Cammino lentamente nel suono dei miei passi sul ghiaino, fissando dubbioso quello strano luogo, in cui vita e morte si incontrano, vivi e defunti si attendono. Varco il grande cancello di ferro del piccolo cimitero di paese, tra i bagliori di un tardo sole, nel raccoglimento del tramonto. Scompare, zigzagando tra le tombe, anche l’ultima sagoma lontana. Una folata d’aria mi riporta l’odore dei fiori macerati nell’acqua dei vasi. Pochi istanti e mi ritrovo circondato dagli sguardi fissi di tanti visi passati che ora abitano queste lapidi.
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