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Corsari barbareschi: Le scorrerie via terra

Creato il 17 dicembre 2010 da Cultura Salentina

di Vincenzo Scarpello

Incisione di Jacques Callot su disegno di Matteo Rosselli (metà XVII secolo), presso il Museo Navale di Genova-Pegli

Attacco delle galere di Ferdinando I° con galere turche. Incisione di Jacques Callot su disegno di Matteo Rosselli (metà XVII secolo), presso il Museo Navale di Genova-Pegli.

Secolo XVI°: le coste della Terra d’Otranto, sempre più spesso, sono prese d’assalto da una congerie di bande provenienti dai Balcani e dal Nord-Africa. Attraccano nottetempo in calette isolate e vengono per fare razzie: beni di prima necessità, ma soprattutto uomini, donne e bambini da rendere schiavi; la Puglia divenne così uno dei loro territori di caccia privilegiati (n.d.r.).

La scorreria barbaresca rispecchiava tanto nelle modalità quanto nei fini le manovre navali, essendo caratterizzata da un tempo assai contingentato e da una meticolosissima preparazione, che la precedeva anche di diversi giorni.

Generalmente era strutturata in quattro fasi. Nella prima, che avveniva prevalentemente nelle ore notturne, la flotta corsara si avvicinava alla costa, cercando di non essere vista. Nella seconda avveniva lo sbarco prevalentemente in calette e baie nascoste, alle prime luci dell’alba. Rapidissimamente i corsari penetravano nell’entroterra, saccheggiando i contadi e prendendo dalle masserie prigionieri e scorte alimentari.

Quando l’obiettivo era invece una Città, si puntava direttamente al centro ed ai luoghi dove la popolazione si sarebbe potuta nascondere, e si bloccavano le porte d’accesso della Città, affinché non avvenissero fughe precipitose. Dopo aver opportunamente razziato e ripulito ogni angolo della Città, i corsari riguadagnavano rapidamente il mare, dove, sulle navi, veniva redatto un preciso verbale di come era avvenuta la razzia e delle prede materiali ed umane che erano state catturate.

Il tutto doveva avvenire in un brevissimo spazio temporale, per non permettere una riorganizzazione militare dei centri circostanti e non far mobilitare le truppe dei presidi. Anche per questo la segretezza e la clandestinità erano elementi fondamentali per la buona riuscita di una scorreria. Le contromisure strategiche predisposte dalle flotte occidentali furono tanto a livello di strategia navale quanto di protezione delle coste.

Per quanto riguarda il primo aspetto furono inizialmente introdotte delle modificazioni alle galere, predisponendo a prua e a poppa dei castelli che certo appesantivano il profilo delle navi  ne rendevano più disagevole la manovra, ma che consentivano una difesa di artiglieria a 360°. Queste galere modificate costituirono in un certo senso i prototipi delle galeazze, nelle quali fu addirittura predisposto un fuoco di fiancata, e quindi alzando di un piano la struttura dell’intera imbarcazione.

Il fuoco di fiancata serviva ad infliggere alla nave corsara danni rilevanti, prima che queste potesse arrivare ad una distanza tale da iniziare l’arrembaggio. Certo l’obiettivo di distruggere la nave nemica non veniva quasi mai conseguito, ma molto spesso il fuoco di sbarramento induceva l’equipaggio corsaro a desistere dall’arrembaggio.

L’introduzione dei velieri per la navigazione oceanica ed il loro utilizzo occasionale anche nel Mediterraneo permise ai corsari una certa ripresa delle manovre navali ed una certa superiorità tattica soprattutto nei momenti di bonaccia. In tali occasioni i velieri, per quanto ben armati, rimanevano in balia degli assalti barbareschi, ove le navi di questi ultimi erano principalmente mosse a remi. Galere e galeazze, pertanto, continuarono ad essere adottate dalle flotte occidentali fino al XIX secolo, in funzione anticorsara.


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