Il giornalista Filippo Sensi su Europa Quotidiano scrive che l’unico vincitore di questa tornata quirinalizia è stato proprio Mentana. Ubiquo, infaticabile, un maratoneta che corre come Bolt:
La domanda è una sola: ma come fa? Come può resistere per ore e ore in diretta tv, non perdendo mai un colpo, roteando di collegamento in collegamento, con la proverbiale velocità che gli valse il soprannome di Mitraglietta? Mentre montano e smontano candidati per il Quirinale, l’unico vincitore di questa interminabile tornata elettorale è, senza dubbio alcuno, Enrico Mentana. Attacca presto la mattina, prima che cominci la chiama, e già triangola con i suoi inviati, anche loro ubiqui, diuturni, h24 come Alessandra Sardoni, la vedi all’alba a Omnibus, la ritrovi a notte fonda a spiegare, a intervistare, in collegamento. Come David Guetta, Mentana interviene e lancia la pubblicità, fa domande e freddure, intervista e aggiorna in tempo reale i suoi ospiti, come se la politica fosse la quinta, lo sfondo verdolino di un one-man-band-show. Finita la diretta, passa al telegiornale, neanche il tempo di una reclame ed è già lì, tonico, incalzante, un filo compiaciuto, come a dire solo io sono capace di una simile tenuta e resistenza, solo io sono in grado di mantenere lucidità, freddezza e witz sotto questa pressione pazzesca. Lontani anni luce i conduttori da talk show settimanale, liturgie studiate, one-off e se ne riparla tra sette giorni. Lui no. Chicco è panato nello studio televisivo, un Highlander ironizza la Rete, un incrocio tra un maratoneta e Usain Bolt, il comandante di Apocalypse Now che adora l’odore del napalm del voto quirinalizio, delle elezioni, addirittura del funerale della Thatcher che ha usato l’altra mattina come una specie di prova generale, una moka fatta a vuoto prima della battaglia vera. Finiscono le dirette, ma lui insiste: spunta in studio anche da Lerner, a notte fonda, pronto al prossimo speciale la mattina seguente, La 7 come un reality, Cairo è avvertito, liberate il soldato Mentana.