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Il Corruption Perceptions Index 2013 (CPI) - il valore che quantifica lo stato di ogni Paese basato sui livelli percepiti da esperti internazionali - serve a ricordare che «abuso di potere, accordi segreti e corruzione continuano a devastare le società mondiali», si legge nelle righe a commento dei dati.
Anche quest'anno, l'Italia occupa un posto non troppo decoroso. Nonostante i tre punti recuperati rispetto alla scorso anno, resta ferma alla posizione 69. Il punteggio raggiunto è di 43/100 - sotto la sufficienza e in coda tra i Paesi europei, a pari merito con la Romania e seguita solo da Bulgaria e Grecia. Maria Teresa Brassiolo, Presidente di Transparency International Italia, non è stupita della leggera inversione di tendenza perché «si sono compiuti molti sforzi strutturali per migliorare la trasparenza e l’integrità del settore pubblico, a partire dal decreto 150, fino alla legge anticorruzione 190 e agli ultimi decreti sulla trasparenza e l’accesso civico. Il trend positivo è maggiormente visibile dai dati del Global Corruption Barometer 2013». Il Gcb2013 è stato presentato a luglio di quest'anno, sempre da Trasparency International ed è basato su un sondaggio Doxa che ha intervistato cittadini italiani con domande suddivise in 12 settori diversi, dalla politica alla sanità, passando per i media e la giustizia: dai risultati emersi, l'Italia ha raggiunto livelli pari a quelli di Francia e Germania. «Naturalmente dobbiamo proseguire lo sforzo, ma il messaggio pare recepito. Resta l’uso disinvolto e spesso incompetente delle risorse pubbliche che creano debito, tasse e rabbia», ha precisato la presidente.
Il fatto che tra i primi posti ci siano Danimarca e Nuova Zelanda (91/100 di punteggio, prime a parimerito), con Finlandia, Svezia, Norvegia, Svizzera, Singapore e Paesi Bassi, è relativamente interessante - per lo più una conferma di una sensazione percepita un po' ovunque - così come trovare agli ultimi posti Sudan, Afghanistan, Corea del Nord e Somalia. L'aspetto preoccupante dei dati emersi, è invece relativo al gran numero di paesi fermi sotto la soglia dei 50 punti - con "0" il valore di «molto corrotto» e "100" per «molto pulito». Si tratta del 69 per cento del totale, 123 Paesi su 177 analizzati, che non raggiunge un livello sufficiente di trasparenza - tra questi c'è anche l'Italia.
Tra i settori maggiormente esposti al rischio, la politica e la corruzione connessa, i grandi appalti pubblici, i metodi di finanziamento dei partiti, le forze di polizia e controllo della sicurezza, la scarsa trasparenza nei processi decisionali degli uffici pubblici.
Huguette Labelle, presidente di Trasparency International, ha commentato lo studio invitando gli stati ad alzare il livello di controllo, cominciando dai potenti del G20: «È nella corruzione della politica, delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario che trovano un ostacolo tutti gli sforzi per affrontare i problemi del cambiamento climatico, della crisi economica e della povertà. È ora di smetterla con chi se la cava con la corruzione. Le scappatoie legali e la mancanza di volontà politica nei governi facilitano sia la corruzione interna che transfrontaliera, e ci richiedono di intensificare gli sforzi per combattere l’impunità dei corrotti».
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