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Corruzione? Vedi alla voce Stato pervasivo. Il rapporto distorto tra Stato e cittadini

Creato il 20 dicembre 2012 da Wally26

Fonte: Italia Futura

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Se all’alba del 2012 la corruzione nella pubblica amministrazione è ancora un “fenomeno dilagante”, come è stato denunciato in questi giorni dal presidente della Corte dei Conti, può darsi che la ragione non sia da attribuire ad una deviazione antropologica congenita negli italiani. Può darsi invece che, vent’anni dopo il crollo della Prima Repubblica, il fenomeno corruttivo si sia fatto persino più devastante di allora perché nel frattempo si è spostato di livello. O meglio, si è spostata di piano la principale “base imponibile” della politica.  Nella Prima Repubblica il finanziamento illecito era il punto apicale di un dispositivo che trasferiva risorse dall’economia pubblica ai gestori della cosa pubblica, attraverso una classe politico-amministrativa priva di responsabilità e capace di far blocco con gli interessi dei destinatari finali della spesa pubblica.
Vent’anni dopo, quel meccanismo è sceso ai piani inferiori di un neostatalismo municipale dove la macchina del controllo pubblico sull’economia e del finanziamento alla politica si è trasferita in forme occulte ma più pervasive. La questione di fondo, ancora una volta, è allora nel rapporto tra Stato e cittadini. Quel rapporto che nel corso del ventennio della Seconda Repubblica è passato per un’importante modifica nel ruolo e nella percezione dell’azione pubblica.
In questi anni il profilo dello Stato ha perso autorevolezza e prestigio presso la società civile, dalla quale si alzano livelli di diffidenza ormai emergenziali nei confronti di quasi tutte le istituzioni pubbliche. Ma nel frattempo la presenza dello Stato si è fatta più diffusa, capillare e dunque invasiva.  Come Italia Futura ha più volte sottolineato, il paradosso italiano è nella presenza di uno Stato debole ma pervasivo che non riesce ad essere sufficientemente efficace né autorevole là dove sarebbe davvero richiesta la sua azione ma che occupa ogni spazio disponibile nell’intermediazione tra pubblico e privato.
Un paradosso che è alla radice di molte anomalie italiane: l’eccessivo carico fiscale, l’assenza di responsabilità nell’esercizio della politica e delle funzioni pubbliche e per l’appunto la persistenza di fenomeni corruttivi su larga scala.
La vera malattia dell’Italia – lo abbiamo scritto e ripetuto – non è nella costituzione morale e antropologica degli italiani ma nelle forme storiche gravemente distorte che ha assunto il rapporto tra lo Stato e i cittadini. Questo vale anche per il dilagare della corruzione, rispetto alla quale già nel 2009 proponemmo l’adozione di provvedimenti precisi tra i quali:

a) un costante monitoraggio dell’offerta di beni e servizi presenti sul mercato con la diffusione su internet dei risultati di tali monitoraggi;

b) la realizzazione, da parte delle stesse amministrazioni, di banche dati, accessibili dai cittadini/utenti, sulle acquisizioni di beni e servizi effettuate;

c) la valorizzazione delle funzioni dei nuclei di valutazione con riguardo, ad esempio, alla verifica, da parte di questi ultimi, del corretto utilizzo dei parametri prezzo-qualità delle convenzioni e quindi del rispetto del limite massimo per i “beni comparabili” con quelli oggetto delle convenzioni, nonché dei criteri adottati dall’amministrazione per definire la comparabilità dei beni stessi;

d) la previsione, in particolare per il settore della sanità, della costituzione di organismi indipendenti, a livello regionale, per l’acquisto di beni e servizi;

e) la previsione, per le regioni a rischio, di costituire un’unica stazione appaltante presso gli Uffici territoriali del governo per gli appalti ad evidenza pubblica.

A questi punti potremmo aggiungere la necessità di un serio piano di dismissioni del patrimonio patrimonio mobiliare e immobiliare dello Stato e degli Enti locali non utilizzato per fini strettamente istituzionali e/o affittato a terzi, perché è nella gestione di quel patrimonio e nella moltiplicazione degli spazi occulti di intermediazione che si annidano le occasioni di malaffare.
Vale dirlo, anche se mestamente: repetita iuvant. Anche e soprattutto dinanzi al tramonto di una Seconda Repubblica che ha fatto della distorsione del rapporto tra Stato e cittadini la sua cifra costitutiva.

 


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