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Cos'è la musicoterapia? Piccolo manuale d'uso

Creato il 09 aprile 2014 da Informasalus @informasalus

musica
La Musicoterapia è una disciplina complessa che pur attingendo da musicologia, antropologia, psicologia, psichiatria, mantiene una sua specificità

Le applicazioni della musicoterapia in campo clinico e terapeutico hanno raggiunto nel nostro paese uno sviluppo notevole.
Contestualmente si è registrato uno sforzo costante, anche se non sempre coerente e sistematico, di dare agli operatori del settore, agli studenti delle numerose scuole di formazione ed ai potenziali pazienti, un quadro teorico e metodologico di riferimento.
La difficoltà di dare vita ad un corpus teorico esaustivo nasce dall’equilibrio spesso precario che l’elemento musicale e quello terapeutico assumono nel concetto di musicoterapia.
Di frequente si ripropone la diatriba tra musica e terapia e del diverso peso che i due elementi possono assumere a seconda dei diversi orientamenti teorici: musicoTERAPIA, MUSICOterapia, MUSICOTERAPIA.
Tale  dualità ha favorito la nascita di più musicoterapie caratterizzate da uno slittamento ora verso la dimensione musicale (MUSICOterapia) ora verso la dimensione terapeutica (musicoTERAPIA).
La Musicoterapia è una disciplina complessa che pur attingendo da musicologia, antropologia, psicologia, psichiatria, mantiene una sua specificità ed è proprio questa specificità che qui indagheremo.
Musicoterapia NON è:
- un intervento terapeutico che utilizza vari mezzi creativi (pittura, danza, drammatizzazione, ecc.);
- un intervento terapeutico che utilizza la musica, ma nel quale i cambiamenti  nel paziente non  sono determinati specificamente da essa;
- l’uso di musiche preconfezionate in ambito medico ( tipo cd new age e simili)
- l’uso di musiche preconfezionate o selezionate dal repertorio classico a fini di autotrattamento;
- l’uso a fini ludico- educativo del suono e della musica. 
Resta ancora da chiarire cosa è la musicoterapia.
Cos’è la musicoterapia, o meglio, che cosa la caratterizza e distingue da altre forme di terapia non verbale?
Riportiamo alcune definizioni:
“La musicoterapia  è una tecnica mediante la quale varie figure professionali, attive nel campo della educazione, della riabilitazione e della psicoterapia, facilitano l’attuazione di progetti di integrazione spaziale, temporale e sociale dell’individuo, attraverso strategie di armonizzazione della struttura funzionale dell’handicap, per mezzo dell’impiego del parametro musicale; tale armonizzazione viene perseguita con un lavoro  di sintonizzazioni affettive, le quali sono possibili e facilitate grazie a strategie specifiche della comunicazione non verbale”. (1)
“La musicoterapia è il campo della medicina che studia il complesso suono-essere umano- suono per utilizzare il movimento, il suono e la musica con l’obiettivo  di aprire canali  di osservazione nell’essere umano, per produrre effetti terapeutici, psicoprofilattici e di riabilitazione in lui stesso e nella società. (…) Devo chiarire che il complesso si chiama suono- essere umano- suono. Comincia con il suono e finisce nel suono.” (2)
“La musicoterapia è l’uso dei suoni e della musica nella relazione che si sviluppa fra cliente e terapista per sostenere ed incoraggiare una buona conduzione fisica, mentale, sociale ed emotiva”. (3)
“Musicoterapia è un processo interazionale cosciente e progettato per influenzare disturbi comportamentali, ritardi di sviluppo e stati di sofferenza bisognosi di trattamento a giudizio e consenso, possibilmente del paziente, del terapeuta e del gruppo di riferimento, usando mezzi musicali e psicologici (attraverso l’espressione e la comunicazione) per lo più averbali, ma anche verbali, diretto ad uno scopo definito (minimalizzazione di sintomi e/o modifica della struttura personale) tramite tecniche docibili sulla base di una teoria del comportamento normale e patologico”. (4)
“La musicoterapia è una psicoterapia che utilizza il suono, la musica e gli strumenti corporeo- sonoro- musicali per sviluppare, elaborare e analizzare un vincolo o una relazione fra musicoterapeuta e paziente (o gruppo di pazienti) con l’obiettivo di migliorarne la qualità di vita e riabilitarlo e recuperarlo per l’inserimento sociale”. (5)
Tutte le definizioni riportate sottolineano molto chiaramente le finalità terapeutiche della musicoterapia, specificandone utilizzo e modalità di applicazione. Non viene nemmeno trascurata l’importanza attribuita alla specificità terapeutica, preventiva e riabilitativa del mezzo musicale, sia esso suono o musica propriamente detta.
Eppure quello che emerge è uno sbilanciamento dell’interesse scientifico  verso il processo terapeutico che si instaura ed evolve nel corso del trattamento musicoterapico.
Il contenuto propriamente musicale sembra assumere il ruolo di semplice “strumento” operativo, utile al raggiungimento degli obiettivi prefissati nel piano terapeutico.
Ci chiediamo se la specificità della musicoterapia sia legata semplicemente ad una preferenza da parte dell’operatore nell’utilizzo del mezzo musicale piuttosto che quello pittorico, drammaturgico, ecc., o rappresenta una scelta consapevole e scientificamente orientata al raggiungimento di precisi obiettivi, nel trattamento di diversi quadri patologici.
Guardando la letteratura musicoterapica, si evince che la disciplina è applicabile praticamente a tutti i quadri psicopatologici, a tutti i disadattamenti psicosociali e a tutte le forme di ritardo dello sviluppo.
Eppure sono facilmente evidenziabili casi in cui la musicoterapia sembra quasi insostituibile.
Come specificato da D. Oberegelsbacher, i pazienti di musicoterapia “sono persone in stato di sofferenza o con disturbi di condotta, che non hanno accesso ad una psicoterapia puramente verbale. Sono persone con deficit gravi delle abilità comunicative e con elevate necessità di esprimersi e di essere ascoltati. (…) Spesso la comprensione linguistica è inibita o poco sviluppata(…), manca la funzione simbolica oppure emerge una grave alexithymia (…) oppure si tratta di stati gravi di disintegrazione (…). (6)
La specificità della musicoterapia applicata ai quadri psicopatologici sopra elencati è legata alla capacità della musica di evocare affetti primari ed emozioni distinte, proiettando, stimolando, armonizzando o trasformando lo stato del paziente ai fini del raggiungimento di livelli di sviluppo più maturi.
La relazione specifica che ogni paziente instaura con il far musica può rivelare dettagli importanti sulla sua emotività e sui suoi problemi e comportamenti.
Le modalità di approccio del paziente al suono ed alla musica, possono svelare aspetti della sua vita intrapsichica non esprimibili a parole, né identificabili attraverso test scientifici psicologici o neurologici.
Si realizza spesso attraverso la musica  quello che Schmolz definisce SPECCHIO SONORO DIAGNOSTICO, che il terapeuta con la sua abilità di osservazione, e capacità empatica dovrebbe individuare ed interpretare.
Se è vero che “le manifestazioni di risorse e nuove tendenze di sviluppo o cambiamento di personalità, avvengono prima nell’area preverbale ed espressiva della musicoterapia “ (7) e poi in quella verbale è evidente quanto sia importante essere in grado di rivelarle non appena si manifestano, per dar forza ed energia al processo terapeutico. 
RICORDARE, RIPETERE ED ELABORARE: è questo il processo tipico del trattamento analitico. Nel caso in cui l’espressione verbale manchi o sia inibita, tale processo rischia di non potersi svolgere.
La musica offre, in questi casi, un ponte comunicativo autonomo, efficace e sicuro utile ad aiutare il paziente a conquistare una maggiore consapevolezza.
Nel corso del processo musicoterapeutico suono dopo suono si sviluppa una trama musicale che racchiude l’intero mondo del paziente.
Diventa a questo punto fondamentale la capacità del terapeuta di rilevare, analizzare ed interpretare le produzioni sonoro-musicali dei pazienti.
Nel tentativo di spiegare perché la musicoterapia è efficace, è utile ricordare quanto affermato da Bruscia “( …) L’unicità della musicoterapia sta non nella mera inclusione della musica, ma nella combinazione della musica con la terapia(…)Una teoria musicoterapeutica centrata solamente sulla natura dell’esperienza musicale sarebbe inadeguata, come pure una teoria centrata solamente intorno a teorie relative a terapia, cura o discipline collegate (…)”. (8)
L’elemento sonoro-musicale costituisce il quid specifico della musicoterapia. Senza di esso non si può più parlare di musicoterapia.
Diventa a questo punto fondamentale chiarire quali debbano essere le competenze specifiche necessarie ad un operatore, per utilizzare il mezzo sonoro-musicale a fini terapeutici.
E’ musicoterapeuta il laureato che possiede una specifica formazione musicale ed una adeguata formazione musicoterapica, della durata minima di 4 anni, seguita da una congruo periodo di tirocinio.
Si pone inoltre il problema della individuazione di un modello operativo (o di più modelli operativi a seconda del quadro teorico di riferimento) che includa la produzione sonoro-musicale dei pazienti, negli elementi da riportare ed analizzare.
Nei diversi modelli di riferimento (indicati nel 1999 dalla WFMT) è utile individuare le seguenti griglie operative:
- orientamento di base
- procedimento
- metodo
- tecnica.
Per orientamento di base si intende la corrente di pensiero scientifico alla quale si fa riferimento (psicologia del profondo, comportamentale, umanistica, ecc.)
Per procedimento si intende un indirizzo specifico all’interno di un orientamento di base ( la psicoanalisi è un procedimento della psicologia del profondo).
Il metodo è un’area operativa che segue precisi principi teorici appartenenti ad un procedimento scientifico.
Per tecnica si intende un sussidio di lavoro concreto, una griglia operativa, applicabile con rigore scientifico, registrabile ed analizzabile secondo l’impianto teorico di riferimento.
Dunque per tutti coloro che intendono rivolgersi alla musicoterapia come innovativa ed efficace metodica di terapia e riabilitazione valga il principio della informazione consapevole, al fine di evitare spiacevoli malintesi o peggio “fregature”, rischiando di spendere preziose risorse di tempo e denaro in qualcosa che musicoterapia non è.
(1) Postacchini P. L., Ricciotti A., Borghesi M., Lineamenti di musicoterapia, Las Nuova Italia Scientifica, Roma, 1997,p. 17.
(2) Benenzon R., Teoria della musicoterapia,
(3) Bunt L., Musicoterapia, un’arte oltre le parole, Ed. Kappa, Roma, 1998, p.10.
(4) Oberegelsbacher D., Wirkung von Gruppen-Musiktherapie auf soziale  Fahigkeiten bei Frauen mit geistiger Behinderung, Tesi di dottorato di ricerca in pPsicologia, Università di Vienna, 1993, p.11.
(5) Benenzon R., Hemsy de Gainza V., Wagner G., La nuova musicoterapia, Phoenix Editrice, 1997, p.141.
(6) Oberegelsbacher D., Emozioni e musicoterapia, in Borghesi M. E., Garcia M.E., Scardovelli M., Assisi 2000: Musicoterapie a confronto, “Quaderni di musica applicata”. N.21 PCC, Assisi, 2000,p.217.  
(7) Obereglsbacher D., Il potere di Euterpe,  Ed. Franco Angeli, Milano, 2003, p.108.
(8) Bruscia K.E., Definire la musicoterapia. Percorso epistemologico di una disciplina e di una professione, Ed Gli Archetti, ISMEZ, Roma, p.113.
BIBLIOGRAFIA
- Benenzon R., Manuale di musicoterapia, Roma, Phoenix, 1997.
-Benenzon R., Hemsy de Gainza V., Wagner G., La nuova musicoterapia, Phoenix Editrice, 1997.
-Benenzon R., La parte dimenticata della personalità. Nuove tecniche per la   musicoterapia, Ed. Borla, Roma, 2007.
- Bruscia K., Modelli di improvvisazione in Musicoterapia, Ismez, Roma, 2001.
- Bunt L., Musicoterapia, un’arte oltre le parole, Ed. Kappa, Roma, 1998.
- Dogana F., Suono e Senso, Franco Angeli, Milano1983.
- Gaita D., Il pensiero del cuore. Musica simbolo inconscio, Tascabili Bompiani, Milano, 2000.
- Guerra Lisi S., Stefani G., Gli stili prenatali nelle arti e nella vita, Clueb, Bologna 1999.
- Guerra Lisi S., Ciabatti P., Parrini G., C’era una volta un bambino, in:  QUADERNI DI MUSICA APPLICATA, N. 14, ed. PCC, Assisi, 1991.
- Hall E.T., La dimensione nascosta. Vicino e lontano: il significato delle distanze tra le persone, Bompiani, Milano, 1996.  
- Juslin P., Sloboda J., (eds) Music and Emotion:Theory and Research, Oxford Press, Oxford, 2001.
- Oberegelsbacher D., Wirkung von Gruppen-Musiktherapie auf soziale  Fahigkeiten bei Frauen mit geistiger Behinderung, Tesi di dottorato di ricerca in Psicologia, Università di Vienna, 1993.
- Oberegelsbacher D., Emozioni e musicoterapia, in Borghesi M. E., Garcia M.E.,
-  Obereglsbacher D., Il potere di Euterpe,  Ed. Franco Angeli, Milano, 2003.
- Bruscia K.E., Definire la musicoterapia. Percorso epistemologico di una disciplina e di una professione, Ed. Gli Archetti, ISMEZ, Roma.
- Postacchini P.L., Quando la musica diventa terapia, postfazione a Ho sognato di essere normale, di G. Clarkson, Cittadella Editrice, Assisi, 2006.
- Postacchini P.L., Ricciotti A., Borghesi M., Lineamenti di musicoterapia, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1997.
- Postacchini P.L:, “ La musicoterapia tra espressione e regolazione delle emozioni”, in Ricci Bitti P.E., (a cura di), Regolazione delle emozioni e arti-terapie, Carocci, Roma1988.
- Postacchini P.L., Musica, emozioni e teoria dell’attaccamento, in “Musica e Terapia, 2001, n.3.
- Postacchini P.L., In viaggio Attraverso la Musicoterapia. Scritti di musicoterapia, Cosmopoli, 2006.
- Raglio A., Musicoterapia e scientificità:dalla clinica alla ricerca, Franco Angeli, Milano, 2008.
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- Scardovelli M., Assisi 2000: Musicoterapie a confronto, “Quaderni di musica applicata”. N.21 PCC, Assisi, 2000.
-Siegel D. J., La mente relazionale. Neurobiologia dell’esperienza interpersonale, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2001.
- Soresi E., Il cervello anarchico, UTET, 2005.
-Sloboda J. A., La mente musicale, il Mulino, Le vie della civiltà,Bologna, 1988.
- Stefani G., La parola all’ascolto, Clueb, Bologna, 2000.
- Stern D. N., Il mondo interpersonale del bambino, Boringhieri, Torino; 1987.
- Tomatis A., L’Orecchio e la voce, Baldini Castoldi Dalai, 1993.
- Wigram T., Pedersen I.N.,Bonde L. O.,  Guida generale alla musicoterapia, teoria, pratica clinica, ricerca e formazione, ISMEZ, Roma, 2003



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