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Corri, lesbino; ed io correa

Da Manudinazareth @ManuDiNazareth
I ricordi delle superiori. Che cosa meravigliosa.Scommetto che il celebre misconosciuto Giambattista Felice Zappi non avrebbe mai immaginato che il suo nome sarebbe rimasto impresso nelle menti di generazioni di studenti svogliati per la felice idea di immaginarsi cane ma, soprattutto, denominarsi Lesbino. Corri Lesbino; ed io correa. E giù di grasse risate.Per non parlare di quel giorno memorabile in cui la professoressa di storia incentrò la sua lezione sull'incremento demografico dovuto alla diffusione della patata. Ancora oggi, rozza professoressa baffuta, ti ringrazio per quei magici momenti che ci hai regalato.Ci bastava davvero poco per divertirci. Ci bastava davvero poco per ogni cosa.Il mio abbigliamento all'insegna del minimalismo trasandato ne era la prova concreta: maglione anonimo nero, jeans modello maschile di quattro taglie più grandi, stretti alla vita da una cintura anch'essa maschile comprata dai marocchini al mercato, svoltati alla caviglia e fermati da spilli da balia. Scarpe: Dr. Martens, ovviamente sottomarca. In pratica, l'antisesso.Tutta colpa (merito?) del periodo grunge, succeduto al periodo hip hop e antecedente il periodo rock. Una confusione musicale che inevitabilmente si rifletteva sul look, con il risultato che il guardaroba accumulato in cinque anni di scuola sembrava uscito da un pacco postale appena consegnato da una DeLorean in stato confusionale. Ripenso al giorno in cui tutto cominciò: gli imprevedibili banchi da disegno dal piano ribaltabile, i cavalletti con generazioni di colori a olio sparsi in macchie astratte, l'odore dell'argilla umida e i vermi che ogni tanto facevano capolino dalla scultura che giorno dopo giorno prendeva forma, costringendoti a saltare in aria e a distruggere il tuo operato in un raptus scolecifobico*.
Però io dico che eravamo felici. Malvestiti ma felici.
CORRI, LESBINO; ED IO CORREA
*No, non sono onnisciente, ho solo digitato "paura dei vermi" su google certa che qualche ipocondriaco ne avesse inventato un apposito termine. E così è: scolecifobia. Per coloro che hanno paura dei vermi e per distinguerli da quella stragrande maggioranza di persone che invece, si sa, i vermi li ama.

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