Mark J. Perry, professore di economia e finanza alla School of Management dell’ University of Michigan, che recentemente aveva prodotto un interessante grafico sull’andamento dei ricavi pubblicitari, sia carta che online, dei quotidiani statunitensi, ora ha prodotto un altro grafico in cui mette in relazione l’andamento dei ricavi pubblicitari con il livello occupazionale.
Come ci si potrebbe attendere al calo della raccolta pubblicitaria corrisponde, in maniera più che proporzionale, un calo nel livello di occupazione all’interno dei giornali statunitensi. Un fenomeno che, come noto, non è caratteristico soltanto di quanto avviene oltreoceano ma che è altrettanto evidente, anche, nel nostro Paese come testimonia il SurvivalCamp che si terrà durante l’edizione 2013 del Festival Internazionale del Giornalismo la prossima settimana.
Si tratta di fenomeni che hanno attraversato altri comparti, altri segmenti di mercato, nel passato più o meno recente.
Se il taglio dei costi in periodi di crisi diviene spesso un male inevitabile, la sfida resta quella di come generare ricavi poichè è evidente come altrimenti l’involuzione sarebbe inevitabile.
Restando alla nostra realtà nazionale sorprende la dicotomia tra dichiarato e realizzato che emerge da una frase del Presidente di FIEG[*] Giulio Anselmi durante il convegno “Carta e Web: l’integrazione tra scelte strategiche e tecnologiche”:
La carta rappresenta sempre il 90% dei ricavi del settore editoria – dice Giulio Anselmi, presidente della Fieg – L’editoria nel 2012 presenta dati in rosso per il quinto anno consecutivo nonostante l’integrazione in atto con il digitale, che dà segnali positivi. La filiera della carta occupa 213mila addetti, pari al 5% dell’occupazione nel settore manifatturiero, che diventano 740mila con i 527mila addetti dell’indotto. Serve un sostegno forte per un settore strategico per l’informazione e per l’economia del paese”.
Il mondo del web “rappresenta il nostro naturale interlocutore come via d’uscita da questa situazione – aggiunge Anselmi – ma la carta resta il nostro punto di riferimento. Non lo dico da nostalgico e non nativo digitale, ma lo dico guardando i numeri. L’online è il futuro, ma oggi la carta resta il nostro cuore
Dichiarazioni che stridono, come avevo già rilevato, rispetto allo scarso impegno, ed ai risultati nulli, relativamente all’informatizzazione delle edicole, tema al quale è dedicata una parte rilevante del mio libro pubblicato scorsa settimana.
Se le correlazioni tra calo dei ricavi e taglio dei costi del lavoro sono evidenti, restano invece inconsistenti quelle su un’area che potrebbe non solo garantire saving significativi ma anche produrre virtuosismi del sistema, della filiera editoriale, in grado di rilanciarlo.
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