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Corsa agli armamenti e arsenali nucleari: il modello di Intriligator-Brito
Creato il 21 novembre 2011 da Prospettivainternazionaledi Elio Amicarelli
"Man has lived now for more than twenty years in what we have come to call the Atomic Age. What we sometimes overlook is that every future age of man will be an atomic age, and if man is to have a future at all, it will have to be one overshadowed with the permanent possibility of thermonuclear holocaust. About that fact there is no longer any doubt. Our freedom in this question consists only in facing the matter rationally and realistically and discussing actions to minimize the danger.
One must begin with precise definitions. The cornerstone of our strategic policy continues to be to deter nuclear attack upon the United States or its allies. We do this by maintaining a highly reliable ability to inflict unacceptable damage upon any single aggressor or combination of aggressors at any time during the course of a strategic nuclear exchange, even after absorbing a surprise first strike. This can be defined as our assured-destruction capability.
[…]
When calculating the force required, we must be conservative in all our estimates of both a potential aggressor's capabilities and his intentions. Security depends upon assuming a worst plausible case, and having the ability to cope with it. In that eventuality we must be able to absorb the total weight of nuclear attack on our country -- on our retaliatory forces, on our command and control apparatus, on our industrial capacity, on our cities, and on our population -- and still be capable of damaging the aggressor to the point that his society would be simply no longer viable in twentieth-century terms. That is what deterrence of nuclear aggression means. It means the certainty of suicide to the aggressor, not merely to his military forces, but to his society as a whole.
Let us consider another term: first-strike capability. This is a somewhat ambiguous term, since it could mean simply the ability of one nation to attack another nation with nuclear forces first. But as it is normally used, it connotes much more: the elimination of the attacked nation's retaliatory second-strike forces. This is the sense in which it should be understood."
Seg. alla Difesa Robert McNamara, San Francisco, 18 settembre 1967
Introduzione
In un precedente elaborato, commentando il modello di corsa agli armamenti (CAA) formulato da Lewis F. Richardson, ho evidenziato che una delle principali critiche ad esso mosse è stata quella di operare un’identificazione infondata tra instabilità della CAA e scoppio della guerra (Amicarelli 2011). Da questo assunto meccanicista derivano una serie di limiti euristici concernenti aspetti strategici molto importanti nel confronto militare tra Stati quali, ad esempio, quelli legati alla logica della deterrenza. A questo proposito è significativo che tramite il modello di Richardson non si riesca ad arrivare a nessuna utile osservazione circa il venir meno, nel periodo che va dal 1945 agli anni ’70, della relazione positiva che, secondo le ricerche di Michael Wallace (1979,1982), sussiste sin dal 1816 tra CAA e scoppio della guerra tra potenze coinvolte in serie dispute. Secondo il Professor Michael Intriligator l’impostazione meccanicista del modello di Richardson risulta fallace perché al fine di compiere un’analisi proficua bisogna tener conto di aspetti tattici e strategici legati alle caratteristiche degli armamenti oltre che delle valutazioni compiute nella pianificazione militare (Intriligator 1975).
Il modello di Intriligator e Brito (1984), una rielaborazione complessiva di precedenti modelli e teorie formulate dai due studiosi (Intriligator 1967, 1975; Brito 1972), riesce a confutare alcune importanti conclusioni di Richardson ponendo particolare enfasi sull’errore strutturale generato dall’ipotesi che le corrispondenze CAA-guerra e disarmo-pace siano valide in senso assoluto.
Rispetto al modello di Richardson tuttavia il modello Intriligator-Brito (IB) deve essere valutato come un modello più “specialistico” per due serie di ragioni. In primo luogo esso non mira a descrivere dinamiche generali bensì a cogliere importanti aspetti strategici del confronto tra Stati dotati di arsenali nucleari; non pretende di essere una teoria completa sui fattori che possono portare da una CAA allo scoppio della guerra ma cerca di identificare le condizioni che rendono più concreta la possibilità di iniziare una guerra nucleare agli occhi di pianificatori militari razionali. In secondo luogo il modello IB rappresenta un’esposizione tecnica della logica che ha sorretto le fasi più tese del confronto nucleare della Guerra Fredda; esso, a differenza del lavoro di Richardson, incarna l’idea realista secondo la quale la teoria si adatta alla politica e non viceversa. E’ per questo che esso, oltre ad essere un ulteriore tassello nel campo di studi sulla CAA, rappresenta agli occhi dei contemporanei un affascinante studio su una determinata fase dello sviluppo del pensiero strategico statunitense nell’era atomica.
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