310 x 450 mm sono le nuove misure del Corriere della Sera che da oggi debutta in edicola nel nuovo formato tabloid abbandonando il vecchio broadsheet. Con queste dimensioni il giornale appare certamente più maneggevole, ma disorienta un po’ il lettore abituato a fogli un po’ più grandi. Piccoli ritocchi anche di grafica qua e là: filetti tripli sopra i titoli, qualche spazio bianco in più, in generale una pagina più ariosa, il logo che diventa più simile a quello del sito. L’impressione, ma è solo un impressione, che ci siano un po’ meno contenuti o, per dirla con Beppe Severgnini, che sia più chiaro. Al di là dei contenuti, da un punto di vista estetico nulla di nuovo. A parte la Gazzetta che è tabloid dal 2008 e La Repubblica, ora passata al berlinese (470 mm × 315 mm), erano partiti qualche anno prima Independent e Times, seguiti poi da Die Welt. La scelta all’estero sembra abbia pagato, infatti come ha dichiarato Giancarlo Salemi, docente di Storia del giornalismo europeo presso la Lumsa di Roma e autore del volume L’Europa di carta: “Il bicentenario Times con la nuova formula é passato dalle 500mila copia a quasi 800mila, riconquistando una ampia fascia di lettori, e, soprattutto senza perdere i vecchi acquirenti. La compact quality, accompagnata dal full color, rende il giornale più moderno, con articoli e analisi più brevi, aumenta anche la foliazione del prodotto e, soprattutto, riconquista la fascia dei lettori giovani, tra i 20 e 35 anni, che solitamente non acquistano quotidiani perché hanno come prima fonte informativa quella televisiva o quella legata a internet e social network”. Insomma, si rompe il taboo del broadsheet come sinonimo di giornalismo di qualità. Come se la qualità risiedesse nella forma e non nei contenuti…
Infine, da segnalare un piccolo scivolone per la campagna che accompagna l’iniziativa che come ha scritto oggi Il Tempo è la stessa usata da loro nel 2007: Si può cambiare e rimanere se stessi del Corsera vs E’ bello cambiare rimanendo se stessi de Il Tempo. Insomma lo stesso claim. O forse, una sfortunata coincidenza marketing per un assonanza non voluta.