Molti anni fa in un giardino di Kyoto assistei a una seduta di kyudo, cioè di tiro con l’arco zen. Ammirato dall’eleganza del gesto e dalla precisione del risultato andai a congratularmi con una coppia di anziani arcieri giapponesi, che mi risposero: «Tiriamo con l’arco da appena otto anni. Stiamo ancora imparando a imparare. Siamo soddisfatti». Il segreto di un buon inizio è in questa serenità che nasce da una consapevolezza: in ciascuno di noi c’è la natura-Buddha; ciascuno impari ad accettarsi pienamente come persona e come Buddha, e solo dopo aver fatto questo accetti i giudizi – anche altrui – su di sé e su ciò che fa. Positivi o negativi che siano quei giudizi, non cambiano la nostra natura-Buddha. Ciascuno di noi, ogni giorno, è all’Inizio, impara ad imparare. E questo è quanto.
L’importante dunque, ci dice lo Zen, è la consapevolezza del qui-e-ora. Un insegnamento che ritroviamo anche in altre tradizioni spirituali. Per esempio in Vimala Thakar, una Maestra che visse in India nel secolo scorso e prese ispirazione da Krishnamurti per elaborare infine una Via propria. Nel suo libro Il mistero del silenzio (edito da Astrolabio) Vimala Thakar ci invita a percepire ogni giorno ciò che lei chiama «la benedizione di essere vivi». Dice Thakar: «viviamo nel momento che ci è dato, muoviamoci nel rapporto che ci aspetta. I rapporti, le provocazioni, le varie situazioni, sono l’opportunità per la scoperta di sé. Il momento presente, che ci è accessibile, è l’eternità senza tempo che ci attende perché noi la incontriamo». E lo strumento per giungere a questa consapevolezza, naturalmente, è la meditazione.
Vimala Thakar
(Quella che avete letto qui sopra è la mia rubrica MilleOrienti apparsa tempo fa sul mensile Yoga Journal).