Era stata una vigilia di Natale terribile. La nonna Mariella aveva ruttato tutta la sera, e con la scusa che era vecchia e aveva la gastroenterite ormai non aveva più ritegno. Il papà si era tagliato un dito mentre cercava di affettare il salmone, e la manica dell’abito bianco di zia Loredana (che stava tenendo fermo il salmone), era stata investita da quel micro zampillo di sangue creando uno scompenso tale da provocare il quasi svenimento della zia. Ci erano voluti 2 bicchieri di limoncino e uno di nocino per rimetterla in sé. Dopo cena poi mia sorella era stata colta da improvviso attacco di squaraus e aveva passato il resto della serata tra il bagno e la soglia della sala da pranzo. Come se non bastasse, Babbo Natale non si era presentato nemmeno quell’anno e mi ero dovuto accontentare di sentire le campane delle renne in lontananza, come gli anni passati. Dei regali che avevo chiesto avevo ricevuto solamente l’orologio di Ben Ten ma bianco, e non azzurro come avevo chiesto a Babbo Natale e pecificato chiaramente nella lettera. In compenso avevo ricevuto un sacco di libri, e zia Luigina mi aveva regalato un maglione di lana azzurro con un pupazzo di neve. Sarebbe stato anche carino se non fosse che le maniche erano di due spanne più lunghe delle mie braccia. Insomma, una vera tragedia. Così la notte della vigilai di Natale mi ero ritirato nel mio letto, sotto il piumone di Scooby Doo e avevo cercato di prendere sonno sforzandomi di non sentire il ronfare di mia sorella (da quando di notte metteva l’apparecchio per i denti emetteva suoni che non avevo mai creduto un essere umano potesse emettere). Ero ormai più di là che di qua, quando sentii un peso sul letto. Siccome non potevo accendere la luce altrimenti mia
sorella si sarebbe svegliata e sarebbe diventata una iena, avevo cercato di scorgere tra le ombre cosa potesse essere. Poteva essere Babbo Natale che era venuto a farmi visita! Avevo guardato, ma non avevo visto niente. Solo Scooby Doo che mi fissava con gli occhi stralunati. Allora ero tornato sotto coperta, mi ero rigirato, avevo tirato il piumone fin sopra la testa e avevo cercato di riaddormentarmi. Poi avevo sentito un tonfo. Quello non me lo ero
sognato, ne ero convinto. Allora piano piano mi ero scoperto e avevo tirato il piumone giù fin sotto gli occhi: uno strano essere spelacchiato e dalle orecchie giganti era comodamente coricato sul mio letto intento a infilarsi le babbucce rosa di Hello Kitty di mia sorella. Era piccolo, sgraziato, e aveva la testa enorme coperta da un berretto di lana con due aperture ai lati per le orecchie. Non sembrava nemmeno accorgersi di me.
- Fine prima parte -
A domani per sapere come finisce la storia!