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È tradizione ormai consolidata che il discorso tenuto dal Papa alla Curia in occasione dell’udienza per la presentazione degli auguri natalizi sia occasione per tirare le somme dell’anno che sta per chiudersi. Discorso che con Giovanni Paolo II raramente ha superato le 10.000 battute, ma che con Benedetto XVI non è mai stato inferiore alle 20.000, come a compensare con la prolissità l’inarrivabile dinamismo del suo predecessore. Quest’anno il discorso supera le 23.000 battute, delle quali un quarto è dedicato ai numerosi casi di abusi sessuali su minori commessi da preti che sono venuti a galla nel 2010, scoperchiando una fogna dalle dimensioni immense, e Sua Santità strappa un sorriso di tenerezza nel modo in cui approccia la questione: “Con grande gioia avevamo iniziato l’Anno sacerdotale e, grazie a Dio, abbiamo potuto concluderlo anche con grande gratitudine, nonostante si sia svolto così diversamente da come ce l’eravamo aspettati” (trad.: “Tutta questa merda doveva venire a galla proprio quest’anno? Eccheccazzo!”).Poco altro da segnalare, però è fatta un’importante ammissione: “Siamo consapevoli della particolare gravità di questo peccato commesso da sacerdoti e della nostra corrispondente responsabilità”. Ecco, con l’ammissione di una “corrispondente responsabilità”, che ci auguriamo non sfuggirà a chi cura gli interessi delle vittime, possiamo dire che questo discorso di fine anno non sia stato del tutto inutile.