Quando ho letto che il regista di questo film è l'ideatore di Nip/Tuck non ho potuto resistere. Quanto amo quel telefilm! In mancanza di nuovi episodi sui miei chirurghi plastici preferiti, ho optato per una sana visione di questo film. Mi è piaciuto, mi è piaciuto tantissimo. Ryan Murphy ha trasportato su pellicola l'omonimo romanzo autobiografico di Augusten Borroughs. Un'incredibile autobiografia, un'infanzia e un'adolescenza impietose, a fare da sfondo, l'America degli anni '70. Augusten ha una madre (Annette Bening) a cui probabilmente assomiglierò tra una ventina d'anni: fantastica, ma ossessionata da se stessa e dal desiderio di affermarsi come scrittrice. Suo padre (Alec Baldwin), è un lardoso rovinato dall'alcool. Il rapporto tra i due è ovviamente non idilliaco...tentano di farsi fuori a vicenda più volte (adoro questo genere di litigate, presto riguarderò La guerra dei Roses). Augusten viene mandato dalla madre a casa del suo psichiatra, il Dottor Finch (Brian Cox). Lei è troppo disturbata per prendersi cura di Augusten, ma la casa del Dottor Finch non è proprio un luogo sano, per così dire. Anzi, direi che si tratta di una realtà ancora più borderline. La storica Bennie and the Jets di Elton John accompagna il suo arrivo nella casa dello psichiatra, una villa vittoriana fucsia piena di cose strane, bizzarre, di un gusto delirante-kitsch portato agli estremi. Conosce la moglie del dottore (Jill Clayburg) chiaramente allucinata, amante del cibo per cani e dei film horror di serie B, la figlia Natalie (quella stronzetta di Evan Rachel Wood, fidanzata di Marylin Manson e nuova musa di Allen-spero che Diane Keaton non gli rivolga più la parola), che caso strano interpreta la parte della ragazza facile e disturbata, e l'altra figlia Hope (fantastica Gwineth Paltrow con fantastici gonnelloni vittoriani). La vita in casa Finch è decisamente naif, per non dire allucinante: l'albero di Natale che rimane acceso tutto l'anno, il gatto Freud che comunica con Hope, gli oggetti assurdi che riempono la villa, a fare da sfondo a una famiglia eccentrica turbata da mille frustrazioni. Augustin lega soprattutto con Natalie, sua coetanea e cinefila quanto lui. Al Lina Wertmuller Film Festival, lui le rivela di essere gay, alchè lei decide di presentargli il fratello adottivo, Neil (Jospeh Fiennies), che lo inizia alle gioie del sesso: Augusten ne rimane sconvolto, come del resto quando scopre che la madre è lesbica. In alcuni punti la trama va un po' a rilento, la storia risulta compassionevole e fin troppo improbabile, episodi al limite del surreale creati ad hoc per turbare lo spettatore. Ma sono abituata ai colpi di scena con Nip/Tuck, anzi, le esagerazioni me le aspettavo (e speravo) in questo film. Ho notato altre analogie con la serie: innanzitutto la scelta di inserire molte canzoni, come dei lunghi videoclip, per sdrammatizzare le sensazioni inquietanti che trasmettono i personaggi. Ma anche l'atmosfera glamour-patinata, l'attenzione per i dettagli improbabili, i colori accesi che contrastano con le grigie esistenze dei personaggi, caratterizzati da isteria, perversioni psicologiche e autolesionismo.Questo trailer non rispecchia minimamente il senso del film, maledetti addetti al montaggio!
Correndo con le forbici in mano, 2006, Ryan Murphy
Creato il 22 gennaio 2010 da IlguardarobadipandoraQuando ho letto che il regista di questo film è l'ideatore di Nip/Tuck non ho potuto resistere. Quanto amo quel telefilm! In mancanza di nuovi episodi sui miei chirurghi plastici preferiti, ho optato per una sana visione di questo film. Mi è piaciuto, mi è piaciuto tantissimo. Ryan Murphy ha trasportato su pellicola l'omonimo romanzo autobiografico di Augusten Borroughs. Un'incredibile autobiografia, un'infanzia e un'adolescenza impietose, a fare da sfondo, l'America degli anni '70. Augusten ha una madre (Annette Bening) a cui probabilmente assomiglierò tra una ventina d'anni: fantastica, ma ossessionata da se stessa e dal desiderio di affermarsi come scrittrice. Suo padre (Alec Baldwin), è un lardoso rovinato dall'alcool. Il rapporto tra i due è ovviamente non idilliaco...tentano di farsi fuori a vicenda più volte (adoro questo genere di litigate, presto riguarderò La guerra dei Roses). Augusten viene mandato dalla madre a casa del suo psichiatra, il Dottor Finch (Brian Cox). Lei è troppo disturbata per prendersi cura di Augusten, ma la casa del Dottor Finch non è proprio un luogo sano, per così dire. Anzi, direi che si tratta di una realtà ancora più borderline. La storica Bennie and the Jets di Elton John accompagna il suo arrivo nella casa dello psichiatra, una villa vittoriana fucsia piena di cose strane, bizzarre, di un gusto delirante-kitsch portato agli estremi. Conosce la moglie del dottore (Jill Clayburg) chiaramente allucinata, amante del cibo per cani e dei film horror di serie B, la figlia Natalie (quella stronzetta di Evan Rachel Wood, fidanzata di Marylin Manson e nuova musa di Allen-spero che Diane Keaton non gli rivolga più la parola), che caso strano interpreta la parte della ragazza facile e disturbata, e l'altra figlia Hope (fantastica Gwineth Paltrow con fantastici gonnelloni vittoriani). La vita in casa Finch è decisamente naif, per non dire allucinante: l'albero di Natale che rimane acceso tutto l'anno, il gatto Freud che comunica con Hope, gli oggetti assurdi che riempono la villa, a fare da sfondo a una famiglia eccentrica turbata da mille frustrazioni. Augustin lega soprattutto con Natalie, sua coetanea e cinefila quanto lui. Al Lina Wertmuller Film Festival, lui le rivela di essere gay, alchè lei decide di presentargli il fratello adottivo, Neil (Jospeh Fiennies), che lo inizia alle gioie del sesso: Augusten ne rimane sconvolto, come del resto quando scopre che la madre è lesbica. In alcuni punti la trama va un po' a rilento, la storia risulta compassionevole e fin troppo improbabile, episodi al limite del surreale creati ad hoc per turbare lo spettatore. Ma sono abituata ai colpi di scena con Nip/Tuck, anzi, le esagerazioni me le aspettavo (e speravo) in questo film. Ho notato altre analogie con la serie: innanzitutto la scelta di inserire molte canzoni, come dei lunghi videoclip, per sdrammatizzare le sensazioni inquietanti che trasmettono i personaggi. Ma anche l'atmosfera glamour-patinata, l'attenzione per i dettagli improbabili, i colori accesi che contrastano con le grigie esistenze dei personaggi, caratterizzati da isteria, perversioni psicologiche e autolesionismo.Questo trailer non rispecchia minimamente il senso del film, maledetti addetti al montaggio!
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