Franco Luceri. Ho 72 anni, e ne avevo poco più di dieci, quando colsi al volo una frase di un maresciallo dei carabinieri amico di mio padre, che diceva: “una generazione produce ricchezza e la successiva la distrugge”. Ovviamente il significato di quella affermazione, (certo riferita a qualche famiglia ricca con figli delinquenti di cui aveva dovuto occuparsi lui) lo afferrai solo dopo decenni, quando potevo già ridere del principio strampalato del nostro caro maresciallo Mario, perché da figlio di un padre intelligente, io non ero diventato abbastanza idiota da dilapidare ciò che lui aveva prodotto.
Ma chissà per quale maledizione, un principio molto molto relativo, riferito ad una minoranza di famiglie disgraziate, di colpo si è esteso a livello di popolo colpendo a morte i Paesi del sud Europa, Grecia, Spagna, Portogallo e con l’Italia capofila mondiale.
Da noi, dopo la guerra, la prima generazione di soggetti responsabili, ha sgombrato le macerie ed ha ricostruito e arricchito l’Italia. La seconda di irresponsabili, che avrebbe dovuto impoverirla, (a dispetto di quel principio?) ha continuato ad arricchirla, ma di finto sviluppo. Indebitando lo Stato ha realizzato una“continuità produttiva drogata”, e ora si ritrova con un debito astronomico consegnato in eredità alla terza generazione di giovani disoccupata al 40%.
Ai nipoti di quei nonni responsabili che avevano ricostruito l’Italia, e che avendo goduto dai loro padri, di troppo benessere illecito, ora dovrebbero distruggerlo, e lasciare alla quarta generazione il compito di riprodurlo.
Ma anche questo è un gran bel rompicapo, perché la mia generazione di padri idioti sfascia Stato, non ha circoscritto il danno solo ammucchiando debito nelle casse pubbliche, ma ha lasciato su tutto il territorio nazionale, per una fame ossessivo compulsava di arricchimento individuale, egoista e suicida, una devastazione ambientale da esplosione di bomba atomica.
Io non ho la necessaria cultura umanistica per stabilire se è davvero il benessere a rincretinire gli umani a tal punto da indurre quella tragica alternanza, fra padri intelligenti e figli idioti. Quindi, chi si fregia del titolo di intellettuale, a questo rebus ora dovrebbe incominciare a dedicarsi.
Se essere geneticamente figli di soggetti intelligenti e responsabili, non ha mai protetto nessuno dal diventare l’esatto contrario e sperperare da suicida la loro onesta eredità; cosa induce una generazione a maturare per produrre onestamente e la successiva a marcire per distruggere o continuare a produrre ma da criminale come noi italiani: trasferendo ricchezza a nord e monnezza a sud, o offrendo l’ambiente alle devastazioni di alluvioni, uragani e terremoti?
Lo sviluppo, la giustizia sociale, i diritti, la libertà, la democrazia e la cultura, sono davvero il sole che matura i cervelli?
Oppure la qualità della vita, come si usa chiamare complessivamente il bello, impedisce al cervello umano di misurarsi con i veri problemi degli “ultimi” che sono la fame, la violenza, la guerra, l’ignoranza, la dittatura, e quindi di svilupparsi maturando intelligenza vera, fuori dal delirio di onnipotenza del trio malefico: diritti, libertà e benessere, spesso ottenuti sottraendoli agli altri con abuso di potere?
Io non ho risposte per queste domande; ma mi conforta un aforisma di Knut Hamsun che dice: “il povero intelligente è un osservatore assai più sottile che non il ricco intelligente.…Ogni suo passo presenta, per così dire, un compito, una fatica ai suoi pensieri e sentimenti.”
E se, fatte salve le dovute e per fortuna non rare eccezioni, per i più il benessere è davvero corrosivo dell’intelligenza; per evitare che alla classe dirigente italiana strapagata le continui a collassare il buonsenso e a fare degli italiani e dell’Italia lo zerbino del mondo, non abbiamo che due soluzioni: o le accorciamo i diritti o le allunghiamo i doveri.
Featured image, Creso immaginato dal pittore seicentesco Claude Vignon.