il rovesciamento di una modalità dopo Eliot divenuta canone: “l’estinzione della personalità” (Ostriker), mettendo in gioco, di contro, un io lirico che sa assumersi la responsabilità delle proprie emozioni e sensazioni” (1).
Carol Ann Duffy in Scaldare le sue perle (nella sezione Desiderio) ripropone le perle de The Eve of St. Agnes di J. Keats, ma questa volta”la persona poetica esprime un amore impossibile per la sua padrona, amore che viene trasferito a un oggetto feticcio“ (2). Il poeta-servo della tradizione cortese è qui sostituito da una serva padrona dell’amore per la propria signora. Le perle mutano di posto nel corso della poesia conferendo drammaticità al sentimento espresso.
In Calliope in sala travaglio (nella sezione Nascite e dintorni) di Elaine Feinstein “sono palesi i riferimenti alla Grande Guerra nel modo in cui le partorienti vengono equiparate a “uomini avvezzi alla guerra”, che giacciono “concentrate nei loro corpi”, “ansimando tra aria e gas”, in un abbandono “men che umano” dove però ritrovano la loro natura di divinità potenti” (3). La guerra delle donne si combatte sugli spalti del parto.
In Ciò che è andato perso (nella sezione Invecchiamento e malattia) Alicia Ostriker ribalta un altro tabù del codice poetico: il poter parlare della malattia, considerato da sempre un evento privato della vita della persona. In questa poesia, che fa parte di un ciclo di componimenti dedicati alla mastectomia “l’autrice contrappone la bellezza e la fierezza del seno, che sapeva assaporare “l’arietta ebbra dell’estate come un orso/ che dà zampate a un alveare”, a cui non faceva paura tuffarsi fra “cavalloni e acque di lago”, e che pensava sarebbe stato protetto da tanta bellezza e da tanta capacità di donare, “boccale di liquido stellare, fragile coppa”, alla vivida immagine di ciò che è ormai perduto, frammenti “come sabbia bagnata”, frutti ancora “pronti per essere colti e mangiati” (4).
Jenny Joseph in Avvertimento (nella sezione Lo sguardo critico: puntualizzazioni, risentimenti, manifesti) “differisce all’età avanzata (chiuso appunto, il capitolo seduzione) il rovesciamento sistematico e liberatorio di tutti gli obblighi femminili: l’attenzione al proprio aspetto, l’ordine, il risparmio, la decenza negli atteggiamenti e comportamenti” (5).
1. Dall’introduzione a Metafore e miti rivisitati, pag 13.
2. Dall’introduzione a Desiderio, pag. 69.
3. Dall’introduzione a Nascite e dintorni, pag. 86.
4. Dall’introduzione a Invecchiamento e malattia, pag. 117.
5. Dall’introduzione a Lo sguardo critico: puntualizzazioni, risentimenti, manifesti), pag. 169.
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Corporea contiene poesie di:
Karen Alkalay-Gut, Margaret Atwood, Eavan Boland, Kate Clanchy, Lucille Clifton, Mary Dorcey, Enid Dame, Carol Ann Duffy, Denise Duhamel, Agneta Falk, Vicki Feaver, Elaine Feinstein, Gillian K. Ferguson, Robyn Guillory, Marilyn Hacker, Alice Jones, Jenny Joseph, Maxine Kumin, Joan Larkin, Dorianne Laux, Lyn Lifshin, Josephine Miles, Elma Mitchell, Dorothy Molloy, Grace Nichols, Sharon Olds, Alicia Ostriker, Marge Piercy, Brenda Porster, Adrienne Rich, Tania Rochelle, Anne Stevenson, Alice Walker, Judith Arundell Wright
Questo libro nasce dal piacere condiviso di colmare una lacuna. In Italia tutto il corpus di testi di donne in lingua inglese dell’ultimo quarantennio è stato tradotto in minima parte e le poche eccezioni sono per lo più esaurite e introvabili da tempo. Siamo invece convinte dell’importanza di non perdere il valore di una riflessione collettiva di grandi proporzioni scaturita dalla riscoperta del corpo in ambito femminile e femminista. Paradossalmente, proprio l’uso politico del corpo come grimaldello per scardinare la visione del mondo e il linguaggio tradizionalmente conformati sull’ottica maschile ne ha legato le sorti all’effimera fortuna del movimento, facendo sì che oggi in buona parte della cultura dominante la semplice menzione del corpo rimandi a qualcosa di percepito fastidiosamente come risentito e superato.
Contrastare il rischio che questi testi vengano archiviati come vecchi senza che mai sia stata concessa loro circolazione è dunque il nostro obiettivo. Essi infatti esprimono la differenza femminile non tanto e non solo per combattere il mondo tradizionale, quanto per arricchirlo. I criteri di selezione applicati sono stati la qualità poetica e il grado di implicazione corporea. Abbiamo privilegiato autrici viventi e testi non ancora editi, tranne quando la loro rilevanza ha richiesto delle eccezioni alla regola.
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Cenni biobibliografici sulle curatrici
Loredana Magazzeni, insegnante e operatrice culturale, vive a Bologna. Si occupa in modo specifico di poesia femminile. Nel 2001 ha vinto il Premio di poesia Antonia Pozzi con la raccolta La miracolosa ferita (Archivi del ‘900, Milano). Nel 2005 ha vinto il Premio Internazionale Elsa Buiese con Canto alle madri e altri canti (DARS, Udine). È presente nelle antologie di poesia femminile Donne di parola, a cura di Alina Rizzi (Trauben, Bolzano, 2005), Parole che premono (Gazebo, 2006, con prefazione di Mariella Bettarini e Gabriella Maleti), I mondi poetici femminili (Como, Lietocolle, 2006). Ha tradotto 4 racconti per bambini di Anne Sexton e Maxine Kumin (Tratti, n. 71, 2006) e ha curato, assieme ad Andrea Sirotti, l’antologia di poesia femminile di lingua inglese Gatti come angeli (Medusa, 2006).
Fiorenza Mormile vive a Roma. Insegnante di lettere in un liceo scientifico, si interessa di poesia e traduzione (Fermenti, Caffè Michelangiolo, Vico Acitillo Poetry Wave, UK Transference). Premio Donna e Poesia 1995 per la poesia Una terrazza desolata. Nel 1999 ha pubblicato la raccolta poetica Le Calibrate spine, editrice Fermenti (Premio Arquà Petrarca 2003), con prefazione di Mario Lunetta. Con la raccolta Variazioni sul Lausberg, Udine, 2003, Quaderni del DARS (Donna, Arte, Ricerca, Sperimentazione), ha vinto il Premio Internazionale Elsa Buiese e il Premio di scrittura femminile Il Paese delle Donne. Nel giugno 2009 ha preso parte al Festival “Mediterranea” di Roma. Segnalata al Concorso di poesia Scriveredonna 2009.
Brenda Porster è nata a Philadelphia, USA. Docente di inglese per molti anni nelle scuole superiori italiane, attualmente insegna inglese all’Università di Bologna. Le sue poesie, in inglese e in italiano, sono pubblicate su riviste e siti web in Italia e all’estero, tra cui Le Voci della luna, Pagine, Sagarana, El Ghibli e The Browne Critique (India). Ha pubblicato brevi sillogi nelle antologie Furori (Avagliano, 2003) e Genesi (Gazebo, 2005) e singole poesie in Uomini (Le Lettere, 2004) e Gatti come angeli (Medusa, 2006). Ha preso parte al Festival internazionale di poesia di Vetri (2002) e al Festival di poesia di Parma, 2007 nella sezione ‘Voci immigrate’. Ha tradotto diverse raccolte di poesie dall’italiano in inglese ( la più recente è Terra di risulta di Mia Le Comte, curando anche traduzioni dall’inglese in italiano (Vicky Feaver, La fanciulla che ritrovò le sue mani, con Giorgia Sensi, in Poesia, ott. 2006). Attualmente è traduttrice per l’inglese nel sito letterario El Ghibli.
Anna Maria Robustelli, oltre all’insegnamento dell’inglese, si è sempre dedicata alla poesia femminile, che ha contribuito a divulgare attraverso il ruolo decennale di animatrice e Presidente dell’Associazione Donna e Poesia alla Casa Internazionale delle Donne di Roma, e nell’organizzazione del relativo premio annuale. Con poesie e traduzioni è presente su antologie: Premio Internazionale Donna Poesia (1989); Donna-Isola, Dharba Editrice, 1991, Quadrangolo, Edizione Fermenti, 1992; Pensieri, Edizione Pagine, 2003; e su riviste: Fuori, Le Voci della Luna. Suoi saggi e traduzioni, inseriti in progetti didattici curriculari, sono pubblicati nella Collana Miscellanea edita dal Liceo Ginnasio Orazio di Roma (Christina Rossetti; Le Sorelle di Shakespeare; Nonne, Madri, Figlie: l’Eredità delle Donne).
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Per informazioni: Le Voci della Luna Poesia, Le Voci della Luna – Circolo Culturale, C.P. 107 40037 Sasso Marconi (Bologna)
www.levocidellaluna.it, vociluna@virgilio.it, vocilunanews@libero.it