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Corrao: “L’Imu agricola contrasta con i trattati europei e viola la Pac”

Creato il 07 aprile 2015 da Comunalimenfi
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L’europarlamentare del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Ignazio Corrao, in un’interrogazione alla Commissione europea, spiega che l’Imu agricola del governo Renzi contrasta con la Pac, la Politica agricola comunitaria. La legge del governo Renzi che ha penalizzato le Regioni del Sud.

Ricordiamo che l’Imu agricola è uno dei nuovi balzelli introdotti dal governo Renzi. Una nuova imposta che colpisce un settore (l’agricoltura) già penalizzato da una pesante crisi. Una penalizzazione particolarmente dura per gli agricoltori siciliani, che nei giorni scorsi sono scesi in piazza per protestare contro un governo regionale siciliano che prima non si è opposto alla nuova imposta e che, adesso, dopo le proteste di piazza, sta provando a recuperare.

“Per Renzi e soci -spiega Corrao- l’Imu agricola va applicata alle costruzioni e ai terreni strumentali allo svolgimento dell’attività agricola, considerati alla stregua di pura e semplice ricchezza accumulata. La normativa non si applica ai Comuni montani; in quelli parzialmente montani esclude i coltivatori diretti; in quelli non montani l’applicazione è totale, istituendo, di fatto, un criterio impositivo discriminatorio. Morale: l’ennesima mazzata per un comparto già gambizzato dal libero mercato”. 

“L’imposta -aggiunge Corrao- colpisce un settore già oberato da difficoltà e in piena crisi produttiva alterando, peraltro, la concorrenza e creando discriminazione fra produttori e consumatori dell’area Ue dove simili normative non esistono. Questa norma si pone in pieno contrasto con le disposizioni contenute nei trattati europei e in particolar modo con gli obiettivi della Pac, la Politica agricola comunitaria”.

Nell’interrogazione presentata alla Commissione europea, Corrao, oltre a sottolineare il contrasto tra Imu agricola e Pac, enuclea tutti i problemi che la nuova imposta produce: riduzione della produttività dell’agricoltura, abbassamento del tenore vi dita della popolazione agricola, alterazione dei mercati, minore sicurezza negli approvvigionamenti e prezzi in crescita per i cittadini. Rivolgendosi sempre alla Commissione europea Corrao chiede se “ritiene che la normativa italiana ostacoli il settore agricolo nell’ambito del mercato europeo alterandone la concorrenza e creando discriminazione fra produttori e consumatori nell’ambito del mercato europeo in violazione dell’art. 40 TFUE”. 

Qualche giorno fa, come accennato, si è svolta a Palermo una manifestazione di protesta degli imprenditori agricoli, arrivati a Palermo da tutte le province dell’Isola. Una manifestazione promossa a il coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative aderenti a Cia (Confederazione italiana agricoltori), Confagricoltura ed Alleanza delle cooperative (Agci,  Confcooperative e Legacoop). “Il motivo della mobilitazione  -si legge in una nota- è stato quello di portare all’attenzione del mondo politico e dell’opinione pubblica il ruolo, non solo economico, che l’agricoltura e l’agroalimentare riveste nel contesto sociale ed occupazionale sia regionale che nazionale. Un settore che nel corso del 2014 è andato incontro ad una serie di aggravi di ordine fiscale pari ad oltre 760 milioni di euro”.

“La parte più rilevante -prosegue la nota- ha riguardato l’Imu sui terreni agricoli con circa 350 milioni di euro e l’Imu/Tasi sui fabbricati rurali per 150 milioni di euro. Per quanto riguarda l’applicazione  dell’Imu, ai sensi del Decreto legge n. 4 del 24 gennaio 2015 recentemente convertito dal Parlamento nazionale, la Sicilia è la Regione che rischia di subire le  conseguenze peggiori essendo venuti meno tutta una serie di Comuni precedentemente considerati come svantaggiati e quindi esentati dall’imposta”.

“Una tassazione -si legge nel documento presentato da una delegazione di Agrinsieme Sicilia al presidente della Regione, Rosario Crocetta- che non tiene conto degli indici economici che descrivono l’Isola come una delle realtà più svantaggiate dell’Unione europea, al punto da farla rientrare nel cosiddetto Obiettivo Convergenza (ex Obiettivo 1). Non è stato poi considerato l’altro grave handicap della Regione, ovvero quello dell’insularità per cui sono previsti, sempre a livello comunitario, dei meccanismi di compensazione economica. Il paradosso – si legge ancora nel documento – è che alcune zone produttive del Paese, ad altissimo valore aggiunto, sono state esentate dal pagamento dell’imposta, mentre in Sicilia sono  raddoppiati i Comuni assoggettati al balzello fiscale sostitutivo dell’Ici”.

Sostanzialmente, anche con il governo Renzi, è in atto la solita storia che ci vede perennemente penalizzati: agevolazioni alle Regioni del Centro Nord Italia anche se più ricche e nuove penalizzazioni alle Regioni del Sud che invece sono le più povere.

Tali considerazioni, si legge sempre nel documento di Agrinsieme, sono state condivise dal presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, che si è dichiarato disponibile ad affrontare sul piano politico l’intera vicenda. Come prima iniziativa  è stata inoltrata una richiesta urgente di incontro al ministro dell’agricoltura, Martina, chiedendo anche il coinvolgimento del responsabile dell’economia Padoan. Contemporaneamente agli uffici legali della Regione è stato attribuito il compito di approfondire la materia ed individuare eventuali spiragli di incostituzionalità  per impugnare la norma  recentemente approvata dal Parlamento nazionale.

Come segnale concreto di solidarietà alla categoria il Presidente Crocetta si è poi dichiarato disponibile ad inserire, nella nuova manovra finanziaria in via di approvazione da parte del Parlamento siciliano, alcuni correttivi in materia di credito ed in particolare per quello destinato alla formazione delle scorte.


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